Tutto cominciò un tardo lunedì della scorsa primavera: incuriosito e volenteroso di scoprire pregi e difetti di una giovane tennista canadese, di nome Francoise Abanda, seguii un incontro al limite del paradossale in cui la tennista favorita, dopo aver perso un primo set alquanto rocambolesco, tentava di imporre il proprio spessore tennistico, ma ogni qualvolta l’inerzia dell’intero incontro sembrava essere in suo favore, dall’altra parte trovava un muro che non aveva alcuna intenzione di recedere dal canovaccio che a sua volta si era costruita per raggiungere la vittoria finale. E così, nonostante la potenza di Abanda, nonostante i numerosi match-point conquistati dalla nord-americana, alla fine, con l’incertissimo punteggio di 11-9 al tie break del terzo parziale, a spuntarla in questo incontro valevole per un posto nel tabellone principale di una delle manifestazioni ITF statunitensi fu la diciottenne belga Elise Mertens. Un nome che da quel momento seguii con estrema attenzione e, a quasi un anno di distanza, posso affermare che quel proposito non era assolutamente mal riposto: gentilmente lei stessa mi ha aiutato ad arricchire di particolari il profilo che vi proporrò nelle prossime righe.
Il traino che in Belgio hanno svolto, nell’ultimo decennio in modo particolare, giocatrici del calibro di Justine Henin e Kim Clijsters non è un veicolo di secondaria importanza in quella che potrebbe essere l’ideale formazione di una top-100 Wta degli anni futuri: non stiamo parlando delle future dominatrici del firmamento mondiale, ma di una serie di giocatrici che, esaltate nel vedere le proprie connazionali portare in alto la bandiera nero-giallo-rossa, hanno profuso nei propri furenti anni giovanili grandi sforzi che ora stanno ripagando. In queste prime settimane di 2015 la stella più alta pare corrispondere al nome di Elise Mertens, 19 anni compiuti lo scorso novembre ed un cammino deciso alle proprie spalle. “Ho cominciato a 4 anni, il tutto era legato al fatto che mia sorella giocava e venne voglia di provare anche a me. Poi crescendo sono rimasta colpita dai successi di Henin e Clijsters in tv, e questo mi ha convinta ancora di più nel proseguire lungo questa percorso ricco di sacrifici e speranza.” Soprattutto con una delle due regine belghe di specialità, però, il rapporto non si esaurisce da qualche mese lungo l’asse idolo-fan “Dall’agosto scorso, infatti, mi alleno presso la Kim Clijsters Academy, mi piace davvero molto, sono seguita da Maxime Braeckman, ma capita che mi alleni anche con la stessa Kim, come è accaduto il giorno prima che volassi negli Stati Uniti, ad inizio anno.” Avvenimento che, quanto abbia influito non ci è dato sapere, ma ha sicuramente apportato sensazioni positive se sono giunte, di seguito, una semifinale ed una finale, rispettivamente a Plantation e Daytona Beach, con un ultimo parziale perso, il terzo della finale contro la russa Daria Kasatkina, a zero, preludio al ritiro nel primo turno del successivo 25.000$, quello di Sunrise, contro la turca Ipek Soylu “Ho cominciato ad avvertire un dolore allora, e poi si è ripresentato, in una forma ancora più accentuata, per cui ho scelto di non rischiare.” Rientrata in Belgio, Mertens già conosce il nome del suo prossimo torneo “Kim mi ha fatto avere una wild card per le qualificazioni del torneo WTA di Anversa” che da quest’anno rientra in calendario, nella data che un tempo era consacrata alla manifestazione indoor di Parigi.
