Uno dei luoghi comuni più diffusi sul tennis è che sia necessario essere top xxx (con xxx che può variare da 100 a 250 a seconda dell’interlocutore) per essere “veri” professionisti e guadagnare realmente soldi alla fine dell’anno, al netto di tasse e spese sostenute.
La realtà è molto diversa perché per quando riguarda l’aspetto economico è veramente impossibile tracciare una linea netta di demarcazione tra chi chiude in positivo e chi invece alla fine dell’anno ci rimette soldi: mi sono quindi messo ad analizzare i dati del 2015 dei guadagni relativi al singolare dei primi 250 giocatori ATP e sono emersi dati “contrastanti”, come era lecito attendersi.
Misha Youzhny, chiudendo l’anno al numero 127 ha comunque portato a casa una cifra (lorda) superiore ai 400.000 dollari, il brasiliano Dutra Da Silva si è comportato meglio di lui (tennisticamente parlando) e ha chiuso due posizioni più in alto del russo: la sua classifica di numero 125 gli è valsa la miseria di 59.000 dollari che sicuramente non gli sono bastati per chiudere l’anno col segno più.
E’ altresì vero che spesso non è la cifra guadagnata che indica se si sia messo da parte qualcosa o soltanto aumentati i propri debiti: Gianluca Naso ha portato a casa meno di 30.000 dollari di montepremi ma ha giocato soltanto in Italia da marzo ad agosto, riducendo quindi al minimo le proprie spese.
Ma vediamo quali siano state nel 2015 le più grandi differenze tra ranking reale e quello dettato dal prize money.
Come vedete sono ben 18 i giocatori per cui la differenza è stata uguale o superiore a 50 posizioni.
E’ molto facile cogliere il perché di queste differenze: giocare a livello ATP e soprattutto riuscire a partecipare ai tornei del Grande Slam è una condizione fondamentale per riuscire ad incassare tanti soldi.
E’ per questa ragione che Mirza Basic ha chiuso al numero 135 con “soli” 63.000 dollari mentre il giocatore dietro di lui in classifica, Elias Ymer, si è portato a casa ben 230.000 dollari essendo riuscito a qualificarsi per tutti e 4 i tornei del Grande Slam.
La differenza tra gli Slam e gli altri tornei è veramente enorme e riuscire a giocarne almeno uno non è solo un’enorme soddisfazione personale ma anche un bel lasciapassare per programmarsi con serenità nei mesi successivi.
Per farvi capire la differenza, perdendo al primo turno degli US Open quest’anno si portavano a casa la bellezza di 39.500 dollari. Ora prendiamo uno dei livelli di Challenger più diffusi, quelli da 42,500 dollari di montepremi totale. Il vincitore del torneo intasca 6.150 dollari: questo significa che vincendo (vincendo!) 6 challenger, ovvero 3o partite che spesso sono durissime battaglie, si prendono comunque meno soldi che perdendo (perdendo!) al primo turno di uno Slam, magari ritirandosi dopo pochi giochi.
Dando uno sguardo anche ai top 250 di casa nostra, questa è la loro situazione:
Chiudo l’articolo analizzando l’evoluzione negli anni del rapporto dei prize money tra i top 10 ed il resto dei giocatori (top 50 e top 100): per i top 50 ho considerato la media tra il n°47 ed il n° 53, per i top 100 la media tra il n°97 ed il n° 103.
E’ molto evidente che il divario tra i top 10 ed il resto dei giocatori si sta ampliando sempre di più.
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