Luca Margaroli: “Il mio tennis, il doppio, la Svizzera e Federer”


Il mondo del tennis professionistico maschile è cambiato profondamente negli ultimi anni. Le carriere si sono allungate, l’età media dei primi 100 si è alzata notevolmente, le nuove regole dei tornei ATP e dei dei tornei ITF hanno cambiato, e cambieranno ancor di più, il percorso, e il tempo, che occorre a un giovane per aspirare a diventare un Top-100.
Mentre in passato si presumeva che 20/22 anni potesse essere un’età ragionevolmente ipotizzabile, oggi, a parte casi eccezionali, prima dei 24/25 anni, e forse per noi italiani ancor di più, è difficile pensare di riuscire a tagliare l’ambito traguardo. Ecco quindi che un giovane deve ragionare in modo totalmente diverso. Deve prima di tutto trovare le risorse economiche per poter sostenere un periodo più lungo senza guadagni importanti. Deve inoltre assolutamente avere un piano B. Non può aspettare i trent’anni per poi decidere cosa fare della propria vita nel caso non riuscisse a realizzare il suo sogno. Per questo motivo si devono prendere in considerazione varie alternative. Prima di tutto si cerca di continuare a studiare. Chi va negli Stati Uniti, chi fa le università telematiche, chi quelle convenzionali. Poi si cerca di guadagnare qualche soldo cercando di giocare le gare a squadre (c’è chi gioca anche in più campionati europei). C’è anche chi fa il maestro, e magari poi supera le quali a Wimbledon e gioca con Federer! C’e poi chi sceglie di intraprendere una strada leggermente diversa, forse meno “affollata”, dedicandosi ad una disciplina forse troppo spesso sottovalutata ma che garantisce comunque soddisfazioni sportive ed economiche importanti: il doppio. Oggi incontriamo un ragazzo che ha intrapreso questo tipo di strada: Luca Margaroli.
Luca è un ragazzo nato nel 1992 da genitori italiani ma che dall’età di sei anni risiede in Svizzera dove si è trasferita la sua famiglia ed è svizzero a tutti gli effetti. La mamma è Isabella Sogno, ex prima categoria e maestra di tennis. Il papà, oltre al suo lavoro nel campo finanziario, è un dirigente/imprenditore sportivo. Insieme, per anni, hanno gestito il circolo di Taverne che ha ospitava una tappa del circuito di TE U16 e un futures da $15.000.
Siamo ad Hammamet, dove Luca cerca di migliorare la sua classifica di singolare, che ultimamente ha un po’ trascurato. Best ranking 794 l ‘anno scorso, oggi è intorno al 1100. Qui buon esordio: battuto per 6-0 6-2 il semifinalista della scorsa settimana.
Sono nato e cresciuto tennisticamente in Svizzera. Ho fatto tutte le nazionali giovanili e per un certo periodo ho frequentato il centro tecnico svizzero a Biel-Bienne. Finita la carriera junior mi sono dedicato ai tornei futures. Giocavo il singolo e anche il doppio perché mi è sempre piaciuto. In questa disciplina ho ottenuto subito risultati importanti e senza fare fatica sono arrivato ad essere 300. Da maggio di quest’anno ho cominciato a giocare i challenger di doppio e ho ottenuto due vittorie, di cui una pochi giorni fa, e il best ranking al numero 189. Ora devo migliorare la classifica di singolare e per questo gioco qualche futures ma ho in programma altri challenger di doppio“.
Lo scorso anno hai giocato dei tornei ATP di doppio, entrando con delle wild card…
“Si ho giocato Ginevra, Gstaad, dove ho ottenuto il mio risultato più prestigioso perché abbiamo battuto Lopez/Giraldo e il 500 di Basilea dove abbiamo perso di misura dalla coppia numero 6 al mondo. A Basilea è stato bellissimo perché ho potuto giocare tutta la settimana con Dominic Thiem che conosco dai tempi junior e poi mi è capitato un episodio bellissimo. Federer, che non vedevo da un raduno della federazione quando ero più piccolo, mi ha riconosciuto e mi ha chiesto se lo volevo scaldare. Nell’intervista post partita poi mi ha citato. Veramente una grande persona”
La Federazione Italiana Tennis ha previsto una serie di contributi per i nostri giovani fino ai 24 anni: la Federazione Svizzera fa altrettanto?
“Si una volta era fino ai 18 anni, adesso hanno innalzato l’età a 20. Il progetto si chiama “road to top” e prevede degli aiuti in base al ranking”.
Anche per il doppio?
“No purtroppo no. Non ci ho mai pensato e non sono informato così bene sull’argomento ma personalmente penso che sarebbe bello se, nei limiti del bilancio delle singole federazioni, fosse previsto una qualsiasi forma di aiuto per chi si dedica al doppio. Sarebbe un buon incentivo. Non dimentichiamo che la maggior soddisfazione del tennis maschile italiano degli ultimi anni è stata la vittoria di Fognini e Bolelli agli Australian Open”.
Come ti alleni? Fai qualche lavoro particolare?
“Sono sempre stato un attaccante, anche in singolo appena posso cerco la rete. Per questo motivo l’allenamento per il doppio non differisce poi così tanto da quella per il singolo”.
Concludiamo con due domande di rito: hai degli hobbies? Sei sentimentalmente impegnato?
“Diciamo che ho poco tempo per coltivare interessi diversi dal tennis e dallo studio: infatti frequento l’ultimo anno di scienze motorie a Milano. Per quanto riguarda l ultima domanda… No, sono single!”.
Le ragazze sono avvisate. Grazie Luca e buona fortuna!

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