di Federico Principi
Dopo l’esordio nella scorsa edizione, Manuel Mazzella, sardo, torna a far visita alle prequalificazioni al Foro Italico. Ormai stabile da febbraio nelle prime mille posizioni nel ranking ATP, Manuel è uno dei migliori prodotti del nostro tennis provenienti dalla Sardegna ed è tesserato per il TC “Margine rosso” di Quartu Sant’Elena. Lo abbiamo intervistato.
Manuel, ritorni dopo un anno al Foro dopo aver sfondato il muro della millesima posizione del ranking e dopo diversi risultati nei 10.000 a Santa Margherita di Pula. Cosa è cambiato rispetto a un anno fa?
“Non si tratta tanto di cambiamenti ma di ordine e pulizia. Avevo troppe informazioni, molte più di quelle che mi servivano per giocare a tennis. Adesso non ho bisogno di sapere tanto, ragiono più con la mano e il corpo che con la testa, questo perché sono più tranquillo mentalmente. Sono sicuramente una persona migliore dello scorso anno”.
Come ti ha cambiato esattamente questa tua crescita? Dal punto di vista tattico, della gestione dei match…
“Non ho una tattica e una gestione del match particolare. Ora trovo più soluzioni ai problemi e riesco a gestire meglio i momenti di difficoltà a livello mentale”.
Lo scorso anno, infatti, ci dicevi: ‘Ho come obiettivo principale quello di migliorarmi come persona e successivamente come atleta. Credo che questo sport aiuti coloro che lo praticano a diventare uomini ancor prima che tennisti’. Il tennis ti ha aiutato a limare o eliminare qualche tuo difetto nella vita quotidiana?
“Non è il tennis che aiuta a limare i difetti, è lo sport in generale che ti fa avvicinare a persone che hanno tutte lo scopo di migliorarsi quotidianamente. In qualsiasi circolo di tennis o palestra stai a contatto sempre con gente che ha come obiettivo quello di migliorarsi. Grazie per avermi ricordato quello che avevo detto l’anno scorso, vuol dire che sono sulla strada giusta”.
Cosa pensi del movimento sardo del tennis?
“Credo che il movimento tennistico sardo debba mettersi a lavorare di più duramente nella stessa direzione; in questo momento la Sardegna è la regione italiana che organizza più tornei Futures, da quest’anno si è alzato anche il numero degli open e ci sono potenzialmente tanti buoni giocatori… C’è sicuramente qualcosa che non va”.
Quale pensi sia il tuo colpo naturale e la tua scelta tattica preferita? Viceversa, in quali situazioni ti senti meno sicuro in campo?
“Io come tanti altri quando non voglio perdere mi trovo spesso indietro a correre, quindi tendo ad essere troppo passivo. Più che colpo naturale parlerei di situazione tattica: da sinistra mi rifugio spesso nel servizio a uscire che mi apre il campo per poi poter comandare lo scambio. In questo caso però il mio allenatore mi consiglia di non esagerare con questa scelta perché rischio di diventare prevedibile, infatti cerco di non farlo troppo spesso (bugia, lo faccio sempre)”.
Il tuo essere mancino ti aiuta soprattutto sulle superfici veloci?
“Non ti saprei rispondere, forse penso che non cambi troppo essere destrorso o mancino per le superfici, ormai i giocatori imparano a cambiare tipo di gioco in base alla velocità del campo o delle palle”.
Ma il fatto che i mancini abbiano un migliore servizio slice è una leggenda o c’è fondamento secondo te?
“Tutti i giocatori mi prendono in giro perché dicono che faccio solo quello. A parte gli scherzi, forse è vero che i mancini riescono a trovare un po’ più di angoli, ma ho visto tantissimi destrorsi fare la stessa cosa nel lato opposto… Secondo me non c’è troppa differenza tra un destro che batte da destra e un mancino che batte da sinistra”.
In doppio rispondi a sinistra oppure giochi a destra per colpire di dritto quando arriva la palla al centro?
“Ho sempre giocato a sinistra, mi trovo meglio soprattutto in risposta; poi da qualche anno gioco il doppio quasi sempre quando riesco in coppia con il mio compagno e amico Matteo Fago, con il quale giocherò anche al Foro, e abbiamo sempre giocato in questo modo. In generale molto dipende dal compagno con cui giochi, bisogna spesso adattarsi”.
Passiamo ad aspetti più romantici: raccontami il match della tua vita.
“Sul match della vita non ho dubbi. Stavo giocando contro Roger Federer sul centrale di Wimbledon, ho vinto giocando un tennis pazzesco. È stato un sogno meraviglioso… Peccato che poi mi sono svegliato e dovevo giocare il primo turno di quali a Santa Margherita di Pula”.
Quale match famoso, visto in TV, avresti invece voluto giocare?
“È una buona domanda ma non è semplice rispondere; avrei voluto giocare tanti punti o tanti momenti di match diversi. Onestamente ora non guardo più troppo tennis in tv, giocano troppo bene e mi confonde”.
Il giocatore più forte con cui ti sei allenato?
“Mi è capitato di allenarmi una volta con Paolo Lorenzi, un grandissimo e professionista esemplare. Poi quando ero più piccolo mi è capitato di giocare con Janko Tipsarevic, una vera macchina da guerra. Ma quello che mi è rimasto più impresso è stato Adrian Voinea”.
Programmazione e obiettivi per il 2016 invece?
“I miei obiettivi per il 2016 sono gli stessi del 2015 e spero che rimangano sempre quelli. Poter giocare i tornei con questa voglia e che il mio fisico continui a darmi il regalo di poter andare avanti senza infortuni, che purtroppo sono i problemi più frequenti fra gli sportivi”.
È presto per pensarci, ma da grande in che ruolo ti vedi?
“Sono già grande e spero, quando sarò più grande ancora, di avere l’intelligenza di restare ‘piccolo’… Non mi spaventa nessun ruolo, basta che sia con i pantaloncini e una racchetta in mano”.
Hai vissuto l’esperienza del Foro Italico, quali sono le sensazioni particolari che ti ha lasciato?
“Sono contento di avere giocato al Foro l’anno scorso, ma sono sicuro che quest’anno me lo godrò di più perché sento di meritarlo di più rispetto a un anno fa e mi sento più maturo in campo. Anche nel 2015 l’avevo meritato vincendo l’open, ma quest’anno sento di meritarlo come premio ai sacrifici che faccio tutti i giorni: prima giocavo, quest’anno lavoro per giocare e mi godo tutti i tornei ai quali partecipo. Adoro Roma e il Foro ma non cambierei nessuna città per la mia isola. Spero un giorno che la Sardegna possa crescere e organizzare un grande torneo, perché i sardi lo meritano”.