Tra le tenniste italiane in grande ascesa, il primo nome che ci viene in mente è senza dubbio quello di Martina Caregaro, 23 anni, due gravi infortuni nel recente passato, che ha raggiunto questa settimana il suo best ranking in carriera con la posizione numero 268 nelle classifiche WTA. Un meritato riconoscimento numerico a seguito della splendida trasferta messicana che l’ha vista protagonista assieme alle altre giovani ragazze italiane, Alice Matteucci, Cristiana Ferrando, Jasmine Paolini e Georgia Brescia.
La trasferta, per fare 4 tornei, uno da 25000 dollari e tra da 50000 dollari (l’ultimo anche con l’ospitalità, quindi di categoria ancora superiore) è stata fortemente voluta da Tathiana Garbin, al seguito delle ragazze “over 18” per conto della Federazione, che ha grande fiducia in queste giocatrici e ritiene che siano ormai pronte per confrontarsi con tenniste più forti, cercando vittorie e punti importanti anche in tornei ad elevato prize money.
Incontriamo Martina Caregaro, nei pochi giorni di riposo che si è concessa al ritorno dal Messico, prima di ripartire verso la Francia, dove cercherà di ben figurare in altri due tornei molto importanti, il 50.000 dollari di Joue Les Tours e poi il 100.000 dollari di Poitiers.
Martina, nella trasferta messicana, hai ottenuto 45 punti che sono tantissimi per la tua fascia di classifica e soprattutto hai raggiunto la semifinale nel prestigioso torneo di Tampico, sei soddisfatta?
Ho iniziato il primo torneo in Messico non giocando benissimo, anche perché venivo da tantissimi tornei sulla terra e quindi mi dovevo abituare a giocare sul veloce. Giocare sul cemento diventa quasi un altro sport rispetto a quando giochi sulla terra, poi, piano piano, sono cresciuta, ho migliorato il mio gioco e sono arrivati anche risultati importanti. Complessivamente sono molto soddisfatta di questa trasferta.
I risultati più importanti li hai ottenuti nell’ultimo torneo, a Tampico, dove, anche grazie ad un pizzico di fortuna, essendo rientrata nel main draw come lucky loser, sei poi arrivata fino alle semifinali…
Sì, avevo perso nell’ultima partita delle qualificazioni con Alice Matteucci, non è mai facile giocare i derby, poi sono stata fortunata ad essere ripescata e da quel momento in poi ho giocato molto molto bene, vincendo tre partite con giocatrici molto forti e esperte, la Sanchez, la Soler-Espinosa e la Rodrigues, tutte vicine alla top 100 del ranking, poi mi sono dovuto arrendere in semifinale alla Domingues Lino, che poi ha vinto il torneo e comunque è stata anche 40 al mondo.
Questo forse lo consideri, per ora, il momento migliore della tua carriera?
Sicuramente nell’ultimo anno sono migliorata molto, adesso sto giocando bene, però è chiaro che mi rendo perfettamente conto che ci sia ancora tanto da lavorare per migliorare sia sulla tecnica, che sulla tattica. Ho visto anche nel match con la Domingues Lino, che, a questi livelli, basta perdere la concentrazione in pochi punti e non si riesce più a recuperare.
Hai giocato benissimo sul veloce, credi che questa sia la superficie che meglio si adatti al tuo gioco?
Io mi sento una giocatrice da campi veloci, solo che in Italia e in Europa la maggior parte dei campi e dei tornei sono sulla terra rossa e quindi c’è sempre un po’ di adattamento nelle prime partite che si fanno sul cemento, però a me piace molto giocare in campi rapidi. C’è anche da dire che al rientro dagli infortuni è sempre preferibile giocare sulla terra per avere meno sollecitazioni fisiche e quindi anche per questo motivo ho giocato molto di più sulla terra in passato, ma credo che nelle programmazioni future ci saranno molti più tornei su cemento o sintetico.
Oltre all’aspetto tecnico, penso che una trasferta del genere, lunga, lontano da casa, in tornei di alta qualità, sia importante per la crescita personale, oltre che tecnica, sei d’accordo?
