Allie Kiick: “L’America è sempre un luogo di opportunità”

Kiick

di Daniele Sforza

Se si parla di tennis femminile, a un appassionato di tennis il primo nome che viene in mente è quello di Serena Williams. Serena ha ormai 33 anni e anche se comincia ad avere qualche problema fisico continua a dominare il circuito femminile. Per fortuna dell’America dietro di lei e per il futuro del tennis americano non c’è il vuoto,anzi. Ci sono 11 top 150 che hanno 21 o meno anni, ultima di queste è appunto Alexandra “Allie” Kiick, nata a Fort Lauderdale, Florida, il 30 Giugno del 1995. Allie da quando ha preso la racchetta per la prima volta, a 9 anni, non ha più lasciato il campo da tennis, se non fino allo scorso luglio. Ha trionfato in alcuni tornei junior, raggiungendo la top 15 e si è confermata a livello Pro entrando nelle top 150 e raggiungendo il best ranking poche settimane fa al numero 136, grazie ai tanti buoni risultati di inizio stagione, tra cui la qualificazione ad Indian Wells. Poi quel maledetto match di Wimbledon, l’infortunio e tutto il resto che è seguito. Si parla di questo,della situazione del tennis in America, dei college americani e di tanto altro ancora.

Quando hai iniziato a giocare a tennis?
Ho iniziato a giocare a tennis quando avevo appena 9 anni. Durante tutta la mia infanzia ho sempre praticato sport, ho giocato a flag football, calcio, basket, softball ma lo sport che praticavo di più era il calcio. La mia migliore amica che era nella squadra era una tuffatrice, il suo nome era Kassidy Cook, così ho voluto praticare uno sport in cui se avessi fatto qualcosa tutto il merito andasse a me. Mia madre mi suggerì il nuoto però non mi piacque molto. Così mi propose il tennis e dal momento in cui sono entrata nel campo mi sono letteralmente innamorata di questo sport.

È stato amore a prima vista ma sapevi che dovevi lavorare sodo per raggiungere i tuoi obiettivi. Quando hai capito che il tennis poteva essere la tua vita e non più un hobby?
Non l’ho capito fino all’età di 16 anni, quando ho deciso di voler perseguire una carriera da professionista. Poi tutto questo è diventato realtà quando all’età di 18 anni ho scelto il percorso da tennista pro a quello del college. A differenza della maggior parte degli altri lavori nel mondo non c’è un reddito preciso, il denaro arriva nel momento in cui fai bene e quando non riesci sei fregata. è decisamente stressante come lavoro ed difficile per chiunque lasciare da sola una diciottenne.

Hai iniziato giocando tornei junior e ottenendo un ottimo ranking (top 15), giocando con ottime tenniste quali Bouchard,Townsend, Konjuh, and many others. Qual è il tuo ricordo più bello di questi anni?
Non penso di avere il mio più bel ricordo nel periodo junior (risata) ma se dovessi sceglierlo, sarebbe la mia prima vittoria nel Grade 1 a Carson,California. Oppure quando ho vinto l’Orange Bowl negli under 16, quella vittoria è stata una svolta importante per me. Per quanto riguarda il ricordo più bello della mia intera carriera, è sicuramente la qualificazione per Indian Wells, quest’anno. Penso a questo momento ogni singolo giorno.

Come mai hai scelto proprio quest’ultimo?
Ho scelto questo perché non stavo ottenendo molto nei tornei precedenti a questo e avevo perso fiducia. Nonostante questo, tutta l’atmosfera, le persone, il mio allenatore, i miei amici venuti a vedermi, la combinazione di tutto ha fatto di questo un momento speciale. Non faccio trasparire molto le emozioni quando gioco ma mi ricordo esattamente il match point, quasi come fosse ieri, e ricordo me stessa guardare il mio allenatore e sorridere dopo che la mia avversaria aveva buttato la pallina a rete.

