di Paolo Angella
Vi abbiamo presentato nei giorni scorsi Lucrezia Stefanini, che si è aggiudicata la possibilità di disputare le prequalificazioni agli Internazionali BNL d’Italia. Con lei ci sarà anche il fratello, Jacopo Stefanini, che ha vinto il torneo Open che metteva in palio la possibilità di andare al Foro Italico sempre al Match Ball di Firenze.
Jacopo, venti anni appena compiuti, ha avuto una buona carriera junior che l’ha portato ad essere il numero 138 del mondo e a disputare gli Australian Open Junior. Poi qualche problema fisico ha rallentato il suo ingresso nel tennis professionistico, ora è al numero 1156 del ranking e sta tendando le qualificazioni in diversi Futures in giro per il mondo. Lo incontriamo per parlare della sua qualificazione alle prequali degli Internazionali BNL d’Italia e della sua carriera.
Ti sei aggiudicato la possibilità di fare le prequali agli Internazionali. Raccontaci il torneo di Firenze che hai vinto.
“Sì, ho vinto al Match Ball Firenze, disputando un ottimo torneo, non ho mai perso un set e in ogni partita che giocavo il mio livello si alzava. Per vincere ho battuto al primo turno Andrea Taliani di ranking 2.4, nei quarti ho giocato con Claudio Grassi, che è un mio compagno di squadra con ranking 2.2, in semifinale ho battuto Daniele Capecchi (2.1) ed in finale ho superato Adelchi Virgili, che nella sua intervista mi ha salutato e citato, e voglio fare altrettanto con lui, dato che, come ho sempre detto, lo stimo tantissimo ed è una persona fantastica! Comunque ho passato una magnifica settimana anche perché è uno dei pochi tornei che ho potuto giocare vicino a casa con amici e familiari che sono venuti a vedermi. La vita del tennista è parecchio solitaria, se qualche volta c’è qualcuno a fare il tifo, per me, è sempre un momento particolare. Sono partito consapevole dei miei mezzi, sapendo che potevo disputare un gran torneo. Il lavoro che ho fatto durante l’inverno ha dato i suoi frutti”.
Non hai mai giocato a Roma, al Foro Italico. Qualche tuo amico tennista ti ha raccontato momenti particolari vissuti al Foro?
“Non ho mai giocato a Roma, quando ero piccolo con il circolo dei miei genitori andavo a vedere i campioni. Quest’anno calcare quei campi mi darà una sensazione incredibile. Mi hanno sempre detto che le condizioni sono particolarmente veloci. Per essere terra rossa la palla viaggerà molto”.
Arrivare alle “vere” qualificazioni o addirittura al main draw sarà durissima, pensi di avere chances?
“Voglio interpretare queste prequali come se ogni partita fosse una finale. Non voglio pormi obiettivi o pensare a chissà che cosa. Partita dopo partita vediamo cosa può accadere. Devo giocare concentrato e fiducioso di quello che faccio in campo, poi se arriverà la qualificazione benissimo, altrimenti sarò soddisfatto lo stesso”.
Sei arrivato a ridosso del numero 1000 ATP con il tuo best ranking con 8 punti. E’ quello che ti aspettavi o sei un po’ deluso nel passaggio da junior a pro?
“Sfortunatamente il passaggio da junior a pro non l’ho vissuto benissimo. L’ultimo anno junior, al Bonfiglio ho avuto un problema al polso che mi ha lasciato lontano dai campi per 5/6 mesi. Riprovavo a rientrare ogni tanto ma il dolore non mi passava fino a quando ho deciso di fermarmi del tutto e curarmi come si deve. Gli infortuni sono snervanti, il tempo non passa mai. Sinceramente pensavo di essere più in alto in classifica in questo momento, però mi sento bene in campo, mi alleno bene e cerco di essere sempre concentrato in ogni momento delle partite. Sono convinto che i risultati prima o poi arriveranno, il lavoro paga, sempre, ne sono convinto”.
Gli obiettivi a breve, media e lunga scadenza. A fine anno con quale ranking pensi di poter arrivare?
“Non voglio fissare degli obiettivi riguardo la classifica. Secondo me il segreto sta nel giocare ogni settimana con la stessa determinazione e concentrazione di sempre. Ormai a tennis giocano bene tutti, la differenza la fa la testa. In questo modo sono sicuro di arrivare alla fine dell’anno con la classifica che mi compete”.
Organizzazione dei Futures. Pensi che diano troppi pochi soldi e troppi pochi punti?
