di Sergio Pastena
Dopo averla letta ho cercato un secondo sito. Poi un terzo. Poi un quarto. Un po’ come quello che gira tutti i medici del paese per trovarne uno che gli dica che sta bene. E sì che il ragazzo l’aveva detto a Febbraio: “Farò in modo che non mi arbitrerai più”. Ma lo stupore resta. Quando leggi certe cose, infatti, non riesci a trovare frasi più adeguate di un rustico “Stan facendo la figura dei peracottari”. E la stanno facendo.
Ieri, infatti, Rafa Nadal ha candidamente confessato di aver chiesto all’ATP di non essere più arbitrato da Carlos Bernardes, colpevole di avergli chiamato quattro time violations a Rio de Janeiro. E ha aggiunto che è stato deciso di “prendere una pausa”. Oggi, come riportato da Ubitennis, ha negato di avere mai avuto problemi. “Nella mia carriera ho chiesto di non essere arbitrato da alcuni arbitri, poche volte” ha detto a Ubaldo Scanagatta in conferenza stampa, “non è la prima volta. E dopo pochi tornei era di nuovo un giudice di sedia nei miei match. Non ho mai avuto problemi con nessuno”.
L’umpire brasiliano, in effetti, facendo ciò ha commesso una violazione gravissima: ha infranto quella regola non scritta per la quale Nadal può infrangere come e quando gli pare la regola scritta per cui hai 25 secondi di tempo per servire. Nadal non ci sta mai dentro, mai: è impossibile, visto che solo i suoi tic pre-servizio gli portano via una quindicina di secondi. E con buona pace dei suoi fan la cosa vale per tutti i match, non solo per quelli di cinque set e cinque ore pieni di scambi lunghissimi: tanto per dirne una, qualche anno fa in un pezzo abbiamo documentato che la durata media dei punti di un match in cui Nadal aveva massacrato Leonardo Mayer era stata di 52 secondi, nuovo record ad Indian Wells.
Il discorso qui andrebbe diviso in due parti: una che se ne andrà e una che resterà.
Partiamo dalla seconda, decisamente più inquietante: l’ATP. Il tennis è un business, vero. Intorno al tennis girano show e televisioni, vero. Il tennis è individuale e ha il suo “core” nel privato, vero. Eppure qui la beneamata Association ha toccato il fondo. La ricusazione pubblica dell’arbitro è una cosa che manco un Moggi dei bei tempi avrebbe avuto il potere di fare. E badate bene: nel calcio casi del genere si sono verificati, ma formalmente sono state decisioni della Lega per tutelare la serenità del direttore di gara, non richieste delle squadre. Persino nel tempio del “That’s business”, comandato da tale Blatter, non si è arrivati al presidente che dice pubblicamente “Questo qui non ci arbitra più”. E invece qui abbiamo un atleta che si sente in diritto di dire la cosa in conferenza stampa. Nemmeno Blatter, signori. Nemmeno Blatter.
E veniamo a Nadal, che non è eterno ma ha ancora qualche anno di carriera davanti. Penso di poterne parlare con tranquillità di lui: pur non esprimendo mai un gioco tale da essere la mia tazza di tè, l’ho sempre rispettato: per la costanza, per la determinazione, per l’etica del lavoro, per la capacità di spostare più in là i propri limiti. E pur ammirando Federer ho cercato sempre di chiamarmi fuori dalle infantili e patetiche diatribe tra ultras, difendendo lo spagnolo dagli idioti che lo accusavano di doping senza uno straccio di prova. Insomma, tutto sono tranne che prevenuto.
Tuttavia, se devo essere sincero, a sto giro non ce la faccio nemmeno io: la violazione sistematica del time warning aveva aperto crepe nel mio rispetto, che si erano allargate con la minaccia bullesca di non giocare un Atp 1000 mandatory se ci fosse stata ancora la terra blu. Ora, con questa storia di Bernardes, le crepe sono diventate voragini: il rispetto, per quanto mi riguarda, è svanito. E se prima Nadal mi ricordava in maniera caricaturale la figura del Marchese del Grillo, ora mi riporta fastidiosamente alla mente Mastella che si incazza per la legge contro le raccomandazioni.
Fino ad ora ho sempre pensato che la presenza di uno come Nadal fosse positiva per il tennis, ora non lo penso più. Non di QUESTO Nadal. Perché da quando ha realizzato che, dovesse anche vincere questo Roland Garros, comunque non torneranno più i “Tiemp bbell ‘e na vota”, è diventato una specie di guappo. Immune da ogni regola, immune da ogni critica, immune da ogni arbitro.
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