Firenze U18 al Penultimo Atto…


(Matteo Donati – Foto Piero Camel)

di Franco Marucci (inviato a Firenze)

Dopo varie minacce fortunatamente rientrate in settimana, la pioggia è arrivata davvero, e dopo molti borbogli un fitto seppur breve temporale ha sconvolto e terremotato verso mezzogiorno gli orari, e anche in parte falsato a nostro danno i risultati dei quarti di finale. Nel maschile accede alle semifinali di domani il solo Donati, e nel femminile passa Chiesa. Il più danneggiato rimane il generoso e valoroso Pietro Licciardi, che come dirò è stato veramente a un passo dall’eliminare il cèco Stanek. Quando la pioggia è cessata, e i campi fiorentini, di alto e veloce assorbimento, sono tornati agibili, Donati ha infatti regolato lo spagnolo Esteve Lobato (6/4 6/1) senza eccessive difficoltà. Donati ha messo in mostra una volta di più il suo tennis lucido, tecnico e molto veloce, e il buon governo mentale della partita. Rispetto ai coetanei manca di un grammino o forse due di potenza, ma non ha probabilmente ancora ultimato la crescita fisica (molto esili ancora le gambe). In semi trova la tds n. 1 Masur, in un match niente affatto impossibile.

La mattinata, prima dell’arrivo della pioggia, era stata completamente calamitata dal match Licciardi-Stanek. Va subito detto che Licciardi ha giocato per un’ora e mezzo un match da antologia, e gli vanno fatti pubblici e vivissimi complimenti. Il pubblico foltissimo si è giustamente accalorato. Avevo avuto il sospetto che se Stanek non centra la prima o la risposta gli ritorna indietro lunga, nello scambio prolungato sia vulnerabile; a maggior ragione quando deve rispondere. Sin dalle prime battute Licciardi ha saputo controllare questo pericoloso servizio e avere il sopravvento facendo giocare il più possibile, e sbagliare, l’avversario. Conoscete l’occhiglauco Licciardi? Io ne avevo visto molti sprazzi in passato, mai un incontro dall’inizio alla fine. Gioca Licciardi un tennis classico, forse un po’ antico, dagli ampi e bellissimi movimenti: il suo rovescio coperto a una mano è veramente incantevole, meraviglioso, oserei dire semidivino. Sia come sia, erano di fronte manco a dirlo due mancini, i quali curiosamente, per automatismo, abituati a giocare contro i destri, cercavano di preferenza i rispettivi diritti. Comunque, in una sequela di scambi spettacolari, Licciardi teneva dietro la riga il cèco, gli serviva addosso non necessariamente piatto, e la partita filava appunto avanti a suo favore. Il punteggio era 6/3 e 3/1 per Licciardi al momento dell’interruzione. Nella prosecuzione al chiuso Licciardi appariva subito un po’ appannato, avendo forse cominciato a pensare nell’intervallo di aver praticamente il match già in tasca. Epperò Stanek gli dava una mano perché giocava rassegnato e già un po’ scocciato; cosicché il nostro, senza far nulla di speciale, si issava addirittura a 5/1. Qui il patatrac. Il limite di Licciardi, sennò sarebbe un campione, è evidentemente l’assenza del colpo del ko. Da 5/1 30-0 siamo andati a 5/2 e poi pur sempre a 5/3 e servizio. In questo game Licciardi ha persino avuto due matchpoints evidentemente annullati. Riassumo quanto si sarà già intuito: Stanek si è ringalluzzito, Licciardi demoralizzato, e il cèco ha chiuso prima il tiebreak a suo favore e quindi vinto il terzo assai facilmente (6-2).

Venendo al quarto femminile che ci interessava Deborah Chiesa ha superato, ma con che fatica e con che paura, la modesta olandese Van Der Hoek. Avevo promesso in giro di mangiarmi un pollo vivo se Chiesa avesse perso, e per un pelo non ho dovuto farlo. Ne sono successe di tutti i colori. Chiesa ha iniziato benino andando avanti nel primo set, poi si è messa a giocare inspiegabilmente corto e lento subendo piano piano la rimonta dell’avversaria. A un passo dal perdere il primo set la giocatrice, durante un recupero, è inciampata, e stesa a terra e comprimendosi una caviglia è scoppiata a piangere. L’incontro sembrava finito, e perso per ritiro. Chiesa è invece… resuscitata e con l’aiuto di una fasciatura si è lentamente ripresa. Ma la Van Der Hoek ha chiuso senza una lente a contatto, perduta durante uno scambio! Punteggio finale per Chiesa 4/6 6/1 6/2. Domani è attesa dalla Ferro ammazzaitaliane, e a mio avviso non è favorita. Nella parte alta avanza in semifinale lo spauracchio Ana Konjuh. Molti la chiamano Congiu sperando sia sarda: magari lo fosse, è invece inesorabilmente croata (anzi gli occhioni scuri un po’ trasversali sembrano chirghisi) . Altri le danno diciott’anni indotti dal fisico sodo e strutturato. Corre voce che sia fra le migliori, se non la migliore 1997 del mondo. Di certo ha già pose e vezzi da giocatrice del circuito WTA, a cominciare da come batte la palla per terra prima di servire e come molleggia tra colpo e colpo. Col suo tremendo rovescio bimane Konjuh ha silurato e affondato la polacca tds n. 1, per la verità giocatrice piuttosto evanescente. Domani darò altre notizie su Fiona Ferro, avute dal padre, figlio di un veneziano.

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