di Alessandro Nizegorodcew e Salvatore Greco
Claudia Giovine non ha smesso di crederci. Considerata una grande promessa sin da giovanissima, la brindisina ha vissuto un lungo periodo nero che l’ha vista scivolare inesarobailmente in classifica. A maggio, al Foro Italico, Claudia è sembrata quella di un tempo: grandi accelerazioni da fondo, grinta, voglia di vincere e di emergere, gli occhi ricchi di speranza, di sogni sfiorati ma mai avveratisi. Numero 257 del mondo a 20 anni, la Giovine non è riuscita a fare il grande salto nel gotha del tennis ma la retta via, smarrita e oggi ritrovata, per quanto complicata non è più così impossibile da seguire. A 24 anni appena compiuti Claudia Giovine ha la consapevolezza data dalle esperienze (negative e positive) e la brillantezza fisica di chi è nel pieno dell’attività. Vincitrice del titolo a Santa Margherita di Pula, la brindisina ha concesso a Spazio Tennis una lunga intervista.
Buongiorno, Claudia. Partiamo un po’ dal passato… A maggio al Foro Italico ci avevi raccontato del tuo calo di risultati. Ma com’eri arrivata ad avere quella classifica? In negativo, ovviamente…
Perché sono stata ferma… Quattro mesi di blocco “mentale”, mi sono fatta un po’ scombussolare da una storia tormentata, problemi fisici ma di poco conto, risolvibil. Un problema più extra-tennistico.
Ma avevi perso pure un po’ motivazioni o ti eri semplicemente deconcentrata?
No, proprio non sapevo più cosa fare della mia vita (ride). Poi ho ritrovato la retta via e mi sono reintrodotta nel percorso. Mi hanno aiutato molto mio padre e anche uno psicologo molto bravo che mi ha fatto ragionare, mi ha fatto scrivere… Perché ero veramente in una situazione che non raccomanderei a nessuno.
In ogni caso, nonostante questo piccolo “crollo”, tra le classe ’90 e simili eri considerata tra le più promettenti. La cosa l’hai un po’ subita? Il fatto di non essere arrivata quando gli altri pensavano che saresti dovuta arrivare ti ha condizionato?
Forse all’inizio un po’ sì. Questo però un anno, due anni fa. Adesso penso soltanto a divertirmi, so che posso crescere giorno dopo giorno e migliorarmi sotto molti aspetti.
Di sicuro rispetto a qualche anno fa è più difficile, a parte casi clamorosi come la Bencic, esplodere a 17, 18 anni. Pensare di arrivare in alto è ancora plausibile. Cosa ti manca?
Fisicamente devo ancora crescere tanto, devo colmare alcune lacune. Tatticamente e mentalmente mi sto rinforzando.
Mentre sul piano tecnico… Su cosa si può lavorare?
Devo diventare più solida, ancora più solida. Devo continuare sulla striscia positiva delle buone sensazioni in campo. Ma tutto deve partire dalla testa.
Beh, questo è senz’altro molto importante… E crederci, visto che il tennis c’è. Guardando le partite in giro non sembra che il tuo livello sia più basso delle altre.
Il livello è quello, chiaramente la maggior parte di queste ragazze ha molte più partite alle spalle di alto livello e quindi hanno meccanismi diversi…
Serve anche una certa continuità di risultati per alzare il livello, no?
Esatto, come Gioia (Barbieri n.d.r.) che ha fatto il balzo e adesso lo sta capendo… Sono cose che si capiscono in campo.
E per quanto riguarda la guida tecnica? Sempre al Foro a maggio ci avevi detto che ti saresti guardata intorno. Che c’è di nuovo?
Mi sono resa conto che da sola sto benissimo, anche se in certi momenti vorresti qualcuno da fuori che ti guardi durante i momenti critici. Se hai un momento in cui non stai capendo niente nella partita, lì sì che l’allenatore ti può dare una mano. Però anche quando lavoravo a Tirrenia, ero praticamente da sola mentre lì ci sono molte ragazze che hanno l’allenatore. Per cui ho deciso di lavorare a casa mia, tra il circolo tennis di Monopoli dove mi alleno e Brindisi dove faccio lavoro atletico con un preparatore. Mi sono tranquillizzata un po’… Con Melis, il mio vecchio coach, non era fattibile continuare per la logistica, lui ha da seguire i ragazzi del circolo di Cagliari ed essendo in Sardegna è molto impegnato.
Quindi la fase successiva alle pre-quali per il Foro Italico, da maggio in poi, Brescia e poi i tornei in Turchia, l’hai fatta da sola…
Sì, in questo momento preferisco fare così, non mi pesa viaggiare da sola. Se lavoro bene a casa e mi confronto quotidianamente con Gianluigi Angelini, il giovane maestro di Gallipoli con cui mi sto allenando adesso, riesco a gestirmi bene.
E così arriviamo alle note positive, come il successo a Pula. Qual è stato il percorso?
Dopo Brescia ho avuto un problema fisico, tendinosi tra ischio curale e gluteo nella gamba sinistra che mi porto avanti da febbraio e che avevo sottovalutato, ma così ho perso quasi tutta l’estate. All’inizio pensavo non fosse nulla di grave, poi ho fatto degli esami e mi hanno imposto di stare ferma, ho fatto tanti tipi di terapie finché non ho trovato quella giusta e ho ripreso ad allenarmi bene solo da fine agosto.
Però hai giocato a Rovereto a fine luglio? È stato un tentativo di rientro?
Beh, Rovereto è stato un torneo di prova, sarebbe stato meglio non andare! (ride) Mi ero intestardita, forse è stata una scelta un po’ troppo coraggiosa… Il giorno dopo non potevo muovermi, tre ore di partita dopo allenamenti blandi e alla fine mi sono proprio bloccata.
