di Luca Fiorino
Chi ricorda l’ultimo britannico, prima di Murray, trionfante a Wimbledon? Era il 1936 quando Fred Perry scriveva pagine indelebili nella storia del grande tennis, affermandosi per la terza ed ultima volta nel torneo più prestigioso al mondo. Nato a Stockport, agli inizi del Novecento, rimane ancora oggi una delle più grandi leggende dello sport. Basta infatti nominare quella città, a circa 10 km a sud-est di Manchester, per associarla immediatamente al campione britannico e riaccendere negli animi inglesi le speranze di una vita passata alla costante ricerca di un fuoriclasse. Nello stesso luogo, a distanza di 85 anni, nasce Liam Broady, ragazzo dal gran talento su cui incombe una maledizione: il suo corpo è fragile come il cristallo.
Impugna la sua prima racchetta all’età di 4 anni: troppo forte è la tentazione di imitare sua sorella maggiore Naomi. Il sogno (proibitivo) dei due è quello di ripercorrere le orme dei fratelli Marat Safin e Dinara Safina, entrambi riusciti ad issarsi fino al primo gradino del ranking mondiale. Liam e Naomi, 20 e 24 anni, sono due ottimi prospetti (soprattutto il primo) del tennis britannico legati da una vicenda alquanto singolare. Nella settimana in cui Tim Henman dava il suo addio al tennis, Naomi Broady venne accusata dalla LTA (la Federtennis britannica) di aver pubblicato sul social network “Bebo” alcune foto “poco professionali” (tralasciamo il contenuto di tali immagini) in compagnia di un altro collega, David Rice. La decisione presa da Roger Draper, CEO della federazione, fu quella di negare i fondi riservati alla giovane tennista salvo poi fare marcia indietro.
Il danno ormai era stato fatto e il padre dei fratelli Broady, Simon, non accettò neanche un centesimo degli aiuti poi offerti al piccolo Liam. “Si gioca 40 settimane l’anno, la spesa risulta essere quindi di 40 mila sterline, più altre 50 mila per il coach”. Cifre alte, soprattutto per chi non usufruisce dei finanziamenti della federazione. Simon allora, pur di garantire una carriera professionistica ai figli, è costretto a vendere la propria casa, confidando nelle loro potenzialità. Liam cresce bene, frequenta la Priestnall School ed insieme alla sorella si sposta a Parigi alla Mouratoglou Tennis Accademy (dove Naomi cercava di porre rimedio ad un fastidioso problema al tendine).
I risultati juniores sono più che rassicuranti e le premesse per il futuro sono confortanti: stabilmente tra i primi 10, raggiunge la finale sia a Wimbledon nel 2011 che agli Us Open nel 2012 senza però mai riuscire ad alzare il trofeo al cielo. Nel frattempo, negli anni dei successi juniores, decide di allenarsi presso la IMG Bollettieri Academy, riuscendo a scalare posizioni su posizioni sino a quella numero 2, il suo best ranking a livello junior. Di lui sorprende la facilità con la quale riesce ad ottenere grandi risultati anche in doppio: trionfa infatti a Wimbledon nel 2010 con Tom Farquharson e nel 2012 agli Australian Open con Joshua Ward-Hibbert.
Il passaggio dai tornei junior a quelli Pro non è semplice, soprattutto per chi si sente in dovere di ripagare le aspettative di una famiglia che ha investito praticamente tutto sul suo avvenire. Il vero e definitivo passo tra i grandi giunge lo scorso anno quando l’esperienza a livello giovanile è ormai conclusa. La stoffa del campioncino è sin da subito evidente: il dritto viaggia che è una bellezza, la sensibilità è buona ma il rovescio bimane rimane un fondamentale ancora poco incisivo, soprattutto in fase difensiva. Inizia il 2013 coi tornei futures, prevalentemente in patria. I primi acuti arrivano a metà Agosto: disputa la semifinale a Felixstowe del Great Britain F14 persa contro Marcus Willis e poi la settimana successiva ottiene il primo successo in carriera al Great Britain F18, eliminando i rispettivi avversari (tutti britannici) senza concedere neanche un set. Anche l’esperienza in Israele due mesi più tardi si rivela positiva: raggiunge dapprima una semifinale, persa senza neanche scendere in campo contro Roberto Marcora e una finale, anch’essa non vinta, contro Claudio Fortuna, in una battaglia terminata in tre altalenanti set. Dopo il mancato titolo, neanche il tempo di fare le valigie e Liam è subito in volo verso il Qatar, paese che lo accoglierà sino alla conclusione della stagione. Prima settimana favorevole con la conquista della finale del Qatar F3, in cui però perde nuovamente.
Le notizie peggiori per l’anglosassone devono ancora arrivare. Come già accennato, Broady è un gran talento che, spesso e volentieri, risulta inespresso a causa dei ripetuti problemi fisici. Già da ragazzino ha patito diversi infortuni, principalmente al gomito, che l’hanno tenuto ai box o comunque a mezzo servizio per più mesi consecutivi. E’ proprio in terra qatariota che un ulteriore problema si aggiunge a quelli già avuti in passato. Questa volta a tormentare il tennista di Stockport ci pensano le spalle. L’inglese collezionerà due ritiri al primo turno, anche contro tennisti oltre la 1000esima posizione del ranking. Tanti avrebbero il morale a terra viste le vicissitudini passate, dalla lotta condotta dal padre contro la LTA agli infortuni, ma Liam Broady non è fra questi. Ecco un suo tweet appena prima dell’inizio della nuova stagione: “It’s been a bit of a roller coaster ride this year but I came out stronger for it. Thanks for the help through it…”.
Superati i problemi alle spalle, torna a febbraio di quest’anno, ottenendo sempre a livello futures qualche quarto di finale. E’ consapevole che ci voglia del tempo per riprendersi totalmente e che solo con il lavoro e la buona volontà potrà uscirne fuori. Mentre nel singolare tentenna, i risultati in doppio sono ben auguranti: gioca diverse finali, cambiando il proprio partner diverse volte, ma raggiungendo sempre il medesimo risultato. Il suo tennis migliora di partita in partita ed in maniera esponenziale anche nel singolare, sino alla vittoria ottenuta a Bournemouth del Great Britain F9. Gli avversari sono sorpresi dal suo modo di giocare tanto che non riescono ad opporsi minimamente alle badilate da fondo campo dell’inglese. Siamo a fine Aprile e Liam occupa la posizione numero 447 del ranking Atp. Da questo momento in poi comincia la grande cavalcata. Il bilancio, dalla vittoria conseguita nel future in terra britannica, sino ad oggi è incredibile: quattro titoli e tre finali raggiunte in doppio e tre titoli nel singolare contornate da due finali e tre semifinali. Un ottimo periodo quello in Nord America che gli ha permesso di balzare dalla 667esima posizione di un anno fa alla 332esima attuale. Due dei tre titoli vinti in questa stagione sono proprio gli ultimi due tornei disputati da Broady, prima a Winnipeg, in Canada e poi a Wrexham, in Gran Bretagna. Il futuro gli sorride e (passateci la battuta) i problemi affrontati negli ultimi anni sembrano ormai alle spalle…
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