Itf Femminili: Tutto sul 2010


di Luca Brancher
Chudiamo il ciclo delle analisi sui circuiti del tennis professionistico: spazio a quello minore “rosa”
Roma – Celebrare: questo è stato uno degli scopi principali degli articoli che, in queste ultime settimane, avete visto comparire su questo sito a mia firma. A permettermelo la possibilità di definire, statistiche alla mano, quali siano stati i protagonisti dell’anno 2010, perché i numeri sono numeri e non possono ingannare, per quanto questi debbano essere sempre relativizzati rispetto al contesto di cui vogliamo parlare. Però, differentemente da quanto fatto in precedenza, invece che da una regina, oppure da una rapida esposizione sulla consistenza del calendario ITF femminile, voglio partire con qualcuno che, questa stagione, non la metterà nel suo archivio in seguito ad episodi marcatamente positivi. Proprio no. Ashley Krysiak, 18 anni, dall’Australia, vanta infatti, tra i record negativi, probabilmente il peggiore: per ben 18 volte, infatti, nel corso degli ultimi 12 mesi, è scesa in campo per una partita valida per una competizione internazionale e in nessuna di queste è uscita vincitrice. Un record di 0-18 che la pone al primo posto della graduatoria delle giocatrici con il maggior numero di rovesci tra coloro che non hanno ottenuto alcun successo. E dire che, ad ulteriore aggiunta alla gravità del suo retaggio stagionale, Ashley non si è limitata, come la maggior parte delle sue connazionali avvezze alla scena ITF, a disputare tornei organizzati nel suo continente, ma si è spinta ben oltre, recandosi in Portogallo, Germania, Olanda, Belgio, Gran Bretagna, Romania, Austria, Rep. Ceca, Polonia e infine Spagna. Il suo triste destino è sempre stato il medesimo: la sconfitta. Due i ritiri, peraltro a risultato compromesso, 11 i 6-1 rimediati e 8 i 6-0, a riprova di un feeling tutt’altro che invidiabile con il professionismo. Prima di quest’anno, in verità, Krysiak si era esibita in un’unica prova – con annessa sconfitta – ad Hyderabad, legittimando il pensiero che, forse, dopo questa stagione tutt’altro che da incorniciare, la giovane australiana possa aver appreso quanto sia difficile che questo sport possa regalarle le soddisfazioni auspicate. Continua, invece, imperterrita a girare il mondo alla ricerca di vittorie che arrivano sempre col contagocce la statunitense Alexandra Riley, classe 1991, che anche quest’anno ha fatto registrare un record piuttosto eloquente sul suo reale valore: 1 sola vittoria a fronte di 24 k.o.. La malcapitata vittima della “travolgente” ragazza di Philadelphia è stata la tedesca, allieva di Marc-Kevin Goellner, Sarah Ellen Hoffman, nel primo turno del 10.000$ di Gosier, Guadalupa: dopo quel gemito di gioia, per Riley sono arrivate 23 sconfitte consecutive, che, per quanto clamorosa, non rappresenta la sua peggiore striscia di partite senza vittoria, dato che tra il 2008 ed il 2009 rimase a secco di successi per 30 match. E pensare che, viaggiando e iscrivendosi ad alcuni tornei che assegnano punti anche per la sola partecipazione, Riley mantiene sempre una classifica, che difficilmente la vede inserirsi tra le prime 1000, ma risulta utile in talune occasioni.
Vi state chiedendo quali siano quelle manifestazioni che distribuiscono punti anche per la sola partecipazione – una, cattiva, abitudine che in ambito maschile è stata saggiamente cancellata, proprio per evitare che improvvisati giocatori di buona famiglia comprassero wild-card con lo scopo di far inserire il proprio nome nella classifica mondiale? Ebbene, tutte, è la triste risposta, ad eccezione dei 10.000$, il livello più basso, dove la somma dei punti attribuiti è la medesima del maschile, ovvero 56, con una differente ripartizione – 12 sono i punti dati alla vincitrice, 8 alla finalista, 6 per il raggiungimento delle semifinali, 4 per i quarti ed 1 per il secondo turno. Molto più varia la composizione del calendario ITF in rosa, visto che qui non esistono i tornei “challenger” – anche se le kermesse più ricche vengono così impropriamente identificate. A partire dai più nobili 100.000$+H – che per dare l’idea, riservano 150 e 110 punti a trionfatrice e sconfitta all’ultimo atto – ci sono 8 diverse tipologie di manifestazione, che troviamo nella tabella a seguire, dove sono segnalati anche il numero di tornei organizzati e il totale di punti attribuiti nel corso del 2010.

