Firenze U18: Peccato Baldi, Facile Pairone


(Giulia Pairone – Foto Piero Camel)

di Franco Marucci

Tabelloni decisamente ingrati al 37th City of Florence per i nostri e le nostre, con molti matches di primo turno sulla carta decisamente proibitivi: tale la prima idea che ci si poteva fare stamattina. Con tutto il ben di dio che offriva l’orario ho creduto bene crearmi un percorso e gustare l’integrale di alcuni incontri; altre volte ho optato per la strategia opposta, assaggiare un po’ di games di qua e un po’ di là, incurante del punteggio. Dico allora subito che nel maschile hanno vinto Mastrelia (con l’accento sulla i, e sul temibile Ivashka), Evangelisti (un mancino dalla notevole facilità di braccio), Rizzuti, Massara (su un bombardiere inglese che aveva però il servizio e poco altro) e Mercuri (sempre più positivo e perentorio); perso Baldi, Perinti (a sorpresa), Rossi, Bessire (annichilito da un tedescaccio grande e grosso) e Stefanini. Nel femminile avanzano Rosatello e Pairone, fuori Masini (pattuglia italiana ridotta: Palmigiano ha dato forfeit). Come note di contorno aggiungo che prosegue il cammino di Fiona Ferro, che avrà perso a Parma da Verena Hofer, ma credo… avesse quel giorno il mal di pancia. Ha ridemolito una russa, niente di eccelso, ma insomma sta facendo un torneone. Unico neo: ha un allenatore un po’ orso.

Il primo dei tre incontri che ho guardato dalla prima all’ultima palla è quello che ha perso Baldi contro il colored francese Calvin Hemery. Va subito detto che Baldi ha giocato una buona, anzi ottima partita, e che purtroppo ha gettato alle ortiche un match stravinto. Ha infatti incamerato agevolmente il primo set (6/2), è poi calato nel secondo andando 3/0 contro, ma per risalire a 5/3 vincendo cinque giochi in a row; lì gli è mancato il colpo del ko: rimontato ha finito per perdere il set 7/5; nel terzo ha analogamente fallito due palle del 5/3, e da 4 pari ha finito per perdere 6/4. Cercherò di spiegare cosa è successo. Anzitutto ho visto un Baldi un po’ dimagrito e più asciutto (era un po’ sovrappeso l’anno scorso), ma in sostanza praticare lo stesso gioco di pressione da fondo alla costante ricerca di aprirsi il campo. Il problema di Baldi, al momento attuale, mi pare sia quello della paura di vincere. Gioca sciolto e tranquillo, addirittura sul velluto nei primi games, e va in testa, ma si innervosisce e si emoziona quando è vicino il traguardo del set. Sintomatico che sul 5/3 del secondo, dopo un errore, abbia detto fra sé: “Ma questo match non lo vinco più”. Sennonché va immediatamente aggiunto che Baldi aveva di fronte uno splendido tennista dai colpi altrettanto splendidi. Questo Hemery è un filiforme apparentemente senza muscoli, alto più di uno e novanta, e lo diresti a prima vista il sosia giovane di Monfils. Non esito a dire che il movimento del suo servizio è il più bello e flessuoso da me visto sino a questo momento al torneo. Differisce da quello di Monfils perché Hemery non tiene i piedi uniti ma larghi. Lancio di palla altissimo per andare a impattare con la massima violenza e velocità dopo un pazzesco accovacciamento delle gambe, con effetto catapulta. Quando questa prima entra sono dolori: immaginate che palla arriva dall’altezza che ho detto e con il movimento che ho descritto . Ma il colered possiede anche la frustata improvvisa e anche il gioco a rete. Unico inconveniente del servizio con lancio di palla così alto è che aumenta il margine di errore nel lancio stesso, e la possibilità di impattare male la palla. In fondo dei grandi solo Soderling ha un lancio così alto, oltre che un movimento del tutto diverso; Federer addirittura si abbassa e si comprime quando serve. Per converso Baldi si lancia la palla troppo bassa e chiude il colpo troppo presto: a mio avviso è il servizio, e soprattutto la seconda, il colpo da migliorare (e Hemery ha chiuso su varie seconde con il diritto anomalo).

Sotto gli occhi di Tathiana Garbin, Giulia Pairone ha regolato la quotata Sawayanagi, semifinalista l’anno scorso qui: 6/0 6/3. Si è presentata in campo con il solito cipollino e un fisico irrobustito e forse qualche centimetro in più di altezza. Ha poi disposto dell’avversaria come meglio non si poteva nel primo set, e resistito a un timido tentativo di rimonta. Questa giocatrice ha una testa e una maturità superiori a quelle delle coetanee: sa sempre cosa fare della palla, spreca poco, sa quando caricare, quando sparare e quando tenere; è sempre ben piazzata; semmai un paio di volte o anche più è stata sorpresa dalla smorzata. Vedremo cosa farà nei prossimi giorni quando sarà opposta a giocatrici più potenti della giapponesina, cioè se saprà gestire un tennis diverso da quello ritmico e palleggiato che cerca di imporre.

Per finire, ho voluto verificare il gran bene che si dice qui da noi di Jacopo Stefanini, e ne è valsa la pena. Questo giocatore può essere tranquillamente arruolato nel club del 96, cioè dei migliori italiani, dico di vertice, di questa annata. Ma mi voglio sbilanciare: ho visto il miglior difensore e contrattacante italiano del torneo, nonché il giocatore più fantasioso. In dettaglio: prima di servizio potente, più potente dei coetanei, difficile da controllare, epperò con basse percentuali, perché scaricata un po’ a casaccio con tutta la violenza di cui è capace; seconda da migliorare. Fondamentali eccellenti, ma gli manca la frustata risolutiva. Non è qui che brilla Stefanini: ho visto punti quasi chiusi che ha riaperto e conquistato con recuperi entusiasmanti; ho visto risposte vincenti; ho visto pallonetti liftati, passanti lenti, controsmorzate, pallonetti al volo… Ha finito per perdere di misura, più per inesperienza, contro un pimpantissimo austriaco, ma la stoffa su cui lavorare non manca.

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