Lo Sport non può tutto…

di Alessandro Nizegorodcew (Articolo tratto dal quotidiano nazionale “Il Tempo” del 14-10-2013)

Dieci ottobre, torneo di Tashkent, Uzbekistan. Il tennista tunisino Jaziri, numero 169 del mondo, deve affrontare nei quarti di finale l’israeliano Weintraub, ma non si presenta. La versione ufficiale parla di un infortunio al ginocchio, ma la verità è un’altra. La FFT, la federazione tunisina, ha contattato Jaziri nella giornata di mercoledì comunicandogli il divieto di prendere parte all’incontro. Il motivo? La Tunisia rifiuta ogni tipo di relazione con Israele, in solidarietà con il popolo palestinese. Il presidente dell’istanza federale, Selma Mouehli, ha affermato di aver «inviato delle email al tennista proibendogli di giocare anche se avrebbe dovuto affrontare sanzioni sportive». La decisione ultima è stata presa dal governo tunisino, in accordo con il Ministero dello Sport e la FFT, senza però fornire al giocatore una comunicazione ufficiale. Un dettaglio non di poco conto se si considera che la Federazione Internazionale (ITF) potrebbe comminare a Jaziri una pesante squalifica. Ex numero 69 della classifica Atp, Malek Jaziri è una sorta di eroe nazionale in patria. «Potrebbe essere paragonato a ciò che rappresentano Totti e Del Piero in Italia – spiega Fabio Lavazza, coach italiano che ben conosce Malek – ed è stato protagonista nel suo paese di importanti pubblicità televisive. Purtroppo questa notizia non mi sorprende: ho incontrato Jaziri in un recente torneo e ci siamo confrontati su molti argomenti, sportivi e non. Era in attesa del sorteggio del successivo challenger di Istanbul, con la speranza di non capitare contro Sela, tennista israeliano, poiché il governo non gli avrebbe permesso di scendere in campo. Sono convinto al 100% che, fosse dipeso da lui, Malek avrebbe affrontato Weintraub a Tashkent». La vicenda Jaziri è stata accolta in maniera variegata dall’opinione pubblica tunisina: molti sono d’accordo con la scelta del governo, altri ritengono che sarebbe dovuto scendere in campo e vincere, dimostrando la sua superiorità tennistica. Difficile sapere a quale tipo di ritorsioni sarebbe andato incontro Malek nel caso fosse sceso in campo, ma la scelta di ritirarsi lascia intuire che la vicenda sia piuttosto seria. La certezza è che la «querelle-Jaziri» non è stata un vicenda isolata: nel mese di luglio la giovanissima tunisina Ons Jabeur, classe 1994 e campionessa del Roland Garros Junior nel 2011, si è ritirata durante i quarti di finale del torneo Wta di Baku avanti nel punteggio 6-3 4-1 sulla Linette. Al turno successivo l’avversaria sarebbe stata l’israeliana Shahar Peer. La Jabeur dichiarò che l’infortunio era così serio da precluderle anche la partecipazione ai successivi Us Open, ai quali prese regolarmente parte. Anche la scherma ha vissuto un momento analogo, nel 2011, durante i Mondiali di Catania, quando la tunisina Sarra Besbes scese in pedana ma si rifiutò di combattere contro l’israeliana Noam Mills. Il tennis ha sempre cercato di superare i problemi politici. L’esempio lampante è stato l’Indo-Pak Express, coppia di doppio formata da Qureshi (pakistano) e Bopanna (indiano). Lo sport è riuscito a superare molte barriere politiche, ma evidentemente non tutte.

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