Potete valutare da voi quanto questi tornei siano stati effettivamente munifici e, conseguentemente, quante considerazioni possono essere tratte – anche se, come accaduto per il maschile, sono stato costretto ad escludere le ultime due competizioni, in via di svolgimento in queste ore, a Gimcheon (10.000$) e Pune (25.000$). Nonostante questo, il totale delle manifestazioni al momento raggiunge quota 457, con Stati Uniti, Italia e Spagna a presiedere un’oligarchia, con 99 prove tenute se accumuliamo le 40 disputate nel “Nuovo Continente”, le 3029 nel Belpaese e le in terra ispanica. Seguono Francia (25), Giappone (20) e Brasile (19) per un totale di 71 Paesi organizzatori, ma è la Romania, che, per altri motivi, tradendo un nostro vecchio presupposto, si merita le prime luci dei riflettori, per una serie di motivazioni legate alla particolare situazione di due tenniste, Diana Enache e Madalina Gojnea. La prima, che da poco ha compiuto i 23 anni, si è infatti saputa innalzare al di sopra di tutte sia nella graduatoria del maggior numero di partite giocate, sia in quella degli incontri portati a termine vittoriosamente, come si evidenzia nel doppio prospetto di seguito riportato.

Notevole la sua stagione, in maniera particolare per l’abnegazione, che l’ha condotta anche ad essere la leader nella graduatoria delle semifinali raggiunte (6, Mallorca, Dubrovnik, Bals, Wanfercee-Baulet, Bucharest (2)) davanti a Kiki Bertens, che avete visto comparire sopra, Zuzana Linhova, Martina Gledacheva, Nanuli Pipiya, Eirini Georgatou, Yulia Beygelzimer, Florencia Molinero, Laura Thorpe, Alexandra Panova, Vlada Ekshibarova, Tammi Patterson, Gally De Wael e Jessica Moore. Oltre a questi piazzamenti, per Enache ci sono state due vittorie, due finali e tre quarti, ma a inficiare la possibilità di una sua reale ascesa nella classifica Wta – ora è poco lontana dal 350esimo posto – la decisione di focalizzare la sua attività quasi esclusivamente sui 10.000$ – 16 su 24 tornei sono stati disputati a questo livello. Diverso il percorso intrapreso da Madalina Gojnea – al secondo posto nella classifica delle vittorie conquistate – che, forte di un passato su buoni standard, ex top-200, è tornata all’attività in questa stagione, dopo due anni e mezzo di assenza, partendo dai 10.000$ per riportarsi a ridosso di quella posizione che toccò oltre tre anni fa. Proprio l’ inizio nei tornei di bassa lega le ha permesso di raggiungere quota 6 vittorie di tappa, unica ad esservi riuscita nel mondo ITF nel corso del 2010. Altre si sono comunque onorevolmente attestate a 5.

Il 2010 è stato anche l’anno dell’approdo su livelli medio-alti di Jamie Hampton, tennista statunitense classe 1990, che ha però dovuto sudare non poco prima di centrare un titolo. La sua stagione è iniziata ai margini del tennis mondiale, visto che Jamie non compariva nemmeno nella graduatoria, ma già dal mese di gennaio l’antifona parve cambiata; sono però servite quattro finali prima che la ventenne americana ottenesse il primo titolo – a fine anno ne conterà quattro. Subito, al secondo torneo dell’anno, giunse la sconfitta a Lutz (25.000$), a febbraio pareggiata da quella nel pari grado di Hammond e, infine, ad inizio primavera arrivò la resa nell’atto conclusivo di Jackson, sempre un 25.000$. Le bastò tuttavia aspettare sette giorni da quest’ultima sconfitta per trovare finalmente la via del trionfo (Osprey), ma Hampton, con quelle tre sconfitte a cui sommiamo quella di novembre, nel 50.000$ di Grapevine, si è comunque issata al primo posto nella classifica delle sconfitte in finale. La situazione non dovrebbe pesarle, vista l’evoluzione positiva del suo 2010, così come accaduto per la nostra Romina Oprandi, pure battuta 4 volte in finale, ma anche lei ben felice dell’andamento generale del suo ultimo anno sul circuito. Le due sono comunque in buona compagnia.