Non è la prima trasferta che faccio lontano da casa, ma questa è stata particolarmente lunga, perché prima del Messico io sono andata a giocare anche a Biarritz e quindi sono praticamente cinque settimane e mezzo che sono fuori casa. La trasferta è stata come sempre caratterizzata da alti e bassi, fra l’altro ci siamo trovati in condizioni meteorologiche molto difficili, con tanto caldo e tantissima umidità, quindi è stata molto dura per tanti aspetti, però è stata una bellissima esperienza anche perché i tornei sono stati organizzati benissimo, ho trovato una grande professionalità, niente era mai lasciato all’improvvisazione, mi sono confrontata con ragazze molto forti, la maggior parte americane, anche solo potersi allenare e palleggiare con loro credo sia stato un momento di crescita e di formazione importante.
In Messico era presente il tuo allenatore Gino D’Angelo, ma anche Tathiana Garbin, che ha fortemente voluto, per conto della Federazione, questa trasferta. Come ti sei trovata con questa “doppia” guida tecnica?
Tathiana è una persona molto preparata, è importante per tutte noi sapere che è presente per aiutarci, a maggior ragione in una trasferta così lunga e impegnativa. Il suo ruolo può essere davvero rilevante per aiutare le ragazze che passano dai tornei junior a quelli pro
Adesso riparti subito per altri due tornei molto prestigiosi in Francia
Sì, sono iscritta al 50000 dollari di Joue Les Tours, sono fuori di pochissimo per ora dal main draw, non so ancora se entrerò oppure dovrò fare le qualificazioni e poi sono iscritta al 100000 dollari di Poitiers, che ha veramente un entry list elevatissima. Per ora sono fuori di una decina di posti anche dalle quali, spero di riuscire ad entrare, anche se sarà dura perché, per ora il taglio, è intorno alla posizione numero 200 del ranking, siamo davvero a livello di un WTA International come partecipanti
Dopo questi due tornei ti fermi e chiudi la stagione oppure continuerai ancora a giocare?
Per ora abbiamo deciso di continuare a giocare fino a dicembre, giocando sempre tornei ad alto montepremi per provare a guadagnare più punti e posizioni possibili per provare a raggiungere il ranking necessario per entrare nelle qualificazioni dell’Australian Open a gennaio, anche se non sarà facile. Come posizioni non ci sono lontana, ma il problemi sono i punti che ancora mancano che non sono pochissimi.
Comunque la possibilità di entrare nello Slam australiano a questo punto della stagione è un obiettivo realistico e non impossibile come sembrava fino a qualche settimana fa
Sì, è vero, anche se in realtà negli ultimi due mesi mi escono parecchi punti, perché lo scorso anno avevo giocato bene, comunque con la semifinale di Tampico ho praticamente “pagato la cambiale” dei punti in uscita quindi posso davvero sperare di riuscire in questo sogno di arrivare a giocare in un Grande Slam, anche se non sarà facile, ma nei tornei ad alto montepremi e con molti punti in palio può succedere di tutto e quindi è giusto provarci. Se non ce la farò per l’Australian Open ci riproverò con il Roland Garros, fra l’altro nei primi mesi dell’anno ho invece meno da scartare, quindi l’obiettivo, teoricamente, dovrebbe essere ancora di più alla portata, anche se chiaramente dipende da me, da quanto bene, riuscirò a giocare e da quante partite riuscirò a vincere.
Ripercorrendo la tua carriera, non tutti sanno che hai subito due gravi infortuni che ti hanno costretta a sospendere l’attività per molti mesi
Purtroppo è vero, ho subito due gravissimi infortuni, soprattutto alle mani, che per un tennista sono ovviamente fondamentali. Prima ha dovuto subire un delicato intervento alla mano destra, poi al polso sinistro. Recuperare è stato molto duro, qualche volta ero talmente demoralizzata che ho anche pensato di smettere, però capivo subito che il tennis è la mia vita, mi piace fare questo lavoro e spero davvero di poterlo fare ancora per tanti anni. Io amo il tennis, e non ho mai dubitato di questo.
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