Mirjana Lucic-Baroni ha eliminato dalla corsa all’Open di Francia la testa di serie numero 2, SimonaHalep, con il punteggio di 7-5, 6-1.
Non è la prima volta che la tennista croata estromette la Halep da uno Slam in cui figurava tra le favorite alla vittoria finale. È storia recente l’ottavo di finale a Flushing Meadows 2014, quando Mirjana sconfisse ogni pronostico e una Simona Halep fresca numero due del mondo.
Semplicemente, la Lucic-Baroni vista oggi sul Suzanne Lenglen era nuovamente la piccola ragazzina dai lunghi capelli biondi che nel maggio 1999 calpestava per la prima volta la rossa terra parigina. Aveva 17 anni, Mirjana, e di lì a poco avrebbe raggiunto una sorprendente semifinale a Wimbledon, giocandosela addirittura alla pari con sua maestà Steffi Graf. Ma la sua racchetta e i suoi piedini si incrociarono quel giorno con quelli della ben più esperta Arantxa Sànchez, testa di serie numero 7, che non tradì le attese e dopo una cocente lezione rifilata alla ragazzina croata, proseguì la sua cavalcata issandosi fino alla semifinale del torneo.
Sono passati 16 anni da quel battesimo di fuoco e finalmente Mirjana si può crogiolare nel suo giorno di terrena gloria parigina.
Durante la conferenza stampa post partita non dimentica di proclamare il suo amore per la terra battuta, su cui è cresciuta tennisticamente e su cui si sente particolarmente a suo agio: “Sapevo che questa superficie avrebbe favorito più lei che me. Ma io amo la terra battuta. Sono cresciuta in Croazia giocando su terra tutta la vita …la preferisco un po’ più veloce, ma ho giocato molto bene lo stesso. Quando gioco davvero bene, lo faccio su ogni superficie”. Con molto candore ammette di non essersi fatta troppo intimidire da quella che era sulla carta la vincente predestinata: “Quando ho guardato il tabellone e ho visto contro chi avrei giocato al secondo turno, ho realizzato subito che sarebbe stata una partita davvero difficile.Dovevo giocare di nuovo un grande match, come quello affrontato allo US Open… Ho lavorato duramente e sapevo che avrei potuto esprimere un buon tennis, già in allenamento ho percepito buone sensazioni. Anche se ultimamente i miei risultati non sono stati così brillanti, mi sentivo davvero al meglio”. Il riferimento è tutto al secondo turno suicida della settimana scorsa a Strasburgo contro l’americana Madison Keys, match che la Lucic ha dominato fino al 6-4, 5-0 per poi soccombere in un doppio tie-break 4-6, 7-6, 7-6: “Vorrei che nessuno vedesse quel risultato, che nessuno conoscesse i parziali… ovviamente è stato davvero molto difficile. Stavo giocando un tennis incredibile la scorsa settimana, e così anche Madison, che sta giocando il miglior tennis della sua carriera. Sul 5-0 lei ha lasciato andare il braccio e ha cominciato a piazzare vincenti… ho giocato un pessimo turno di servizio e lì mi sono contratta. Però sono comunque soddisfatta perché abbiamo giocato un terzo set molto competitivo entrambe e questo dimostra da parte mia una certa solidità mentale di cui sono molto contenta e su cui ho lavorato tanto”.
Ma veniamo al match di oggi. Portatasi sul 3-1 a suon di scudisciate, Lucic-Baroni sembra dirigere gli scambi con una impressionante facilità, forte di un diritto micidiale che sembra riemerso dai tempi che furono. Un moto d’orgoglio si insinua negli occhi della sua avversaria, forse memore della recente semifinale romana, tanto da farle riportare il match in parità sul 3-3. Le sorti del primo set restano in bilico fino a quando Mirjana si ricorda di avere nuovamente 17 anni per un giorno e infila una striscia di 8 punti consecutivi che le assegnano meritatamente il primo parziale per 7-5.
Il secondo set (per la cronaca, chiuso 6-1) è totale ispirazione, leggerezza e brio tanto quanto è affanno, deconcentrazione e amarezza per la Halep. Alla croata riesce praticamente tutto, compresa la totalità dei punti a rete, 4 aces e 29 vincenti messi in campo, contro i miserrimi 5 piazzati da una Simona Halep davvero sottotono, colpevole di aver concesso troppo (8 palle break) ad un’avversaria in evidente stato di grazia. “Penso che lei stesse cercando di provare un paio di soluzioni diverse, mentre io cercavo solo di essere aggressiva, servendo bene e giocando in modo intelligente, non lasciandole fare quello che desiderava. Sposta la pallina da una parte all’altra del campo davvero bene. È un’atleta pazzesca e un’avversaria sono contenta di essere riuscita ad oppormi aggressivamente non commettendo troppi errori gratuiti. Questa per me è stata la chiave della partita”.
E questa è l’asciutta analisi di una piccola campionessa ritrovata. A chi le chiede fino a quando pensa di continuare ad essere una tennista professionista, risponde: “Amo davvero tanto questo sport. Fino a quando potrò, fino a quando il mio corpo me lo consentirà, continuerò a combattere e a giocare. Sono momenti comeoggi, come questo, così incredibili, quando giochi a tutto campo contro una delle migliori tenniste al mondo e vinci. Non c’è nulla al mondo meglio di questo”.
In un solo colpo Simona Halep perde match, fiducia e i preziosissimi punti della finale che la faranno scivolare nel ranking al numero 4, dietro le possenti spalle di Petra Kvitova. Mirjana avrà invece la possibilità di conquistare, a 33 anni compiuti, il suo miglior risultato al Roland Garros: se la vedrà al terzo turno contro l’eterna beniamina di casa, Alizè Cornet.
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