di Emanuele De Vita
“Siamo tutti mortali fino al primo bacio e al secondo bicchiere di vino” diceva il grande scrittore uruguaiano Eduardo Galeano. Io mutuerei questa splendida definizione e la adatterei a Gianluigi Quinzi, completandola in questo modo: “Siamo tutti mortali fino al primo bacio, al secondo bicchiere di vino…e alla vittoria di Wimbledon” . Dal giorno della vittoria in finale contro Chung (anzi da molto prima) infatti, il ragazzo marchigiano si è fatto carico di tante, troppe aspettative di un paese intero che l’ha etichettato frettolosamente come il nuovo salvatore della patria, oberandolo e caricandolo di responsabilità eccessive. Ora non sta a me giudicare nulla, ma avendolo osservato e seguito in tutta questa settimana, sono giunto alla conclusione che GQ deve prima di tutto ritrovare la serenità perduta e la voglia di divertirsi in campo. Le vittorie poi saranno una logica conseguenza. Non deve avere nessuna fretta perché prima di tutto deve correggere i difetti che sono ancora molto evidenti nel suo gioco, in primis il servizio e il dritto, e poi come scriveva sempre Galeano, “Ai vincenti non gli si crede”.. quindi lavori con calma e dedizione. Un episodio è stato emblematico e certifica lo stato d’incertezza attuale della giovane speranza italiana.
Quarti di finale contro Lestienne. Punteggio 7-5 5-3 vantaggio Quinzi sul servizio del francese. Quindi match point. Dopo uno scambio concitato, Quinzi ha tirato un dritto lungolinea… Palla palesemente in corridoio con tanto di segno. Io e tanti altri spettatori abbiamo visto tutto, ma l’arbitro inspiegabilmente ha mostrato un altro segno sulla riga assegnando il punto, e quindi la partita a Quinzi, che, dopo aver asserito che il segno fosse quello sulla riga, forse in preda alla trance agonistica, è stato bersagliato anche da qualche fischio immeritato perché il ragazzo non ha avuto secondo me nessuna colpa, essendo episodi che possono capitare durante un match. Io poi ho cercato di tirare su il morale del deluso e amareggiato francese invocando un fantasioso quanto improbabile occhio di falco strappandogli un sorriso. Tutto questo per dire che la condizione attuale del giovane prodigio italiano non è delle più tranquille, nonostante l’attuale presenza rassicurante, solare, ma soprattutto efficiente del neo coach Giancarlo Petrazzuolo con cui ho avuto modo di parlare prima della semifinale e che mi ha confessato di trovarsi di fronte un compito arduo ma anche stimolante, in cui deve fungere non solo da coach ma anche da educatore e psicologo per un ragazzo che speriamo possa al più presto trovare la scintilla dentro di sé per trasformare la sua frustrazione e fragilità attuale in rabbia positiva e completare finalmente la sua definitiva maturazione.
La semifinale contro Viktor Galovic è stata una perfetta fotografia dello stato attuale psico-fisico del giovane italiano. Molto tirata ed equilibrata nel primo parziale con un tie-break dove Quinzi è stato fallosissimo soprattutto con il dritto. Poi nel secondo set si è demoralizzato anche perchè è salito in cattedra l’italo-croato che a suon di aces e servizi vincenti ha demolito la già labile difesa del marchigiano, approdando in finale con pieno merito. Ho avuto modo di seguire Galovic in tutte le sfide che ha disputato durante l’arco del torneo, cercando, nel mio piccolo, anche di motivarlo e incitarlo nei momenti importanti come nei quarti contro l’austriaco Trubrig, consigliandogli anche di andare più spesso a rete a chiudere il punto facendo leva sul suo prorompente servizio e sulla sua ottima mano. Appassionante ed equilibrata anche la sfida negli ottavi contro Edoardo Eremin risoltasi anch’essa nel parziale decisivo. Spero che questo torneo dìa la spinta necessaria a Viktor per acquisire più fiducia nei suoi mezzi e nel suo notevole potenziale. Potenziale e talento straripante che ho potuto constatare anche vedendo giocare i giovani Andrea Pellegrino ma soprattutto Enrico Dalla Valle che mi ha impressionato tantissimo. Gran fisico, buon servizio, ottimo dritto, secondo me il ragazzo ha grandi doti, anche se in campo è troppo nervoso.
Nel suo match contro il siciliano Claudio Fortuna ha dato troppo in escandescenze. Secondo me l’esempio di Fognini fa male ai nostri giovani tennisti… che invece dovrebbero emulare l’atteggiamento e lo stare in campo di giocatori come lo stesso Claudio Fortuna, Daniele Giorigini e anche Omar Giacalone che lottano fino all’ultima palla non risparmiandosi mai. Grande protagonista del torneo è stato proprio Omar Giacalone che ha ceduto solo in semifinale all’ottimo finalista Daniele Giorgini al solo terzo torneo disputato quest’anno. Epica soprattutto la battaglia vinta al terzo contro lo spagnolo Esteve Lobato negli ottavi di finale. Sono stato spesso nel box siciliano a saggiare la professionalità del coach Francesco Aldi che insieme a Marco Crugnola che si aggirava in borghese per il piccolo circolo mi hanno fatto sentire un po’ vecchio…In definitiva il torneo è stata una piacevole sorpresa. Organizzato in maniera impeccabile. La location adiacente allo storico vecchio stadio “Collana” imprime a tutto il torneo un’atmosfera particolare… A meno che “le montagne non crolleranno nel mare e il sole si rifiutasse di splendere” come cantavano i Led Zeppelin, spero di esserci anche l’anno prossimo, magari stavolta senza veder giocare GQ, sperando in una sua maturazione definitiva e augurandogli il sospirato salto di qualità.