di Sergio Pastena
Abbiamo rischiato grosso. Era difficile prevederlo, visto che i precedenti tra Italia e Ucraina in Federation Cup parlavano abbastanza chiaro: 3-0 per noi, con due sfide recenti. Vero, anche nel 2008 avevamo vinto 3-2 in casa, ma in maniera diversa: la Knapp perse contro Alona Bondarenko, ma per il resto andammo sul 3-1 in scioltezza e lasciammo il doppio alla fine. Anche nel 2010, in trasferta, ci trovammo sotto dopo il primo singolare ma poi volammo sul 4-1 facilmente. Stavolta, invece, è stato un inferno.
Eppure era difficile prevederlo, specie con la più forte delle Bondarenko, Alona, ferma ai box da ottobre per via del suo ginocchio traballante e non convocata. Rimanevano Kateryna Bondarenko, una che dalle nostre le aveva sempre prese e, in mancanza di una Koryttseva a sua volta in calo, la poco nota Lusya Tsurenko, capace di fare soffrire la Hantuchova a Melbourne ma senza risultati di prestigio alle spalle. Ecco, proprio la Tsurenko è stata un autentico shock per la squadra italiana: sembrava indemoniata, non le si riusciva a rimandare nulla indietro.
Nella prima giornata, mentre Sarita Errani regolava senza difficoltà la Bondarenko, ne ha fatto le spese Francesca Schiavone, che non è andata oltre i tre games. Istintivamente, per quanto la Tsurenko avesse giocato alla grande, gran parte degli addetti ai lavori (incluso il sottoscritto) hanno pensato alla classica giornata no, a una Schiavone scarica e non ancora al meglio. Vero… il problema è che il giorno dopo la Leonessa ha portato avanti una maratona contro Kateryna Bondarenko, vincendola. Il fatto che abbia dovuto soffrire così tanto ha confermato le sue condizioni non ottimali, però fisicamente Francesca c’era ed ha fatto sua la partita col carattere, come suo solito.
La partita successiva, tra la Tsurenko e la Errani, ha confermato i sinistri presagi. Praticamente si è assistito a un monologo dell’Ucraina, con Sara comprensibilmente stanca. Il problema è che, fosse pure stata al meglio, per come tirava la Tsurenko sarebbe stata ugualmente difficile. La speranza che la Errani, a un certo punto, si stesse “risparmiando” in vista del doppio è svanita sul 3-0 per l’ucraina nel secondo set, quando Sara ha stretto la mano all’avversaria e si è ritirata. Due brutte notizie in una: la prima, ormai già messa in conto, era il punto del 2 a 2 dell’Ucraina, la seconda era data dal fatto di dover rinunciare al doppio finalista degli Australian Open, Errani-Vinci. Anche la sostituzione della Beygelzimer nel doppio, rimpiazzata dalla Tsurenko, non è che fosse musica per le nostre orecchie, ma era abbastanza scontata la pretattica di Dernovskyi.
Unica consolazione il fatto di avere tra le convocate un’altra doppista coi fiocchi come Flavia Pennetta. Sì, ma questo doppio tutto pugliese da quando non scendeva in campo? Per la precisione da Palermo 2009. Insomma, non proprio una coppia affiatata, mentre la Tsurenko aveva giocato (e vinto) in coppia con la Savchuk contro l’Australia nel 2011. Tutti gli ingredienti per un finale molto incerto.
Nel primo set, nonostante la partenza sprint delle nostre atlete, brave a portarsi sul 3-1, emergeva chiaramente al mancanza di amalgama tra Pennetta e Vinci. Flavia, ottima in risposta ma incerta al servizio, privilegiava scambi tesi e angolati sulla diagonale: palle che venivano rimandare indietro con lo stesso angolo e che tagliavano fuori la Vinci da buona parte dei punti a rete. Roberta, dal canto suo, pareva ancora un po’ timida, specie sul servizio, nonostante le ucraine stessero commettendo il clamoroso errore tattico di giocare su di lei. Proprio la strategia approssimativa delle avversarie, unita a una Savchuk “anello debole” del loro doppio, ha permesso alle italiane di portare a casa il primo set col punteggio di 7-5.
Nel secondo la musica è cambiata, con le ucraine che hanno spostato il bersaglio sulla Pennetta e la Savchuk che è salita di livello (la Tsurenko, neanche a dirlo, continuava a martellare beatamente): il risultato è stato un set a senso unico, messo in cascina dalle avversarie con un 6-0 carico di oscuri presagi, ancor più considerando il servizio tenuto dalle avversarie in apertura di terzo con tanto di palla break annullata.
A quel punto, però, Flavia e Roberta si sono scosse, apportando al loro gioco le modifiche necessarie. La Pennetta ha cominciato a tirare colpi meno tesi e, ogni tanto, a variare sul lungolinea, mentre Roberta ha aumentato la pressione a rete. Risultato: per la prima volta in tre giorni anche la Tsurenko si è trovata in difficoltà. La partita è girata al termine di uno scambio durato oltre un minuto sull’1-1, che ha portato le nostre atlete a una palla break prontamente convertita. A quel punto, con la Pennetta solida da fondocampo e la Vinci che si avventava come un falco su ogni palla giocabile nei pressi della rete, le ucraine han cominciato a capirci poco. E ci han capito ancora meno quando Flavia ha rispolverato un’insospettabile mano da pittrice, giocando nel giro di due minuti una delicatissima volée incrociata di rovescio e un lob talmente carico di topspin da scavalcare senza appello le avversarie, entrambe a rete, e ricadere mezzo metro abbondante dentro il campo.
7-5 0-6 6-1 il punteggio finale che ha fissato il 3-2 per l’Italia. Per impensierire la Repubblica Ceca in trasferta, però, bisognerà fare decisamente di meglio.
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