Passiamo alla tua condizione fisica ora. Ti sei ritirata nei tuoi ultimi due match. Il primo in un 25k in Svezia, il secondo dopo i primi 3 games nelle qualificazioni degli Us Open. Cosa è successo? Ti sei infortunata?
Si. Quando stavo giocando il mio primo turno di qualificazione a Wimbledon stavo semplicemente camminando sull’altro lato quando ho sentito questo dolore lancinante e veramente acuto al ginocchio ma ero determinata a finire il mio match e l’adrenalina mi ha fatto dimenticare del dolore. Dopo il mio match zoppicavo malamente e sentivo molto dolore. Non pensavo a niente di questo perché non avevo mai avuto infortuni gravi durante la mia carriera,avevo avuto solo infortuni leggeri che durano un giorno o due quindi non pensavo che ci fosse qualcosa di cui preoccuparsi. Il giorno dopo,delusa per la mia sconfitta, ho deciso di lavorare duramente in palestra. Stavo facendo squat con 120 Ibs, ho corso 3 miglia a intervalli di mezzo miglio e mi stavo distruggendo le gambe solo perché volevo migliorare me stessa. Sono stata in palestra per più di 3 ore e non ho sentito molto dolore al ginocchio, quindi ho pensato che avevo ragione sul fatto che fosse un infortunio leggero. Inoltre per finire il mio tour europeo, dovevo giocare un 25k in Svezia. Volevo assolutamente entrare nel Main Draw degli Us Open senza una Wc. Così quando sono arrivata in Svezia il mio ginocchio ha cominciato veramente a farmi male durante i primi allenamenti. Non ero ancora preoccupata. Ho gestito il mio match di primo turno nonostante il dolore fosse piuttosto forte e dovevo giocare il doppio quella sera. Sono tornata in hotel e mi sono stesa per un paio di ore e quando mi sono alzata sono crollata a terra. La mia migliore amica, Heidi El Tabakh (tennista e mia compagna di doppio) mi ha dovuto aiutare. Il mio ginocchio si era gonfiato come un pallone e il dolore era orribile e posso dire che ho una buona tolleranza del dolore. A questo punto stavo lottando per camminare e prendere la decisione di cancellarmi dal doppio. Il giorno dopo era libero per fortuna e non ho nemmeno messo un piede in campo. Mi sono semplicemente seduta e ho visto il match di Heidi. Il giorno dopo era il giorno del match. Con gli Us Open nella mente ero determinata a giocare e a provare. Peccato che a questo punto non potessi servire, non potevo correre e stavo quasi galoppando per prendere le palle. Così sul 6-6 sono uscita dal campo, sono tornata a casa 3 giorni dopo e ho subito fatto una risonanza magnetica. La diagnosi era quella di una contusione ossea e subito il mio pensiero era quello: “ Vabbe non è niente”. Però lasciami dire qualcosa, dipende da quanto è profonda la contusione, infatti ci possono volere anche 6 mesi per curarla.. Sarebbe stato meglio se si fosse rotto qualcosa, perché in quel caso mi avrebbero ingessato per 6 settimane e poi ero libera di andare. Comunque, essendo una tipica atleta ho pensato che il dottore fosse pazzo quando mi disse che probabilmente non potevo fare gli Us Open.  Non mi ero allenata al massimo ma volevo andare avanti. Ho fasciato il mio ginocchio, per quanto possibile, preso qualche Advil e dato tutto ciò che avevo. Pensavo davvero di avere una possibilità ma quando sono uscita per tirare un rovescio, ho sentito dolere ed è stato atroce. Ho chiamato il fisioterapista e volevo continuare ma mi hanno detto che potevo rovinare la mia carriera, quindi ho deciso di ritirarmi. Ero devastata. Penso che quest’infortunio non poteva scegliere un momento migliore per arrivare. Ero numero 136 senza punti da difendere in tutta l’estate e penso che ero una buona candidata per la Wc agli Us Open. Così sono ora qui, al 5 mese di quest’infortunio. La scorsa settimana ho finalmente avuto l’ok del mio dottore ma mi ha detto che così stiamo spingendo un po quindi se sento dolore mi devo fermare. Ho provato e sentivo dolore quindi mi sono presa un’altra settimana di riposo. Sono uscita oggi e per la prima volta ho visto enormi progressi. Sto solo giocando dalla riga di fondo ma almeno sono in grado di giocare, sto facendo una terapia fisica ogni giorno e una grande parte del mio problema è la forza. La mia gamba era il doppio di quanto è ora.

