Di Stefano Berlincioni
Matteo Marfia, 28 anni di Treviso, ha raggiunto quest’anno la miglior classifica in carriera, facendo capolino tra i primi 700 del mondo, ma ora la sua stagione ha subito una battuta d’arresto a causa di un’appendicite operata d’urgenza mentre si trovava in Iran per un torneo Future in cui era stato accolto con calore, dopo i buoni risultati ottenuti sempre l’anno passato. L’azzurro ha sempre cercato di giocare dove il ranking gli consentiva un tabellone facilitato dall’essere testa di serie, così ha vissuto esperienze incredibili in giro per il mondo e di cui questa intervista porta alcune testimonianze.
Allora partiamo dall’Iran, serie di tornei dove sei stato accolto anche con la tua faccia su cartelloni pubblicitari dopo i buoni risultati di un anno fa: finale in singolo la prima settimana battendo Androic in semifinale, nella secondo c’era un campo di partecipazione più facile ma ti sei ritirato da singolo e doppio: come mai?
Si la prima settimana è stata molto positiva e poi l’accoglienza con cartelloni ed interviste è stata molto calorosa. Lo staff dell’OPT Circuit è veramente cortese e ormai mi trattano come uno di loro. Prima settimana molto positiva, anche perché venivo da un periodo di poca fiducia ed i primi giorni ero molto teso. Per fortuna col passare delle partite mi sono rilassato e ho preso a ingranare raggiungendo la mia prima finale in carriera. Vincere con Androic è stata una conferma per me sia a livello fisico che mentale: battere un giocatore così solito ed esperto, che è stato top 200, mi ha dato una forte spinta emotiva.
Nella seconda settimana il tabellone mi era molto favorevole ed ero molto fiducioso per la conquista del titolo ma il lunedì dopo aver cenato sono ritornato in camera e dopo qualche ora ho cominciato a sentire delle fitte fortissime allo stomaco e al fianco destro. Ovviamente non ho chiuso occhio tutta la notte e li per li pensavo fosse un’intossicazione alimentare. Martedì sono sceso in campo e son riuscito a vincere giocando da fermo con dei dolori lancinanti. Nel pomeriggio i dolori non cessavano quindi decisi di andare dal medico che mi prescrisse degli esami da fare in ospedale. Dopo tutte le visite il medico mi confermò che era appendicite e che bisognava operarla subito: la mattina seguente dopo gli ultimi accertamenti finalmente mi operarono. Restai li anche la notte successiva e poi mi lasciarono andare a casa! Ripensandoci è stata un’esperienza particolare, perché non avrei mai pensato di subire un’operazione proprio a Teheran, così lontano da casa ma nonostante tutto devo dire che mi hanno trattato benissimo e la struttura che mi ha accolto era super all’avanguardia.
Se non sbaglio quest’anno hai avuto anche un’altra disavventura in Georgia, una settimana là e ti sei dovuto ritirate perché al giovedì ancora non si erano giocati i primi turni
In Georgia mi è successa una cosa che non mi era mai capitata in 10 anni di circuito Futures! Avevo programmato due settimane lì per due tornei e tra i due, cioè sabato e domenica, sarei ritornato in Italia per il campionato a squadre. Arrivai li lunedì mattina chiedendo di giocare mercoledì: martedì ci fu il sole tutto il giorno ma da mercoledì in poi pioggia, pioggia e solo pioggia ogni giorno. Arrivato a sabato senza mai aver toccato palla, dovetti ritirarmi dal torneo e partire per tornare a casa. Ritornai in Georgia nuovamente lunedì per giocare il secondo torneo, scoprendo che la settimana prima aveva piovuto fino a domenica, e che nei giorni di lunedì e martedì si disputarono gli incontri del primo secondo terzo turno e anche le semifinali, ovviamente con formula ridotta, e la finale fu fatta mercoledì mattina in formula normale! Spero che una cosa del genere non mi capiti più veramente.
Dal Libano al Bahrein, dalla Tunisia all’Iran: come scegli la programmazione?
Quest’anno mi sono focalizzato a sfruttare al massimo la mia classifica quindi a partecipare in tornei dove fossi testa di serie, cercando di mettere in serie tornei sulla stessa superficie!
Dopo San Benedetto, dove hai giocato un match pari in qualificazioni contro Caruso, hai avuto un periodo di appannamento: cosa è successo?
A San Benedetto ho giocato una grande partita contro Salvatore anche se avevo qualche problemino col dritto in quel periodo. Dopo il challenger giocai dei Futures dove persi due tre incontri chiave che mi hanno molto abbattuto e avevo cominciato a non sentirmi a mio agio in campo.
Ora dopo l’intervento la tua stagione è finita o farai altri tornei?
Ora che sono tornato dall’Iran dovrò stare a riposo, e credo che per fine ottobre sarò di nuovo competitivo. Ho ancora tutto novembre e metà dicembre per conquistare qualche altro punto importante per la classica, speriamo bene!
Quest’anno hai raggiunto per la prima volta i top 700, a 28 anni: obiettivi per il prossimo anno?
Obiettivo del 2016 sarebbe mettere il 5 davanti, poi se metto il 4 ancora meglio.
In Italia giochi i campionati a squadre con la Il Circolo Tennistico Cittadellese, quanto ti aiuta giocare l’A2 per girare il mondo nei Futures?
A Cittadella mi trovo molto bene, sono dei bravi ragazzi e si è creato un bel gruppo ormai da qualche anno. Per quando riguarda me la squadra non mi è d’aiuto a girare perché non percepisco una somma da capogiro e quello che prendo lo spendo per gli allenamenti annuali. Il mio grande ed unico sponsor è la mia famiglia e mi ha sempre aiutato e appoggiato in tutti questi anni e gli sarò sempre debitore.
Hai qualche episodio divertente da raccontare che ti è capitato negli anni nel circuito?
Come potete vedere dai video che vi ho mandato, può capitare di giocare con vento terribile come in Tunisia, di vedere giocare a dama su un tombino come in Zimbabwe, o provare ad asciugare i campi con il fuoco come in Georgia!
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