di Alessandro Mastroluca
“Lo stile per lo scrittore, come il colore per il pittore, non è un problema di tecnica, bensì di visione” scriveva Proust. Vale anche per i tennisti, soprattutto per quelli come Gianluca Mager che ha cambiato la sua, di visione, dopo un incontro che gli ha cambiato la vita. La sua personale ricerca del tempo perduto è iniziata così.
“Da junior ho giocato molto fino all’under-12, poi poco under-14, poi praticamente pochissimo” ci racconta. “Ero ragazzino, preferivo divertirmi che giocare tornei. Non ho mai incontrato, allora, qualcuno che abbia veramente creduto in me, che mi abbia detto ‘adesso proviamo a farti diventare un giocatore”. Poi, due anni fa ho incontrato Diego Nargiso. Lui mi cerca, mi dice: ‘Sei disposto a essere serio?’. Gli ho risposto di sì”.
La vita è fatta di priorità, e quelle del ventenne sanremese sono cambiate in un attimo. E da Beausoleil, a due passi da Montecarlo, dove l’ex Davisman azzurro ha aperto la sua accademia, la ITA (International Tennis Academy), il cammino di Gianluca si è illuminato. A La Spezia, l’anno scorso, batte Leonardi e Caruso e cede a Giorgini in tre set nei quarti di finale: non male per un classe 1994 praticamente senza esperienza di tennis junior alle spalle. Arrivano poi due ottavi ITF e il debutto in un challenger, a Genova, contro Gabashvili. In tabellone con una wild card, Mager perde un incredibile tiebreak 15-13 dopo aver mancato tre set point e finisce per pagare proprio la minore abitudine a questo tipo di partite nei momenti chiave.
Quest’anno è andato fino in Georgia a prendersi le prime grandi soddisfazioni. A Telavi perde un Future in finale, battuto dal russo Daniil Medvedev. Stesso posto, una settimana dopo, esito diverso. Mager lo rimonta in semifinale, 26 61 64, e conquista poi il suo primo titolo grazie al ritiro del cileno Cristobal Saavedra Corvalan, testa di serie numero uno, avanti 42 nel primo set iniziale. Ora è impegnato nel ciclo di ITF a Santa Margherita di Pula. Nel primo, la settimana scorsa, è arrivato di nuovo in finale ma si è scontrato contro la bestia nera degli italiani, il tedesco Florian Fallert, che prima di lui aveva eliminato Omar Giacalone, Giorgio Portaluri, Davide Della Tommasina e Filippo Leonardi. “Quest’anno ho iniziato ad essere un po’ più costante” spiega. “Ho avuto anche un problema alla schiena in estate, sono stato fermo tre settimane e ho perso qualche partita bruttina. Però le cose stanno andando bene adesso”.
Anche perché la visione è chiara, adesso. Gianluca sa dove andare per andare dove vuole andare, e sa che non è tempo di aspettare, nemmeno in campo. “Io sono uno che spinge, mi piace tirare forte, tenere il controllo del gioco, non sono uno che attende l’errore dell’avversario”. Ha un buon dritto e un servizio incisivo, ma non troppo continui, e un brillante rovescio bimane. “Mi mancava, e mi manca ancora, un po’ di costanza nel gioco. Devo lavorare sulla solidità e sul gioco a rete. Ovviamente in questo sono avvantaggiato dall’avere un coach come Nargiso. Sto migliorando, ma ci vorrà ancora un po’ di tempo perché devo migliorare nel posizionamento, devo capire come coprire l’attacco e la rete”.
Può aiutarlo, e certamente l’ha aiutato, giocare la serie A1 per uno dei club con il roster più prestigioso, il Park di Genova, per cui giocano anche Fognini, Seppi, Andujar, Klizan, Naso e Giannessi. Ogni settimana, oltre agli “esterni”, le squadre sono obbligate a schierare due giocatori cresciuti nel vivaio, e Gianluca ha un posto praticamente assicurato. “E’ il secondo anno che gioco la serie A. È un’occasione incredibile per maturare, per me, poter passare del tempo con top player così, capire come loro gestiscono la preparazione alla partita, l’alimentazione, il match e anche tutto il post-partita”. Genova è un po’ il centro di gravità permanente di questo suo primo biennio nel tennis professionistico. E’ tornato anche quest’anno al Challenger, ed è tornato a casa con un’altra sconfitta onorevole contro Jan Hajek. “La differenza tra i Futures e i Challenger è abissale” analizza. “Nei Challenger c’è una grandissima serietà da parte di tutti i giocatori, trovi tutti avversari che hanno un obiettivo, che vogliono entrare nei primi 100, e che non ti regala una palla nemmeno a morire. Devi lavorare davvero duramente per fare il salto dai Futures, anche perché, per me, questi tornei danno troppi pochi punti, dovrebbero aumentare. E anche i montepremi sono troppo bassi: io toglierei i 10 mila, inizierei dai 15 mila, magari farei anche dei 17.500. Ora come ora, anche se vinci i 10 mila, se ti va bene vai pari con le spese”.
Da qui a fine stagione, aggiunge, “giocherò ancora qualche settimana in Sardegna, poi mi alternerò tra Future e serie A. A Santa Margerita di Pula tornerò ancora, lì vanno avanti fino a novembre”. Numero 601 nell’ultima classifica, è arrivato al best ranking di 597 a fine agosto, ha obiettivi chiari ma non vuole guardare troppo in là. “Vorrei entrare in top-500 entro il 2014, spero di non vedere più la mia posizione in classifica col 5 davanti. Il 2015? E’ ancora troppo lontano, non abbiamo ancora parlato con Nargiso degli obiettivi per il prossimo anno, ancora non mi pongo questo problema”.
Ma come si descriverebbe Gianluca Mager? “Sono tranquillo, simpatico e… il terzo aggettivo mettetelo voi”.
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