di Enrico Maria Riva
Un polacco che si mette a fare osservazioni sulla complessità di pronuncia di un cognome è un’avvenimento che desta attenzione. Quando Grzegorz Panfil ha confessato di non essere in grado di scandire il nome del suo avversario nella sfida di Davis disputata settimana scorsa è stato necessario indagare oltre. E’ venuto fuori che aveva ragione: citare Antso Rakotondramanga è lavoro per abili logopedisti. Eppure è la normalità in Madagascar, terra di pochissimi giocatori di tennis, tra cui si annoverano i compagni di squadra di Antso: Ando Rasolomalala, Jacob Rasolondrazana e Lofo Ramiaramanana.
Il Madagascar è un paese africano fino ad un certo punto. E’ distante dal continente, ha risorse scarse rispetto ai vicini continentali ma è meta costante del turismo europeo. Non c’è albergo o resort sull’isola che non abbia un campo da ma difficilmente a giocare ci si mettono anche i locali. Fino agli anni ’90 almeno.
Qualcuno ricorderà la storia di Dally Randriantefy, la 17enne che nel 1995 arrivò sino al terzo turno degli Australian Open, battuta da quella Mary Pierce che alla fine avrebbe sollevato il trofeo, e che raggiunse la posizione numero 44 del mondo. Una storia esemplare su come l’isola sia ancora legata a doppio filo all’Europa: Nick Possa, svizzero proprietario di hotel è in vacanza ad Antananarivo, la vede giocare e capisce di aver trovato un talento e con un gruppo di amici si organizza per trovarle degli sponsor. Grazie ai programmi Itf per lo sviluppo del tennis juniores Dally inizia ad essere seguita da coach professionisti e in breve tempo diventa l’atleta più famosa di sempre in Madagascar. I suoi 7 titoli rimarranno tutti a livello Itf ma è una distinzione a cui pochi prestano attenzione sull’isola.
Speranze per lo più al femminile quelle del Madagascar ma che sembrano mostrare segni di continuità confortante in Zarah Razafimahatratra (nella foto a sinistra), due volte campionessa africana junior e con ambizioni da alta classifica. Nata tennisticamente in Sudafrica Zarah ha sfruttato l’onda lunga di Dally con cui il padre Julien si allenava in gioventù prima di diventare coach nel Ambohibao National University Tennis Center. Per anni e sotto diverse Federazioni, il tennis malgascio è evoluto su due binari paralleli. Il primo, altamente infruttuoso, è stato quello di cercare la strada del professionismo da soli, il secondo è invece passato attraverso il Centro ITF di Pretoria, con l’obiettivo di costruire una buona carriera Junior per poi continuare possibilmente in un college americano grazie alle borse di studio.
A livello maschile le cose sono sempre andate maluccio. Rakotondramanga è l’unico giocatore ad avere attualmente una classifica Atp con 1 punto, conquistato peraltro grazie alla sconfitta contro Panfil in Davis. Se si esclude John van Lottum, olandese nato ad Antananarivo e numero 66 del mondo nel 1999, bisogna spulciare sul sito Itf perscoprire due cose: una interessante e una maniacale. La notizia interessante è che il primo giocatore malgascio di cui ci sia traccia ufficiale risale agli anni ’60. Si tratta di Martin Razafindrakoto, si sa che è nato nel ’47 ma non si va oltre. Quella maniacale è che ci sono 18 giocatori nell’elenco ufficiale e di questi 14 iniziano per R (A livello femmninile sono 12 su 13). Vorrà pur dire qualcosa…
Tornando seri, in questo periodo la federazione tennis malgascia non naviga in acque tranquille. Il debito di 47.000$ accumulato tra il 2005 e il 2010 con l’Itf è stato onorato solo parzialmente e i 22.000$ che rimangono ancora da pagare rischiano di bloccare a lungo lo sviluppo del tennis locale. La speranza è quella di mantenere il gruppo II di Davis e per farlo occorrerà sconfiggere il Lussemburgo.