10720959_10204842971652358_198640576_nCosa pensi a riguardo della situazione del tennis in America? Nel circuito maschile ci sono tanti problemi poiché manca il campione, nonostante ci siano molti buoni giocatori. Nel Femminile c’è Serena ma ci sono ottime giovani tenniste emergenti come Stephens, Towsend, Duval (che ha sconfitto il cancro recentemente), Davis,Necc. Chi pensi possa raggiungere i migliori risultati in carriera? Spesso in America i giocatori vanno al college e poi decidono di giocare tennis a livello Pro. Cosa pensi a riguardo di questa scelta? Hai mai pensato di prendere una decisione del genere?
Tutto l’argomento a riguardo del tennis americano ha creato una grande discrepanza in questo momento. Non riesco davvero a rispondere al perché ora gli uomini fatichino. Potrebbe essere mancanza di determinazione? Non penso sia causa del metodo di allenamento americano poiché molti stranieri si spostano qui per allenarsi, solitamente per allenarsi nelle più prestigiose accademie. Per quanto riguarda le ragazze credo che abbiamo diverse promesse di ottimo livello. Per quanto riguarda chi possa arrivare al top penso che sarà quella più determinata a raggiungere i propri obiettivi. Entrano in circolo diversi fattori, uno di questi è quello di stare bene fisicamente. Vicky Duval è una delle mie più care amiche nel tour ed è un esempio perfetto. Le cose possono accadere in qualunque momento della vita, a volte le puoi controllare a volte no. Che sia infortunio, malattia o qualunque cosa sia. Le cose accadono e non possiamo prevedere il futuro. Anche alcuni dei migliori giocatori possono avere un crollo. Puoi essere il migliore per un anno e poi subire una lunga serie di sconfitte. È semplicemente il tennis. Ho discusso per molto tempo su quale potesse essere il percorso giusto per me. Il College è veramente troppo importante al giorno d’oggi. Ho effettivamente visitato diverse scuole e ho definitivamente pianificato di andare per un anno; alla fine ho finito per impegnarmi con l’Università della Florida che era posizionata al primo posto della nazione all’epoca. Inoltre ho cominciato a fare veramente bene nel circuito Pro e stavo guadagnando molti soldi. Tuttavia,a causa di una regola dell’NCAA(afferma che se sei un amatore puoi prendere soltanto i soldi delle spese), non ero in grado di accettare la maggior parte del denaro.Così in molti tornei in cui sono andata, ho guadagnato più delle spese e non potevo mai accettare il resto dei soldi. Finalmente, dopo aver raggiunto molti buoni risultati nei tornei ho deciso di prendere tutti i soldi ricevuti quando ho raggiunto la finale nel 50k di Charlottesville. Da questo momento in poi non mi sono più guardata indietro e non ho mai avuto rimpianti a riguardo di questa decisione. Tornando alla parte riguardante il college posso dire che il college è pazzesco solo per il fatto che puoi divertirti, acquistare esperienza, amici e conoscenza. Ovviamente essendo una 19enne penso a dove potrei essere se avessi proseguito la scuola. Guardo le foto degli amici con cui sono cresciuta e sembrano vivere il tempo della loro vita mentre io guardo le mie foto in palestra. Il mio sabato sera consiste nel lavorare e poi riposare il mio corpo in modo che esso possa essere pronto per il torneo o per l’allenamento. Non c’è dubbio che i sacrifici siano una grande parte della tua vita ma come ho detto prima non cambierei la mia decisione per nulla al mondo. Non molte persone possono alzarsi la mattina dicendo che amano quello che fanno ma io posso. Passare pro mi ha fatto mancare la cosiddetta “esperienza del college” ma passare pro mi ha anche portato in posti che la maggior parte delle persone non ha mai visto nella sua vita, e questo mi ha portato a maturare molto più velocemente. Penso di aver guadagnato così tanta conoscenza sul mondo che non credo di aver potuto impararla così bene a scuola. Ovviamente ognuno di noi è diverso. Penso che alcune ragazze abbiano bisogno di tempo per maturare o abbiano bisogno di tempo per migliorare il proprio ranking. Così come per l’Atp, io penso che tutti gli uomini debbano andare al college, perché non si può paragonare un ragazzo a un uomo. Attualmente sto prendere lezioni online di college perché voglio assolutamente prendere un diploma, che sia numero 1 nel mondo o numero 1000. Penso che sia abbastanza importante essere capace in futuro di poter conseguire un’altra carriera che non sia quella del tennis.

