La FIT dà un calcio alla crisi degli ITF italiani

Tennis Forza e Costanza Brescia
(Tennis Forza e Costanza di Brescia, dove si disputerà quest’anno un 50.000$)
di Michele Galoppini

È sempre più palese agli occhi di tutti. Il circuito ITF ed i relativi tornei stanno sempre più abbandonando il territorio italiano, trasformandolo da uno dei più calcati in Europa e nel mondo ad uno dei meno importanti. La crisi economica ha certamente colpito tutto il circuito, ma l’Italia è uno degli stati che più ha sofferto quest’ultimo periodo. Il 2015 si apre però con una buona notizia e con la speranza che si possa di nuovo guadagnare terreno rispetto ai concorrenti: la FIT è entrata maggiormente in gioco e sta dando una mano molto concreta.

Non sono passati poi così tanti anni da quando l’Italia era seconda solo agli Stati Uniti d’America, ovvia prima forza del tennis mondiale dove la cultura dello sport è ben superiore a quella della maggior parte del pianeta, nell’organizzazione dei tornei ITF. Assieme alla Francia, il Bel Paese nel 2007-2008 ancora comandava il tennis europeo nella proposta di un numero impressionante di tornei, di medio-alto livello e presenti praticamente quasi ogni settimana dell’anno. La crisi ed un’economia fortemente legata alle piccole-medie imprese, autrici primarie delle sponsorizzazioni ai tornei ma primariamente colpite dalla crisi, stanno però minando quanto di buono ha sempre caratterizzato il circuito italiano. Fortunatamente, il circuito al maschile non ha subito un deciso peggioramento come quello femminile: sono ancora numerosi i tornei ATP Challenger targati Italia (ed anche qui la FIT ci ha messo lo zampino), ed anche a livello ITF i Futures non mancano e sono rimasti indicativamente stabili negli anni. Per questo, ci si concentrerà sul circuito femminile da qui in avanti.

Per convincersi della situazione al femminile, basta dare un’occhiata ai numeri degli ultimi 10 anni. Dal 2005 al 2008 sono stati 40 o più i tornei organizzati dal circuito italiano, più della metà dei quali di livello non inferiore ai $25.000 (che sono effettivamente quelli che fanno la differenza). Nel 2007 e nel 2008 addirittura un decimo di tornei era almeno dotato di un montepremi da $75.000. Qualcosa comincia a succedere nel trienno dal 2009 al 2011: cala il numero generale dei tornei, la parte preponderante è quella di tornei da $10.000 dollari e scompaiono uno ad uno i tanti “25k” e “50k”.

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Il culmine della crisi è nelle due stagioni appena trascorse. Nel 2013 sono addirittura solo 22 i tornei organizzati, 13 dei quali sono solamente 10k o 15k, contestualmente alla scomparsa totale dei tornei più importanti. Nel 2014, anche l’ultimo $50.000 saluta il circuito (Mestre) e dei 33 tornei organizzati solo 4 (Beinasco, Padova, Grado e Brescia) possono fregiarsi di un montepremi di $25.000 (erano il quadruplo 7-8 anni fa). Peraltro, 19 tornei su 33 sono stati organizzati a Santa Margherita di Pula, in Sardegna, il che palesa ancora maggiormente la crisi generale suddetta.

Peraltro anche a livello WTA non va meglio. Lo storico torneo di Palermo è stato messo in stand-by dopo l’edizione del 2013; nonostante i tentativi di salvataggio della FIT, il club ha ceduto in affitto per tre anni i diritti del torneo a Kuala Lumpur, facendo dei 4 tornei $25.000 suddetti i secondi tornei più importanti d’Italia dopo il WTA di Roma, uno tornei più importanti ed apprezzati al mondo. Inutile dire che, per un paese con una così grande tradizione tennistica, la situazione tende al deprimente. Questo va ad aggiungersi come tassello al discorso trito e ritrito degli ipotetici scarsi risultati delle giovanissime leve azzurre: nell’ipotesi che questo discorso sia vero, ed a parere di chi scrive lo è solo in parte, perché quantomeno dal 1995 ad anni più recenti il vivaio azzurro è ricchissimo e le azzurre notoriamente maturano più tardi (rimando all’articolo per SpazioTennis del collega Giulio Gasparin che trovate qui per qualche dato aggiuntivo), è altrettanto vero che la disponibilità di tornei da giocare in cui entrare vicino a casa e/o investendo molte meno risorse economiche è sempre minore rispetto alle colleghe di tante altre nazioni, facilitate maggiormente da wild card, calendario favorevole e gestione semplificata delle trasferte.

Un esempio comparativo viene dalla Francia. Nel 2014, sono stati 5 i tornei da $100.000, altri 5 quelli da $50.000, ben 8 i $25.000 ed 11 i tornei minori. Nel totale, i tornei sono meno di quelli italiani, ma la qualità non è minimamente avvicinabile (quindi 5-5-8-11 rispetto agli 0-0-4-29 italiani). Inoltre, la Francia disponeva del Roland Garros, del Premier di Parigi e dell’International di Strasburgo. Il terreno fertile per far crescere le giovani leve è certamente adatto al raggiungimento del risultato.