Già si è scritto di Enache come rinomata semifinalista, tra le giocatrici che hanno scoperto come i quarti di finale possano essere un ostacolo insormontabile citiamo la venticinquenne Ahsha Rolle, che su 17 tornei in 8 casi si è fermata a questo livello (Grapevine, Troy, Albuquerque, El Paso, Carson, Raleigh, Jackson, Plantation), ma soprattutto mai ha saputo fare meglio. A differenza di Arabela Fernandez Rabener, che a parità di quarti di finale, almeno una finale l’ha raggiunta, oppure Sophie Ferguson, che si è limitata a 12 discese nei meandri del circuito inferiore, ma oltre agli 8 quarti si è pure garantita due finali. Audrey Bergot, Nicole Rottmann e Amanda Carreras le altre ad aver fatto registrare il medesimo score. L’annata positiva di Julia Mayr potrebbe essere ridimensionata dalle 11 sconfitte al secondo turno – ma va ponderato il fatto che l’altoatesina ha innalzato il livello medio delle sue partecipazioni – mentre la russa Diana Arutyunova ha ottenuto lo stesso risultato spremendosi quasi esclusivamente a livello di 10.000$. Per Federica Quercia ben 18 sono stati i k.o. al primo turno, pur bilanciati dalle 13 occasioni in cui ha saputo superare questo ostacolo, a differenza della già citata Riley, che vanta ben 16 eliminazioni al primo turno dei main draw, mentre 17 sono state le sconfitte all’esordio per la transalpina di origine vietnamita Stephanie Vongsouthi.
Si diceva prima che i tornei ivi considerati sono 457: in ben 40 casi la vincitrice finale partiva addirittura dalle qualificazioni. Autrice di tre exploit di questo tipo è stata la rumena Madalina Gojnea, ma il dato non ci meraviglia eccessivamente, semmai più sorprendenti appaiono i successi direttamente dal tabellone secondario di Mona Barthel (Torhout, 50K) e della diciassettenne serba, ma nata a Mosca, Aleksandra Krunic (Guangzhou, 50K), oltre a quelli ottenuti in manifestazioni da 25.000$ da giovani, presunte, promesse, come Lauren Davis (Bayamon), Nicha Lertpitaksinchai (Bangalore) e Ajla Tomljanovic (Plantation). Nessun successo invece è giunto per mano di giocatrici che sono state legittimate a partecipare al main draw dopo la defezione di qualche collega. Delle 342 volte in cui si è palesata la figura della lucky loser, in 254 la sua fine è giunta dopo il primo turno, in 76 dopo gli ottavi, mentre 10 avventurose si sono spinte fino ai quarti di finali, performance migliorata soltanto da 2 ragazze che hanno saputo superare un altro turno, cogliendo un’insperata semifinale: l’olandese Bibiane Schoofs (Tessenderlo, 25k) e la russa Anna Marenko (Kharkiv, 25K). Meglio è andata alle wild card, visto che 14 dei 1.766 inviti sono coincisi con una vittoria. E non tutti scontati come quelli di Sofia Arvidsson a Ystad o di Yanina Wickmayer a Torhout (100K+H): troviamo anche le vittorie della 16enne cinese Ran Tian (Ningbo), delle 18enni Jessica Ginier (Equeurdreville), Magda Linette (Szczecin) e Adriana Perez (Caracas). Infine, per la seria “Toh, chi si rivede”, la toccata e fuga sul circuito di Myriam Casanova, che ha fatto in tempo a centrare il bottino pieno nel 10.000$ di Davos.

