di Alessandro Nizegorodcew
“Ma guarda tu con chi ha perso Federer?” oppure “Nadal doveva essere rotto, come avrebbe potuto essere dominato da Darcis?” e ancora “L’amore fa male, la Sharapova è riuscita a perdere da una giocatrice fuori dalle top-100”. Queste sono solamente alcune delle frasi che rimbombano tra gli appassionati di tennis durante le recenti, sorprendenti, giornate di Wimbledon.
Il tennis, però è un’altra cosa.
E’ ovvio che risultati contro pronostico come le vittorie di Larcher de Brito, Stakhovsky, Darcis e dello stesso Zemlja (con Dimitrov), possano arrivare esclusivamente in situazioni ben precise: giornata di grazia dello sfavorito e prestazione incolore del campione. Concause. Meriti e demeriti.
Sminuire le vittorie dei cosiddetti “Underdog”, riferendole semplicemente alla scarsa forma del favorito, è quanto di più errato si possa fare analizzando un match.
Vi sono infatti giocatori che per i motivi più vari hanno una classifica che non rappresenta il loro massimo potenziale. Infortuni, capacità di esprimere un tennis di alto livello solo su alcune superfici, un fisico non così massiccio che non consente prestazioni importanti ogni settimana, oltre a tante altre variabili.
Il modo in cui vengono spesso sminuite le prestazioni dei Darcis, Stakhovsky e Zemlja di turno è quanto di più anacronistico possa avvenire al giorno d’oggi. Come ha ripetuto nei giorni scorsi Filippo Volandri “i giocatori classificati tra 80 e 120 sono molto più forti e possono esprimere un tennis di livello molto più alto rispetto al passato.”
Le prestazioni positive degli under dog, nel tennis come in altri sport, vengono sminuite in modo particolare in Italia, paese nel quale la cultura sportiva è ai minimi storici, così come il rispetto per il valore dell’avversario. I commenti calcistici da bar (e purtroppo, troppo spesso, anche dei cosiddetti giornalisti specializzati) sono purtroppo all’ordine del giorno.
Wimbledon ha sempre rappresentato terreno fertile per grandi sorprese. Non è ovviamente un caso. Su erba si gioca ormai pochissimo (un mese all’anno circa) e i tennisti adatti a questo tipo di superficie sono pochissimi. Precisazione immediata: avere le caratteristiche adatte all’erba non significa essere un giocatore che vince tante partite su erba. Il perché è presto detto. Possono comunque esserci giocatori meno adatti all’erba ma comunque più forti fisicamente, mentalmente, furbi tatticamente, che non regalano nulla. Questo per rispondere a chi potrebbe ribattere: “come è possibile che Darcis e Stakho abbiano vinto, fino allo scorso anno, solamente una partita a testa a Wimbledon?”
La verità è che giocatori così leggeri fisicamente per poter vincere ad un certo livello devono essere al 100% fisicamente e mentalmente. Non a caso sono due tennisti dalla classifica Atp non invidiabile ma che in carriera hanno vinto 6 tornei Atp (4 Stakho, di cui uno su erba a s’Hertogenbosch, e 2 Darcis). Darcis e Stakhovsky sono tennisti dalle immense capacità tecniche, che sanno utilizzare colpi (back spin di rovescio, quello vero però, non quello difensivo) perfetti per l’erba, ottimi servitori (da erba), e soprattutto leggerissimi sul campo (dettaglio negativo magari sulla terra o sul cemento e positivo su erba). Se giocano in maniera (quasi) perfetta possono mettere in difficoltà anche i grandissimi giocatori o addirittura i campioni. E così è stato. Male Federer e Nadal? Certamente si (e non si cerchino giustificazioni su schiene e ginocchia doloranti, anche perché lo stesso Darcis si è fatto male durante il match con lo spagnolo). Enormi meriti degli under dog? Assolutamente si. Chi dice il contrario non conosce questo sport.
E non si prendano in considerazione le eventuali sconfitte nei turni successivi, perché l’indice di rischio di tennisti di questo tipo li costringe a giocare sempre al 100% per poter portare a casa un qualsiasi incontro con un top-100. Darcis e Stakhovsky, così come altri giocatori di questo tipo (Sela nel maschile, Erakovic nel femminile sono altri esempi), potranno perdere contro chiunque tra i primi 200 ma potranno metterli in difficoltà, nelle condizioni ideali, praticamente tutti.
Bisognerebbe provare grande ammirazione per gli underdog, ma purtroppo siamo in Italia. Spazio Tennis però prende posizione, perché l’under dog andrebbe sempre elogiato…
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