La FIT, conscia della problematica situazione, decide finalmente di mettere una pezza. Dopo il critico 2013, già nel 2014 arrivano i primi aiuti per i tornei (a partire dai 10k e dai Futures di Santa Margherita di Pula), ma è dalla stagione appena cominciata che la situazione sembra poter decisamente migliorare. Citando da un articolo su Super Tennis Magazine di Roberto Commentucci: “Organizzare tornei professionistici presenta moltissimi vantaggi. Sotto il profilo tecnico, il nostro circuito permette ai nostri giovani di muovere i primi passi, accumulare esperienze agonistiche preziose, iniziare a farsi le ossa nel difficilissimo ed ipercompetitivo mondo del tennis professionistico, senza essere costretti a spendere un patrimonio in viaggi e costose trasferte. Ma questo non è l’unico vantaggio: organizzare eventi professionistici è anche un insostituibile veicolo di promozione della nostra disciplina sul territorio; un circolo in una piccola città di provincia che organizza un Challenger o un Future diventa per una settimana il centro della vita cittadina, si mette sotto i riflettori e porta al tennis tante persone, grandi e piccini, con positive ricadute sul reclutamento dei giovani”. Alla maggiore esperienza ed alla promozione del tennis a livello locale vanno poi quantomeno aggiunte le maggiori possibilità di guadagnare punti importanti, soprattutto dai 25k in su, con buone prestazioni ed un po’ di fortuna. Non va dimenticato infatti che riuscire a costruirsi una decente classifica con i tornei di casa permette, qualora si scelga poi di giocare all’estero, di evitare le qualificazioni nei tornei 10k e 25k, da descrivere come una bolgia infernale in cui, magari dopo tre vittorie, solo 1 o 0 punti WTA vengono assegnati.

Commentucci prosegue: “[…] La FIT ha avviato un programma di sostegno economico ai club intenzionati ad organizzare tornei professionistici: in cambio di un cospicuo contributo finanziario, i circoli si impegnano ad assegnare le wild card ai nominativi segnalati dal nostro settore tecnico. […] Ovviamente ciò costituisce per il settore tecnico un potente strumento per favorire la crescita dei ragazzi osservati.

La prima ufficiale conferma di quanto di buono sta attuando la FIT arriva dal torneo di Brescia, che si svolgerà su terra rossa durante la seconda settimana del Roland Garros. Il circolo “Tennis Forza e Costanza”, situato nella splendida cornice delle mura della fortezza medievale bresciana del Colle Cidneo, è ufficialmente dal 2015 un torneo con montepremi $50.000. Una realtà a me particolarmente vicina territorialmente, che da anni sta cercando non solo di salvare il $25.000 ma di aumentarne il valore, ottiene finalmente lo sperato e meritato traguardo. Un torneo brillantemente e minuziosamente organizzato, che da quest’anno (per ora) può addirittura fregiarsi dello status di secondo torneo più importante della realtà italiana, in una settimana di calendario peraltro particolarmente ambita. Dopo quindi un 2014 senza tornei con montepremi più alti di 25k, arriva il primo 50k. Non solo, sono già tre i nuovi 25k confermati in calendario che sfruttano le ottime opportunità concesse dalla FIT come ha fatto Brescia: due edizioni a Santa Margherita di Pula (in aggiunta a vari 10k) più Caserta, che torna in questa categoria dopo la retrocessione a 10k.

Queste sono solo le prime conferme ufficiali, ma sono numerose altre le realtà che stanno cercando non solo di sopravvivere, ma anche di diventare più importanti nel panorama mondiale, al “modico prezzo” di lasciare alla Federazione la decisione ultima sugli inviti alle giovani leve. In generale, infatti, l’obiettivo della Federazione è quello, oltre alla sopravvivenza, della nuova creazione di tornei dotati di un montepremi quantomeno di $25.000, con l’idea di far tornare presto il circuito italiano uno dei più influenti al mondo anche per importanza e non solo per numero di tornei. I supporti economici non sono però limitati ai circoli vogliosi di organizzare tornei ITF: anche le giovani giocatrici possono sfruttare un aiuto economico, atto alla copertura delle spese delle trasferte e degli allenamenti.

In attesa di scoprire quali altri tornei riusciranno ad entrare in calendario al femminile sotto l’ala della Federazione, non si può però dimenticare che la FIT sta lavorando, ovviamente, anche per il circuito al maschile. Gli sforzi sono concentrati alla creazione di Futures e Challenger che si possano disputare su superfici veloci (siano di esempio Bergamo, Recanati, Ortisei, Brescia ed Andria), dando già sul territorio amico la possibilità a tanti azzurri di sfidarsi sulle superfici che davvero contano nel panorama mondiale.

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