(David Goffin al Challenger di Todi 2010 – Foto Nizegorodcew)
di Alessandro Nizegorodcew
Scrivo questo articolo un po’ stizzito per quanto letto su molti quotidiani e siti internet specializzati sul belga David Goffin e su altri giocatori che hanno “calcato” la terra battuta del Roland Garros.
In questo momento i tennisti in classifica Atp con almeno un punto sono ben 1954 (qualcosa in meno tra le ragazze). Un numero enorme, una quantità spropositata. Non si pretende da un addetto ai lavori la conoscenza totale dei giocatori presenti nel ranking, ma mettere il naso di qualche centimetro oltre i top-100 (a volte, ahimé, si parla di top-50) deve essere un obbligo. E’ un po’ come se un giornalista che si occupa di calcio non sapesse quali siano le squadre promosse in Serie A, come se d’un tratto, si svegliasse ed esclamasse: “Deve essere interessante però, questo Pescara, chissà come gioca!?” (e devo dire che purtroppo accade anche tra addetti ai lavori del calcio, ma tralascio per non perdermi del tutto…).
La verità è che il mondo challenger (non parlerò di futures perché altrimenti……), nel tennis, è considerato molto peggio di una Serie B calcistica. La storia di questo sport ci insegna invece che il mondo ITF e il mondo Challenger sono il passaggio obbligato per crescere, per salire in classifica e, infine, per arrivare (se ce la si fa, e ce la fanno in pochissimi…) al gotha del tennis, ovvero i top-100.
Seguo il circuito Itf e challenger da anni ormai, e non lo faccio perché io ami guardare il futures del Ct Eur piuttosto che il Roland Garros o il 25.000$ femminile del Tevere Remo come priorità rispetto al Wta di Miami. E’ una questione di professionalità, di ricerca e, non ultima, di passione.
Federer, Nadal, Djokovic, Murray. Tutti e dico tutti i giocatori presenti nei top-100 maschili e femminili sono passati dai circuito Itf e challenger e averli visti all’epoca ti permette di avere un enorme background di conoscenza tennistica, su quei campioni e anche su quelli che non sono arrivati. Ti permette di comprendere quali possano essere le caratteristiche adatte a “sfondare” nel tennis e quali invece siano relativamente importanti. Anche perché, diciamocelo, molti tornei Atp 250, come livello generale, non sono in nulla diversi da alcuni challenger. Qualche esempio, per capirci meglio. Andy Murray nel 2004 si presenta a 16 anni al futures di Frascati (10.000$), ad attenderlo al secondo turno il ventiduenne Alessandro Piccari (oggi allenatore di Karin Knapp e all’epoca considerato un ottimo prospetto). “Lallo” e lo scozzese danno vita ad un incontro epico, al quale assistono un bun numero di spettatori (chissà se qualche lettore di questo articolo ricorda o ha visto il match); di Murray si intuiscono subito grandi qualità, tecniche, fisiche e mentali. Piccari lotta e strappa applausi, grazie a colpi puliti e ad un invidiabile talento. Alla fine Murray si impone 67(5) 63 75. Murray vincerà il torneo, superando nei quarti di finale anche il ventenne Flavio Cipolla (26 63 75, questo match non lo vidi, grande rammarico!). In quel torneo, tra gli altri, giocarono altri futuri top-100 come Andrei Golubev, Malek Jaziri, Maximo Gonzalez. In quello, come in altri tornei, credo di aver acquisito nozioni importanti per questo sport. Ma si potrebbero fare mille esempi, come la sfida tra Dolgopolov e Aldi al Tennis Garden (qui parliamo già di challenger)… E’ per questo motivo che qui su Spazio Tennis insistiamo tanto, a discapito del numero di visite che possono avere altri siti specializzati, con challenger, Itf, Junior, addirittura Eta. Per farvi cogliere la vera essenza di questo sport…
Un bravo giornalista o un giornalista che voglia crescere in questo campo deve fare la gavetta vera. E non intendo lavorare gratis (anche quello, purtroppo, ma non è questo il punto!)… Intendo andare a “capire” il tennis nei tornei minori, partendo magari dagli assoluti regionali, per poi passare ai futures e agli Itf femminili, ai tornei giovanili, ai challenger e, poi, con calma e pazienza, sino ad arrivare ai tornei del Grand Slam. Il problema di molti giornalisti specializzati nel tennis è che arrivano direttamente agli Slam, magari addirittura saltando la prima settimana (quella delle qualificazioni nemmeno la considero perché viene seguita da un numero ristrettissimo di giornalisti) e conosce solo i più forti giocatori del mondo, senza però averne seguito la crescita, fisica, tennistica, mentale, umana… Per fortuna c’è un ristretto gruppo di addetti ai lavori che questa sorta di gavetta l’ha fatta e anche molto bene, ma bisognerebbe (e parlo ai giovani e giovanissimi) essere consapevoli di cosa sia il tennis, sempre, studiarlo, viverlo e, con calma, iniziare a scriverne. Molto più fatico, molto più bello, molto più gratificante…
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