E da lì ti sei rifermata per poter preparare bene l’autunno…
Sì, per sparare bene le cartucce di fine anno! Ho molta voglia di fare bene…
E un’ottima cartuccia l’hai sparata a Santa Margherita dove settimana scorsa hai conquistato il torneo, com’è stato?
Positivo e un po’ faticoso, sono arrivata lì molto motivata anche se ho subito l’adattamento dal cemento alla terra dopo la Turchia e infatti il primo turno è stato una piccola tragedia, ho dovuto riabituarmi…
Sì, difatti è stata l’unica partita che hai giocato in tre set.
Eh sì, venivo dalla Turchia dove ho giocato sul cemento e ho fatto tutto in fretta e furia per venire a giocare la serie A lì a Cagliari. Anzi, in qualche modo la serie A mi ha fatto ricordare di nuovo come si gioca sulla terra! (ride) Poi, appunto, ho visto il tabellone e ho pensato di poter fare bene. Infine si è ritirata Martina (Trevisan n.d.r.) e quindi la strada si è fatta un po’ più agevole.
Beh, hai comunque affrontato giocatrici di livello, come questa ragazza tedesca, la Schaefer, nei quarti, che ha un best ranking di 121, ed era l’unica con cui avevi già giocato prima di questo torneo. In generale come ti trovi ad affrontare giocatrici che non conosci?
Mah, io preferisco giocare sempre con gente diversa, mi aiuta a capire meglio come posso migliorare il mio gioco. Mi concentro su di me e sul mio gioco, faccio il mio piano e se qualcosa non va cerco di variare. Se mi concentro sull’avversaria, rischio di perdere di vista me stessa e andare in confusione.
E la partita più difficile qual è stata?
La prima è stata dura mentalmente perché nel primo set, che ho perso, proprio non riuscivo a entrare in partita. Poi era una giocatrice strana, tirava palle storte ma mi giocava lungo. E poi guardando la classifica, oltre la posizione n. 1000, non pensavo che potesse risultarmi così fastidiosa, mi sono fatta condizionare, diciamo. Poi anche con la Schafer, avendoci giocato, sapevo che poteva darmi fastidio, ma mi ero preparata psicologicamente il giorno prima.
Beh, certo, poi la Schaefer era pure la giocatrice con più esperienza in tabellone e con quel buon best ranking…
Sì, me lo ricordavo anch’io, ma non mi interessava più di tanto il ranking visto che comunque era un picco piuttosto vecchio.
Insomma, al netto di tutto, poi alla fine del torneo sei tornata a casa?
Sì, perché avevo bisogno di resettare il mio fisico e ricominciare a lavorare a modo mio.
E hai altri tornei in programma o il tuo 2014 è finito qui?
Continuerò con la serie A e poi sono iscritta al 50k di Nantes, su cemento indoor, superficie che mi piace molto. Al momento sono ottava tra le alternate e se entro in quali vado a giocarlo, sarebbe importante. Se non dovessi entrare approfitto del fatto che c’è ancora Santa Margherita, vado a giocare le quali e poi vorrei giocare a Pula anche la settimana del 3, ovviamente serie A permettendo. E poi non so, se riesco a giocare ancora qualche torneo fino a metà dicembre, gioco. Sennò finirò con Pula, vediamo un po’.
Beh, comunque è positivo sentire che punti a giocare un 50k, che cerchi di “aggredire” tornei di respiro più ampio.
Eh sì, perché i 10k per quante partite tu possa giocare danno davvero pochi punti. Se lì incoccio anche due partite, sono già punticini in più.
Quindi in Puglia ti stai allenando sul cemento per preparare bene questo torneo?
Sì, appunto, mi alleno sul cemento indoor, che -ripeto- mi piace molto. Mi piace anche la terra, per carità, mi permette di provare, sperimentare, mi diverto anche sulla terra. Ero rimasta poi delusa dalla Turchia dove mi aspettavo un cemento molto veloce invece era piuttosto lento, ma va bene.
Parliamo invece del doppio, la settimana di Pula non l’hai giocato. È stata una scelta precisa o non si è presentata l’occasione?
No, ho scelto di concentrarmi per bene sul singolo e perché era praticamente il quarto torneo di fila e cerco di preservare il fisico. In Turchia l’avevo giocato in previsione della serie A e anche per racimolare qualche soldo visto che dovevo restarci qualche settimana. Però in generale il doppio mi piace molto, mi diverte, se dovessi entrare in quali a Nantes lo giocherei certamente.
Bene, comunque al di là dell’ingresso o meno a Nantes, come valuti la tua stagione? La senti positiva?
Sì, diciamo di sì, certo non mi aspettavo di farmi male proprio nel momento più caldo della stagione e di pienone di tornei. Speravo sinceramente di fare un po’ di più, ma forse è meglio non porsi obiettivi troppo alti e lavorare giorno per giorno.
In ogni caso immagino che vincere il torneo, al di là dei pochi punti, ti abbia dato fiducia e ti abbia fatto bene, no?
Sì, certo, ma più che il torneo in sé è stato importante vincere più partite di fila. Secondo me è stata una conseguenza del voler giocare sempre di più e del voler trovare sempre più la forma. Quando sono arrivata in finale non pensavo a vincere il torneo, ero concentrata sul vincere la partita per dare continuità al lavoro svolto.
Hai superato tutte le scorie del passato, quindi.
Diciamo che l’ho proprio cancellato, ho preso consapevolezza per crescere bene.
Bene, allora grazie per la tua disponibilità e in bocca al lupo per il futuro. Se entri a Nantes, prometto che da SpazioTennis faremo il tifo per te!
(Ride) Crepi il lupo e grazie mille a voi!
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