di Alessandro Nizegorodcew (Intervista realizzata per il quotidiano nazionale “Il Tempo” del 31-10-13)
Karin Knapp è pronta a difendere i colori azzurri nella finale di Federation Cup 2013, che vedrà in campo sabato e domenica (2-3 novembre, Cagliari) Italia e Russia. Le azzurre inseguono il quarto trionfo in otto anni, dopo i successi del 2006, 2009 e 2010. La Knapp, nata a Brunico il 28 giugno 1987, ha cambiato vita quattro anni fa: dopo due interventi al cuore e due ad un ginocchio, con i medici che non le garantivano di poter tornare protagonista nel mondo del tennis, ha deciso di seguire Francesco Piccari (suo allenatore e fidanzato) ad Anzio, dove vive ormai in pianta stabile dal 2009. Francesco e il fratello Alessandro hanno svolto insieme alla Knapp un lavoro certosino sul piano fisico, motivazionale e tennistico, riportando l’azzurra al numero 41 del ranking Wta, a pochi punti dalla miglior classifica di sempre (numero 35) raggiunta a 20 anni nel febbraio del 2008. Nel 2013 la Knapp ha raggiunto per la prima volta gli ottavi di finale in un torneo dello Slam, in quel di Wimbledon, conquistando nel corso della stagione altri prestigiosi piazzamenti.
Partiamo dalla stretta attualità e dalla convocazione per la finale di Fed Cup. Speravi in una chiamata di Barazzutti?
«La speranza di essere convocata sinceramente non è mai mancata in queste ultime settimane, perché sto attraversando un ottimo momento di forma. Corrado Barazzutti mi aveva contattato affinché partecipassi alla finale come «quinta» convocata non ufficiale, ma alla fine, grazie anche alla rinuncia di Francesca Schiavone, faccio parte della squadra».
Una ciliegina sulla torta dopo una stagione 2013 fantastica…
«Lo considero un premio per una grande annata. Sono felicissima, anche perché il gruppo è molto coeso e ci stiamo preparando al meglio per la finale contro la Russia».
Una finale che si giocherà contro una rimaneggiata Russia. Il ct slavo Tarpischev ha già dichiarato che non hanno alcuna possibilità di vincere. Non temi possa essere un problema partire così nettamente favorite?
«Le parole non contano, contano i fatti. Alla fine si scende in campo, si gioca a tennis e noi siamo pronte per affrontare al meglio ogni situazione e difficoltà. La Kleybanova, in particolare, è una buonissima giocatrice (ex top-20; ndr) e bisognerà fare molta attenzione. Le altre russe non le conosco bene».
Se ti avessero detto a fine 2010, quando sei finita fuori dalle prime 500 giocatrici al mondo, che oggi saresti tornata a ridosso delle prime 40 e in finale di Fed Cup, ci avresti creduto?
«Io ho sempre creduto di poter tornare a questi livelli, anche quando alcuni medici mi avevano fatto capire che non sarebbe stato possibile. Il pensiero di tornare nel gotha del tennis, a quel tempo, era un sogno fantastico, che per fortuna si è realizzato. Ad inizio 2013 l’obiettivo era quello di tornare tra le prime 80, ma le cose sono andate ancora meglio».
A cosa è dovuto questo salto di qualità e in cosa puoi ancora migliorare?
«Insieme ai miei allenatori abbiamo lavorato moltissimo sul servizio e oggi sono molto più sicura sia sulla prima palla che, soprattutto, sulla seconda. Ho acquisito consapevolezza nel mio tennis e sento di potermela giocare con avversarie di alto livello su tutte le superfici. Devo migliorare nel gioco di volo e dal punto di vista fisico».
Quali sono i pro e i contro di avere un fidanzato/coach?
«Durante i viaggi lunghi e i momenti di relax durante un torneo è normale che sia positivo avere Francesco accanto, ma allo stesso tempo il nostro rapporto è aiutato molto da Alessandro, con il quale spesso giro per tornei, che ci permette, in parte, di dividere le nostre vite private da quelle professionali».
Se dovessi scegliere un torneo nel quale compiere l’exploit nel 2014, quale sarebbe?
«Non ho dubbi nel rispondere Roma. Il mio sogno è il Foro Italico».
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