Ad Eastbourne, nell’ultimo torneo prima di Wimbledon, ci siamo trovati di fronte al primo successo nel circuito professionistico di Belinda Bencic, classe ’97, considerata da anni come una predestinata. Per la sua età, la svizzera continua ad essere la più forte ma dietro di lei ci sono tanti altri nomi, come quello di Aljona o Jelena (se preferite e considerate il profilo Itf) Ostapenko, nata a Riga l’8 giugno del 1997.
Chiariamo subito questo punto riguardante il nome, con l’aiuto di sua madre. Ex coach di tennis, ci dice che per ragioni burocratiche all’epoca (negli anni ’90) non era possibile chiamarla Alena e di conseguenza decisero di chiamarla Jelena e così era sempre risultato nei documenti. La legge poi cambiò ma modificare i documenti era problematico e decisero di lasciare le cose così come stavano.
A 3 anni presa in mano la prima racchetta la madre si accorse subito del suo enorme talento e, senza forzare la volontà della figlia, cominciarono a percorrere questa strada, scelta che sicuramente, stando ai risultati di oggi, non si può definire errata.
Poi la danza affiancava il tennis in questo percorso, con la lettone vera e propria amante della samba e del tango, ma continuare a praticare entrambi gli sport, a buoni livelli, era impossibile e così, come spesso accade, bisognava operare una scelta. Jelena non ci pensò due volte e abbandonò la danza scegliendo il tennis, anche se oggi, quando può, torna nella sua scuola per danzare.
Quando può, perché di certo non è facile mettere insieme più cose: doveri (la scuola) e hobby. Dovete sapere infatti che la lettone continua ad ottenere buoni voti a scuola (le manca un anno e viaggia su una media del 9), studia più lingue (inglese e francese) e gioca a livello professionistico, con ottimi risultati, anche a beach tennis.
Tornando indietro, nel suo periodo adolescenziale si spostò in America alla Nick Bollettieri Academy, la scuola da cui è uscita Maria Sharapova. La Florida, anche per il clima e per i numerosi campi da tennis, resta tra i suoi luoghi preferiti. Qui ha avuto modo di migliorare quel rovescio bimane che la caratterizza e che è semplicemente fantastico: un colpo con cui decide esattamente dove piazzare la palla e che toglie il fiato alle avversarie. Un colpo che magari avrà imparato vedendo le gesta di Kim Clijsters, il suo idolo insieme a Justine Henin.
Jelena vuole imitarle e si è imposta di raggiungere in carriera la top 5, perciò sta continuando la sua ascesa verso i piani alti del ranking Wta ormai da tre anni, in cui ha conquistato 6 titoli (5 10.000$ e un 50.000$, quest’anno a S.Pietroburgo) e, per il momento si vede proiettata verso la top 100 (è numero 144, best ranking), seconda della sua età con un ranking del genere (la sola Bencic è avanti).
A Wimbledon ha iniziato con la prima vittoria in carriera contro una top 10, top 5 nella classifica Race, la spagnola Suarez Navarro con un punteggio eloquente di 6-2 6-0 che non lascia scampo a possibili scuse. Un dominio incontrastato della lettone, che non ha lasciato giocare la spagnola, sicuramente più in difficoltà, rispetto al solito, su una superficie del genere. Se poi si vedono le statistiche e si leggono i 30 vincenti della lettone, contro l’unico della spagnola si capisce ancora di più quanta differenza ci fosse in campo.
Questa vittoria permette alla lettone di continuare la striscia positiva di vittorie sui campi di Wimbledon, visto che lo scorso anno si impose nel torneo junior, diventando la prima lettone a conquistare questo torneo, seppure a livello juniores. Ora ad attenderla ci sarà la francese Kiki Mladenovic, autrice di una prima parte di stagione fantastica e buona giocatrice anche su erba, vista anche la vittoria ottenuta un paio di settimane fa contro Simona Halep. Una cosa è sicura, lo spettacolo non mancherà e, citando Ligabue, il meglio deve ancora venire…
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