La classifica che racchiude le migliori 100 giocatrici per quanto concerne l’attività negli ITF presenta alcune tenniste non ancora citate; ad esempio Mathilde Johansson, che ha trovato qui la forza per rialzarsi dopo mesi davvero duri. Con quattro vittorie (Sofia, Petange, Montpellier, Budapest), una finale (Jounieh), tre semi (Darmstadt, Cairo, Grenoble) e due quarti (Biella, Sarajevo) Mathilde si è meritata il primo posto davanti alle plurifinaliste Oprandi e Hampton, con Voracova e P. Mayr a completare la top-5. Scorrendo la graduatoria si può inoltre notare come la seconda italiana sia Julia Mayr (47esima), che precede Anna Floris (67esima) e Giulia Remondia (90esima). Meglio per i colori azzurri è andata nel ranking ristretto alle manifestazioni da 10.000$, dato che nella top-ten compaiono ben due giocatrici azzurre: la rediviva e sorprendente Annalisa Bona e la regolare Anastasia Grymalska, mentre attardate si attestano, ma comunque tra le migliori 50, le sorelle Mayr, Paola Cigui e Gioia Barbieri. La testa tuttavia spetta a Zuzana Zlochova, che si è fermata ad un solo punto da quota 100, ma, lo sappiamo bene, in questi casi il tormentone consiste nell’interrogarsi sui vantaggi del vivacchiare ad un livello così infimo, sia di montepremi sia di punti, dove pur si ottengono risultati ragguardevoli (Brcko, Doboj, Ilawa e Palic i trionfi della 20enne slovacca), invece di votarsi a competizioni superiori.

Nikol Hristova è una giovane giocatrice bulgara, così come Andreas Neykov – ve lo ricordate?: e come il suo coetaneo, di due anni più vecchio (classe 93 vs classe 91), Nikola è stata ripescata per 5 volte, anche se la statistica è più rilevante in questo caso perché solo 8 erano stati i suoi tentativi! Una media paurosa, aiutata da un tris colto in settimane consecutive durante la primavera iberica, tra Torrent, Vic e Badalona; la seguono diverse giocatrici a quota 3 (Indra Bigi, Csilla Argyelan, Alina Sullivan, Carmen Lopez-Rueda, Martina Kubicikova e Roxana Vaideanu). Sono state invece 11 le qualificazioni ottenute dalla diciottenne tedesca Sina Haas e dalla ventenne tennista proveniente dal Liechtenstein Stephanie Vogt. Clamoroso il record di quest’ultima, che è incappata in sole tre sconfitte – nove quelle di Haas – ma l’alta qualità del suo rendimento si spiega col tentativo di risalita del ranking da parte di Stephanie, che ha perso quasi per intero la stagione 2009. A 10 tabelloni di qualificazione chiusi vittoriosamente si sono fermate Myrtille Georges, Giuliana Pino e Natela Dzalamidze: la migliore, tra quelle senza sconfitte, è stata la polacca Magda Linette (6 main draw), una delle più grandi rivelazioni di questo 2010; la quale merita, per questo motivo, che le venga dedicata la chiusura dell’articolo. Partita dai tabelloni di qualificazione dei tornei da 10.000$ (Antalya, nel mese di Marzo), dopo aver centrato quattro main draw consecutivi, Magda non si era mai spinta oltre le semifinali (Antalya stessa e Torrent), prima che, nel mese di giugno, le sue quotazioni subissero un vorticoso rialzo. Tutto cominciò a Szczecin, 25.000$, dove Linette, come già per altro evidenziato, pensò di ringraziare gli organizzatori che le avevano accreditato una wild card facendo propria la posta in palio massima; visto l’esito, venti giorni più tardi le venne recapitato un altro invito a Torun, sempre in Polonia, dove la diciottenne fu sconfitta solo in finale. Se qualcuno avesse ritenuto che Magda aveva già dato molto, non aveva previsto accuratamente quello che la polacca avrebbe combinato ad agosto, tempo di vacanze per molti, ma evidentemente non per lei. Qualificazione a Bad Saulgau e Hechinghen (25.000$), con vittoria di quest’ultimo torneo, seguito a ruota da due nuovi trionfi, Versmold e poi Katowice, sempre dello stesso livello dei precedenti successi. Ci ha dovuto pensare una tennista esperta come Renata Voracova a porre termine al suo momento d’oro, nella finale di un altro 25.000$, a Zagabria. La chiusura dell’anno non è poi stata all’altezza delle precedenti prestazioni, ma la finale di Opole ha ribadito ancora una volta di quale pasta sia fatta Linette, che con le oltre 800 posizioni scalate negli ultimi mesi (era fuori dalle 1.000, ora è 177) può guardare con grande attesa al 2011.

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