di Emanuele De Vita
L’araba fenice è un sacro uccello mitologico conosciuto in tutto il mondo per la leggenda che vuole che rinasca dalle proprie ceneri dopo la morte. Allo stesso modo Matteo Marrai è rinato dopo l’ultimo terribile infortunio al ginocchio, riscoprendosi un atleta diverso, più forte e anche più maturo. Attualmente al numero 832 Atp, Marrai si è raccontato ai “microfoni” di Spazio Tennis.
“Sono cambiato molto dopo l’operazione al ginocchio, non solo nell’aspetto tennistico. Quando scendo in campo gioco più rilassato, con la mente libera di chi non ha nulla da perdere e che sta giocando solo per divertimento. Dopo l’infortunio e l’operazione del 21 marzo 2013, ho pensato di smettere. Poi ho fatto una vacanza-lavoro a Singapore, e piano piano si sono create alcune opportunità per riprendere l’attività agonistica. E sono arrivati anche i risultati. Quest’anno sono uno dei tennisti che ha disputato più partite in assoluto (ben 27), disputando una finale e due semifinali, ma soprattutto la cosa più importante è relativa al fatto che gioco con la mente sgombra, senza subire particolari pressioni, a differenza di quando ero più giovane.”
Proprio a questo proposito, forse gli addetti ai lavori hanno avuto troppe aspettative su di te? Hai qualche rimpianto?
“L’unico rimpianto è che mi sento definitivamente maturo solo in questo momento. Ora forse mi alleno in maniera più scrupolosa e sto attento anche ai dettagli più importanti, come quello relativo all’alimentazione. Infatti dopo l’operazione ho perso 17 kg, anche grazie all’aiuto del mio preparatore fisico Roberto Ghirarducci e del mio coach di sempre Andrea Parenti. Fino a questo momento il ginocchio ha retto molto bene tutte queste partite che ho disputato dall’inizio dell’anno, ma i dolori ci sono sempre, quindi ci devo convivere e devo stare attento a non forzare troppo. In questo momento vado avanti giorno per giorno, e sinceramente non sento di dover condannare delle mie scelte fatte in passato.”
Com’è ora l’ambiente tennis in italia?
Credo che tutto il movimento tennistico italiano stia crescendo molto. Ad esempio il club di Tirrenia, che non c’era ancora quando io ero giovane, è veramente ottimo. Anch’io ho avuto la possibilità di allenarmi lì e mi sono trovato molto bene. Per me è essenziale far capire a un giocatore giovane che per allenarsi bene, crescere, e maturare come uomo e come atleta, non c’è bisogno di andare necessariamente all’estero. Si può diventare forti anche in Italia.”
Cosa pensi di poter dare ancora altennis? Punti al best ranking? Obiettivi futuri?
“Dovevo giocare le quali a Casablanca ma ho preferito rimanere a casa ad allenarmi perché sicuramente non sarei entrato. Poi farò un paio di futures in Algeria, anche perché con la classifica che ho in questo momento è difficile giocare altri tornei. L’unica certezza è che vivo alla giornata. Non mi pongo grandi obiettivi. Posso però dire che ora, ripartendo da 0, mi sento meglio rispetto a quando ero numero 260 del ranking, soprattutto da un punto di vista mentale.”
Un grande aiuto per riprendere la tua attività agonistica è arrivato dalla tanto bistrattata Serie A..
“Certamente. Senza la Serie A avrei sicuramente smesso. Disputo questa competizione dando tutto me stesso, anche perché il circolo è mio e quindi curo anche altri aspetti relativi all’organizzazione. Quindi sono sicuramente più coinvolto rispetto a tanti giocatori che giocano in Serie A solo per prendere soldi e finanziarsi l’attività. Non è questo il mio caso, io la gioco in maniera completamente diversa perché ci tengo a portare Forte dei Marmi in alto. Quest’anno alla squadra degli anni scorsi abbiamo aggiunto il forte tedesco Jan Leonard Struff e un altro top player di cui ancora non posso svelare il nome. Da ottobre mi concentrerò al centro per cento solo su questa affascinante competizione che mi ha dato tanto.”
Come l’arciere gallese Owen Archer difendeva la città di York dopo l’infortunio in battaglia, così Matteo Marrai difende il proprio circolo Tennis Club Italia di Forte dei Marmi nel campionato di serie A, scoccando dardi avvelenati contro chi sminuisce l’importanza di tale competizione, e con l’orgoglio di esser ripartito proprio dalla serie A, per costruirsi una nuova e stimolante carriera, senza rimpiangere nulla del passato.