di Alessandro Nizegorodcew
Giulia Gatto-Monticone non è mai stata sotto la luce dei riflettori. Ha lavorato sempre in silenzio, con determinazione e fiducia nei propri mezzi. Dario Bellino, tecnico nazionale e coach di Giulia (nonché fidanzato), ha saputo inserire un tassello dopo l’altro nel tennis della piemontese, portandola a ridosso delle top-200. A Kuala Lumpur è giunta (partendo dalle quali) la prima vittoria in un main draw Wta e la fiducia è alle stelle. A 26 anni, con un’età media delle top-100 che si sta alzando anche nel femminile, sognare un posto nel gotha del tennis non è più una chimera.
Partiamo da Kuala Lumpur e dalle bellissime emozioni vissute…
«Dopo tanti Itf ho voluto tentare questo Wta su Play It, superficie identica a quella dove mi alleno tutti i giorni al River Side di Torino. Ho cercato di arrivare preparatissima all’evento dal punto di vista fisico e dell’idratazione, dato che tutti mi avevano preparato al grande caldo e all’elevato tasso di umidità. Ho chiesto aiuto alla nutrizionista Stefania Cattaneo, con cui mi sono trovata benissimo a lavorare. La prima partita (6-4 6-3 alla Xu) è stata la peggiore, sia per la tensione provata che riguardo all’impatto con la temperatura. E’ stato poi un crescendo match dopo match, dal punto di vista fisico e tennistico, sia contro la Sema (6-3 2-6 6-3) sia contro la Jabeur (3-6 6-4 6-2). Negli ottavi di finale contro Zarina Diyas (1-6 4-6) non sono riuscita a giocare al massimo perché lei iniziava tutti i punti in maniera molto aggressiva mettendomi molta pressione».
Quando credi possa valere oggi il tuo tennis e in cosa pensi di essere maggiormente cresciuta?
«Anno dopo anno penso di essere migliorata soprattutto a livello mentale, acquisendo la concentrazione necessaria per giocare ogni singolo punto. Sono sempre più convinta di quelle che sono le mie potenzialità. Insieme al mio coach Dario Bellino stiamo lavorando tanto sull’essere sempre aggressiva e per valorizzare i miei fondamentali. Continuo ad allenarmi molto sul servizio e sugli spostamenti. Fisicamente mi sento molto bene e i match in Malesia ne sono la diretta testimonianza».
L’età media è cresciuta tanto anche nel femminile. Top-100: obiettivo o sogno?
«Il mio obiettivo, a breve termine, è quello di entrare tra le Top-200 e rimanerci con stabilità per poter avere la sicurezza di disputare i tornei più importanti. Le Top-100 sono un sogno ambizioso. Difficilmente realizzabile? Vedremo…».
Quanto è difficile la programmazione per chi ha una classifica tra 150 e 250 come te?
«Per quanto concerne la programmazione dei tornei, io e Dario stiamo cercando di eliminare gli eventi Itf dai montepremi più bassi, cercando determinate manifestazioni per le quali prepararsi al massimo. Non voglio logorare il mio fisico disputando 35 tornei all’anno nel circuito Itf per poi ottenere pochi punti con tantissime partite sulle gambe. Anno dopo anno, purtroppo, i tornei diminuiscono sensibilmente e per giocare bisogna girare parecchio, per non dire sempre. Io partecipo al campionato di Serie A1 al Tennis Club Castellazzo di Parma, compagine con cui ho conquistato la promozione dalla B alla A1 in 3 anni. Partecipo anche a qualche competizione all’estero in Francia e Germania, fondamentali per poter finanziare le proprie stagioni agonistiche».
Quali sono le tue emozioni al pensiero di poter partecipare alle qualificazioni del prossimo Roland Garros?
«Per scaramanzia preferirei non parlarne. Al pensiero sono però molto emozionato e fiera di me, così come di Dario, Steve (Stefano Pucci, preparatore atletico; ndr) e di tutte le persone che mi aiutano tutti i giorni».
Spesso si discute sul professionismo o meno nel tennis. C’è che dice che solo chi si guadagna da vivere col proprio lavoro/sport può essere considerato professionista. Che ne pensi?
«Questo è un discorso un po’ particolare. Ognuno nel proprio lavoro cerca di dare il massimo, migliorandosi giorno dopo giorno nella professione che si desidera. Io, per questo motivo, mi considero una professionista perché il tennis è la mia vita. Se poi la categoria dei professionisti tennisti non è riconosciuta o comunque risulta difficilmente classificabile non è così importante.
Cosa cambieresti nel mondo del tennis parlando nel dettaglio di montepremi e punti assegnati?
«Qualcosa quest’anno è cambiato. Dal punto di vista dei montepremi vi è stato un lieve miglioramento, mentre per quanto riguarda i punti si è deciso di premiare vincitore e finalista dei tornei Itf, creando un distacco maggiore tra le Top-150 e quelle subito dietro. Inoltre le «quali» verranno maggiormente tutelate.
Tra le giovani giocatrici, italiane e non, che hai incrociato nell’ultimo anno, chi ti ha impressionato di più e perché?
«Nessuna in particolare, direi che siamo tutte lì grazie ad un livello medio che si è alzato tantissimo».
Programmazione futura?
«La programmazione sarà rivolta ai grandi tornei Itf e agli eventi Wta, che in entrambi i casi mi vedranno impegnata nelle qualificazioni. Nei prossimi mesi ci sono molti tornei sul veloce asiatico e sto iniziando a valutare la possibilità di prendervi parte».
Quali sono stati i tuoi risultati da junior? Quali traguardi hai raggiunto a livello giovanile?
«Ho raggiunto ottimi risultati nei tornei ETA, raggiungendo la nona posizione. Avevo vinto il torneo di Reggio Emilia, raggiungendo anche la finale a Bologna e la semifinale all’Avvenire. Ero ovviamente tra le osservate della Federazione Italiana Tennis, con cui oggi non ho più alcun rapporto».
Qual è, infine, oggi, il tuo obiettivo nel tennis? E che cos’è per te il tennis?
«Sin da quando avevo quattro anni il tennis è sempre stato un bel gioco, poi divenuto divertimento e quindi passione. Adesso è la mia vita: certe volte lo ami e continui a giocare, altre lo odi e non vorresti più sentirne parlare. Io cerco di dedicarmi al massimo a questo sport e di trovare anche il tempo per staccare totalmente la spina. E poi tornare a giocare, divertirsi, ovviamente con l’obiettivo di vincere».
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