Per comprendere ancora meglio perché ho deciso di avvicinare questa tennista, che attualmente veleggia attorno alla 210° posizione in classifica – “il mio primo obiettivo è avere una classifica per fare le qualificazioni dello Slam” – è necessario focalizzarsi sulla grande capacità con cui la giovane Elise ha saputo ritagliarsi il suo spazio tra le grandi. I primi risultati di un certo lignaggio giungono nel 2013, stagione in cui la Mertens ancora si destreggia tra le juniores, ma non disdegna di mettersi alla prova in alcune competizioni da 10.000$. Dopo aver perso una semifinale alquanto peculiare contro l’iberica Arabela Fernandez-Rabener – non è stato sufficiente un secondo set in cui ha annullato svariati match point e vinto per 14-12 al tie break – Elise piazza tre acuti praticamente consecutivi tra primavera ed autunno, sempre nella ridente struttura di Sharm-El-Sheikh, preludio al successo di fine anno di Istanbul. Tutte competizioni da 10.000$, ma utili al suo dimensionamento a livello pro’, mentre il suo apprendistato tra le juniores prosegue tutt’altro che negativamente. “Sono stata classificata tra le top-10 per un certo periodo, numero 7 per la precisione. Ho giocato tutte le manifestazioni del Grande Slam ed è stata un’esperienza incredibile, ma devo dire che nell’annata in cui sono stata maggiormente competitiva, il 2013, era difficile conseguire risultati di prestigio, perché la scena era dominata da tenniste del calibro di Bencic e Konjuh, che non hanno perso tempo a mettersi in mostra anche ai livelli superiori.” E’ altresì automatico constatare come la giovane fiamminga non abbia in alcun modo patito il passaggio da junior a pro, lo step che viene spesso dagli esperti identificato come un ostacolo insormontabile nella carriera di un giovane tennista. “Come ho già avuto modo di dire, il livello era a tal punto alto, e la competizione così serrata, che molto probabilmente una volta passata ad esibirmi nei 10.000$ e nei 25.000$ non ho sofferto la nuova categoria. Certo, tra le pro’ avverti il salto a livello mentale, e soprattutto c’è meno tolleranza in quelle giornate in cui sei fallosa, ma non è stato nulla di particolarmente drammatico.”
I 25.000$. Dopo il trionfale baccanale nei 10.000$ datato 2013, e dopo aver colto nelle Azzorre una nuova perla, Elise prova ad adoperarsi a livelli superiori, conquistando un titolo ad inizio giugno, ad El Paso, probabilmente non la manifestazione più ardua, dal momento che in quel periodo dell’anno non sono molte le giocatrici che decidono di fermarsi in Texas, ma la traccia lungo la quale percorrere il metaforico cammino verso le top-200 è segnata, ed i titoli numero sette ed otto, ottenuti in estate in Thailandia, sembrerebbero il logico viatico verso quell’obiettivo. Purtroppo, poche settimane dopo, un incontro combattuto e rocambolesco perso contro la coriacea cinese Jia Jing Lu, in cui Elise conduce per 6-2 5-0, dà il là ad una seconda parte di stagione non al livello della precedente, per quanto qualche risultato interessante è colto. Nel mentre non è da sottovalutare la nascita del nuovo sodalizio con la Kim Clijsters Academy, che regala nuova stabilità e prospettiva di emergere: la partenza del 2015 è sicuramente la risposta che stava cercando, ora non resta che valutare quale possa essere il prosieguo.
Se la Clijsters è un modello, Elise, però, dovesse scegliere una giocatrice a cui ispirarsi, guarderebbe più a nord-est. “Ce ne sono tanti di giocatori da cui prenderei qualcosa, ma se dovessi scegliere una giocatrice che identifico come modello, direi Caroline Wozniacki, dal momento che attualmente, tra le big, è quella che ricordo maggiormente, visto che il mio stile di gioco non è eccessivamente dissimile dal suo.” Affermazione che ci permette di tracciare la sua scheda tecnica: leggermente più offensiva rispetto alla polacca di passaporto danese, Mertens ha un gioco particolarmente piatto, che necessita di un maggiore utilizzo del topspin, soprattutto sulla terra battuta “Ci stiamo lavorando parecchio, ultimamente, col mio coach, ma non è l’unica parte che devo rafforzare, devo migliorare anche mentalmente, mentre il lavoro sulle mie capacità atletiche e sulla rapidità negli spostamenti sta già dando i suoi frutti.” – come ha dimostrato nella sua alba stagionale in Florida. E poi c’è un altro particolare: come da introduzione di questo articolo, si è notato che Mertens è una tennista spesso impegnata in partite che si trasformano in maratone “E’ normale, quando giochi sulla terra battuta, gli scambi si allungano…” ma non è solo questo, capita che questi incontri assumano pieghe insperate e disattese, a volte positivamente, talvolta però anche in senso negativo “devo migliorare assolutamente”
Ha ancora tanta strada di fronte a sé, Elise, ma di certo quello che le manca non è la volontà per promuovere la propria figura ad alti livelli. Innamorata degli animali, ed in particolare dei cani che possiede nella casa in cui vive coi genitori, la belga ha un piano preciso per cercare di raggiungere tutti gli obiettivi ed i traguardi che si è prefissata “Sono ancora parecchio giovane, ed è normale che i miei margini di miglioramento siano potenzialmente molti. Devo soltanto avere la capacità e la volontà di essere, giorno dopo giorno, una tennista migliore, una giocatrice più brava. La strada è questa, dopodiché il campo emetterà la sua sentenza.” E se la Clijsters ha scelto di dedicarle del tempo, vuol dire che questi propositi non sono così peregrini.
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