“Penso che, ora come ora, i Futures siano veramente un bagno di sangue. Sono troppe le spese e sono troppi pochi i guadagni. Vincendo un torneo se porti l’allenatore con te fai pari con le spese (forse). I Challenger sono già un altro mondo, anche le condizioni sono nettamente migliori. Ci sono dei campi in cui ho giocato delle partite Futures al limite del regolamentare”.
Hai giocato quasi sempre sulla terra rossa. Immagino sia la tua superficie preferita. Non ti trovi bene sul veloce oppure è solo stata una scelta logistica?
“Mi piace molto la terra rossa perché posso fare quello che amo di più ovvero contrattaccare. Anche il cemento non mi dispiace, verso la fine dell’anno infatti ho già programmato qualche trasferta in tornei con superfici veloci, dove posso sfruttare il mio servizio. Devo abituarmi a giocare sul veloce perché ormai il tennis è fondamentalmente giocato su campi veloci. E’ solo una questione di abitudine, il cemento mi aiuta fra l’altro anche per il gioco di volo”.
Descrivi il tuo gioco. Hai un colpo risolutivo? Dove invece sei consapevole di dover migliorare molto?
“Ho un gioco aggressivo e come ho già detto prima mi piace contrattaccare. Sicuramente il diritto è il colpo con cui faccio più punti, cerco di avere il dominio del gioco e cerco di costruirmi i punti senza attendere l’errore dell’avversario. Il servizio mi sta dando una grossa mano, credo che sia il colpo che ho migliorato di più negli ultimi anni. Le percentuali stanno crescendo sempre di più ed anche la sua efficacia ha fatto progressi. Il rovescio resta un colpo solido su cui devo migliorare in fase di spinta. Sto lavorando molto anche sull’aspetto mentale. Sto cercando di avere dei momenti di concentrazione in cui penso solo ed esclusivamente a quello che devo fare, una sorta di meditazione in campo. E’ importantissimo cercare di centellinarsi ogni punto e dargli importanza. La differenza tra un junior è un pro credo che sia proprio questa. Un ragazzo giovane gioca di più senza pensare, un pro ha tutto in testa. Faccio anche degli esercizi anche fuori dal campo per cercare di sviluppare maggiormente questa attitudine mentale e mi stanno aiutando parecchio”.
Parliamo del rapporto con i tuoi genitori che sono anche i tuoi allenatori. E’ difficile? Ti sgridano troppo? Hai mai pensato di provare con un allenatore diverso?
“Il rapporto con i miei genitori non è semplice, penso che il problema essenziale sia nel fatto che loro mi vedono troppo come figlio e io troppo come babbo e mamma, comunque è merito loro se sono arrivato fino a qui e li ringrazio con tutto il mio cuore per quello che fanno per me. Sono consapevole che ogni loro azione è solo ed esclusivamente per il mio bene mio e di mia sorella, su quello non ho mai avuto dubbi. Quest’anno ci siamo allenati al Tennis Club Prato dove gioco la serie A e al Tennis Club Carmignano, il circolo dei miei genitori. Comunque non basterebbe tutta l’intervista per ringraziare i miei genitori. Ringrazio anche il nostro professore d’atletica, sempre presente, Stefano Giusti”.
Parliamo della vita di un ragazzo che compie 20 anni in Tunisia lontano da molti amici. Quanto è dura fare il tennista? Lo consiglieresti comunque a tutti? Ti è mai venuta voglia di smettere?
“Penso che la vita del tennista sia dura. È vero, ci sono dei momenti snervanti e stressanti, dei momenti che preferiresti essere da un’altra parte, ma sono sempre stato un ragazzo positivo e guardo il lato bello, quello felice. Sono immerso nel mondo dello sport che ho scelto fin da piccino, sperando un giorno di poterlo interpretare negli scenari e nei palcoscenici più grandi. Quale è il problema? Qualche giorno fuori casa o qualche compleanno festeggiato di sfuggita? Bisogna fare dei sacrifici. È uno sport per lottatori e io sono pronto a lottare. Ci sarà tempo per stare a casa”.
Infine raccontaci quali sono i tuoi hobby, cosa fai quando non sei impegnato in allenamenti e partite? Hai idoli sportivi, tennisti e non?
“Sono un grandissimo tifoso della Fiorentina e la seguo praticamente sempre. Appena posso vado a vederla allo stadio. In questo periodo non mi sta regalando grandi gioie, ma la squadra del cuore non si può non seguire! I miei Idoli sono Novak Djokovic e il calciatore Stevan Jovetic”.
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