Hai giocato la maggior parte dei tornei in America. Quanto è importante vivere in una nazione del genere?è più semplice per un giocatore muoversi qui e risparmiare denaro? Cosa pensi a riguardo dei montepremi nel tennis? Pensi che un tennista debba spostarsi in America per allenarsi?
È molto importante perché l’America è un luogo di opportunità. Abbiamo una fantastica federazione (la Usta, United States Tennis Association) che supporta tantissimo i giocatori americani. Spostarsi negli States è molto più costoso rispetto alle altre nazioni. Specialmente se ti vuoi allenare in una delle nostre accademie… Penso che i montepremi siano decisamente bassi a meno che tu non sia top 150. Vedo ragazze andare di torneo in torneo per cercare di fare soldi e sperare in un colpo grosso in modo da tirare su due soldi. Tra il viaggio, il coach, gli allenatori, gli hotel è davvero difficile riuscire a guadagnare qualcosa. Io penso che l’America abbia molte ottime accademie per migliorare il gioco dei tenniste, nonostante questo ci sono molte altre nazioni con ottime accademie. Una delle più conosciute è quella a Parigi. Molte ragazze amano allenarsi in nazioni diverse perché ogni accademia ha qualcosa da insegnarti. L’accademia a Parigi può aiutarti tantissimo con il tuo gioco sulla terra mentre la maggior parte della accademie americane possono aiutarti con il gioco sulle superfici veloci.

Chi è il tuo allenatore? Passando al tuo modo di giocare, cosa puoi dirci? Qual è il tuo colpo migliore e su cosa invece pensi di dover lavorare?
Il mio allenatore è Harold Solomon che ha base a Fort Lauderdale, Florida. È il mio allenatore da 5 anni e ora è quasi come un secondo padre. Il mio colpo migliore è sicuramente il mio rovescio da dietro la riga. Provo ad usare questo colpo molto e raramente mi tradisce, anche se può succedere. Per quanto riguarda il miglioramento posso sicuramente essere più aggressiva. Penso che le persone vedranno un grosso cambiamento in quanto quando tornerò da quest’infortunio cercherò appunto di essere molto più aggressiva.

Un paio di curiosità. Il tuo nome è Alexandra ma ti chiamano Allie, come mai? Cosa fai nel tempo libero? Se dovessi descriverti a parole, cosa diresti?
Ho cambiato il mio nome con Allie solo per quanto riguarda l’Itf e la Wta. Il mio vero nome è Alexandra. I fan e i media hanno sempre pensato il mio fosse un diminutivo di Alex. Se qualcuno quindi mi chiama Alex non lo correggo di certo…ma Allie è sempre stata una mia piccola fissazione. Nel tempo libero mi piace essere semplicemente una bambina. Non importa quello che fai nella vita, a volte devi soltanto divertirti. Amo giocare sport diversi, amo il wakeboard, lo snowboard. Essere attiva mi rende solo felice ed ecco perché sto morendo a causa di quest’infortunio! Se dovessi descrivermi a parole, direi che sono premurosa, divertente, alla mano, avventurosa, atletica e di animo gentile.

Hai detto che la tua migliore amica è Heidi El Tabakh, quanto è difficile essere amica di qualcuno che potrebbe essere tuo avversario? Quanto è difficile mantenere le amicizie fuori dal campo?
Fortunatamente io e Heidi non abbiamo mai giocato contro, è sicuramente difficile giocare con un’amica anche se siamo professionisti e sappiamo che nel momento in cui entriamo in campo la nostra amicizia finisce per poi tornare quando ci stringiamo la mano a fine match. Molte ragazze tendono a escludere se stesse dalle altre ragazze per questa ragione. Non ho mai creduto in questo perché sei sempre circondata dalle stesse ragazze e avere e fare nuove amicizie è una grande chance che il tennis ti da. Lavoriamo tutte sodo, e diamo la nostra vita a questo sport, per questo rispetto tutte le tenniste fuori dal campo. Wozniacki e Serena sono un esempio perfetto, sono molto amiche ma sono anche due delle tenniste migliori al mondo.

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