di Alessandro Mastroluca
Nick Kyrgios un anno dopo. Dodici mesi dopo i nove match point salvati e la prima vittoria in carriera contro un top-10, ritroverà lo stesso avversario nel Manic Monday degli ottavi di finale. Ma non è più lo stesso Nick. Non è più un teenager, si è tatuato il 74, gli anni di nonna Julianah al momento della morte, a monito del senso di colpa per non essere andato a trovarla nei suoi ultimi giorni di vita.
Ha cambiato orizzonti e prospettive dopo la vittoria su Nadal, e una settimana prima di tornare lì dove tutto è iniziato, ha cambiato anche coach. E non è una di quelle decisioni prese a cuor leggero. Perché Todd Larrkham è stato e resterà più di un allenatore. L’ha seguito da quando ha 10 anni, gli è rimasto accanto per sette stagioni, prima che passasse con Simon Rea. E dopo il tonante successo sul maiorchino dell’anno scorso, è tornato al suo fianco per gestire i day-after e la nuova direzione che la sua carriera stava iniziando a perdere. “Mi ha aiutato immensamente” ha commentato, “gli sono grato per tutto quello che mi ha insegnato, per tutto quello che ha fatto per me, soprattutto l’anno scorso. Lo ringrazio di cuore, è stata una persona molto importante nella mia vita, resteremo comunque amici”.
Passaggi di crescita, svolte fisiologiche per un ventenne che dopo aver perso al Queen’s da Wawrinka in meno di un’ora, si è rifugiato in casa, almeno così ha detto, con la sua musica e solo i suoi amici più stretti a interrompere la solitudine e il flusso di esuli pensieri. Ma, e l’ha ricordato lo stesso svizzero, Nick spesso gioca con i media, si diverte a creare il suo personaggio, a far sì che siano i giornalisti a giocare con le sue regole e non il contrario. In campo e fuori, Nick va per la sua strada, senza margini, senza troppi spazi per la sicurezza, in campo, e per il politically correct fuori.
Contro Raonic si è preso la sua rivincita, con la martellante costante di 34 ace e di una percentuale di prime palle del 66%. “Mi aveva battuto l’anno scorso, ci avevo già perso due volte in uno Slam e non volevo che questa fosse la terza: mi sono detto che era la giornata adatta” ha raccontato. E tra racchette lanciate per aria, e raccolte al volo da un tifoso con una presa degna di un catcher di MLB, passanti fulminanti, esultanze coreografiche col gruppo di tifosi Aussie sempre colorati e in prima fila, la partita è diventata via via uno show. E quando può giocare il ruolo della vedette, Nick si trasforma.
È cambiato tutto, ha commentato, quando un tifoso con la maglietta di Batman gli ha gridato: “Tiragli un missile, Nick!”. Uno scatto, un clic, e il match ha preso un’altra natura, un’altra direzione. “Quando sono in quello stato d’animo, quando in campo mi sento rilassato allora gioco il mio tennis migliore: mi concentro e mi diverto”. Perché a tennis, è questa la sua filosofia di vita, “devi esprimere te stesso, è uno sport”.
Da una rivincita all’altra, ora si trova di fronte l’avversario che più desidera batterlo qui a Wimbledon, di quelli ancora in tabellone. “Ancora adesso mi fa male ripensare a quei nove match point” ha spiegato Gasquet dopo aver esacerbato e spinto forse al punto di non ritorno la crisi di identità di Grigor Dimitrov. “Lunedì sarà una rivincita, di sicuro. È vero, l’ho battuto in finale a Oeiras, ma era su terra battuta”. Peraltro, pochi giorni prima di partire, coach Bruguera gli aveva consigliato di non giocare in Portogallo, perché non aveva ancora recuperato completamente da una piccola ernia.
Non lo preoccupa la prospettiva di affrontare un avversario che protesta, che parla con gli arbitri, che chiama il pubblico dalla sua, che si esalta quando la temperatura in campo sale. “Non c’è nessun problema per me” ha spiegato, “ogni volta che ho giocato con lui, le cose sono sempre andate bene. Certo, non è un giocatore noioso da vedere e poi è simpatico. È un bene per il tennis”.
La chiave, spiega il francese, “sarà la qualità della mia risposta, perché ha uno dei servizi migliori del mondo”. La lettura tattica della partita non ha bisogno di esegesi particolarmente complesse, di sottigliezze e vantaggi da ricercare nei dettagli. Anche per l’australiano, si gioca tutto sui colpi di inizio gioco. “Il servizio sarà determinante” ha spiegato. “Gasquet metterà in campo di sicuro molte risposte e sarà molto solido da fondo. È un mago da lì dietro”, commenta l’australiano. E poi, a sentire Dimitrov, è anche nella sua forma migliore.
“Continuerò a giocare il mio solito tennis. Non penso di dover cambiare niente”. In fondo ha già cambiato abbastanza in un anno solo.
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