(Zarina Diyas – Foto Gasparin)
da Nottingham, Giulio Gasparin
Giornata intensa in quel di Nottingham oggi. Per sfruttare a pieno una delle rare giornate di sole pieno che ha graziato questo torneo, gli organizzatori hanno deciso di imporre turno doppio sia alle donne che agli uomini.
Alle 11 tutti e quattro i quarti di finale femminile sono iniziati in contemporanea, o quasi, visto che Anett Kontaveit si è lasciata desiderare sul campo 3, dove è arrivata quasi 20 minuti in ritardo.
Prima che però i quarti potessero iniziare ho avuto la fortuna, e anzi vorrei dire l’onore, di assistere ad una sessione di allenamento dell’eterna Kimiko Date-Krumm (foto in basso).
Spenderò solo un paio di parole, perché so che se iniziassi non finirei più, ma vedere questa atleta allenarsi con un’intensità che non ho visto alcuno avere in questi tre giorni mi ha riempito di ammirazione.
Passati i 40 ha il fisico di una ventenne, la stessa esplosività, la stessa forza…alcuni dei dritti che le ho visto giocare fanno invidia a molte delle presenti e non.
Ad ogni modo, tornando alla narrazione dei match, ho deciso di vedere un po’ di ciascun match, ma dopo breve ho capito che mi sarei diviso tra Melanie Oudin e Zarina Diyas, e Sharon Fichman e Johannna Konta.
Di Kontaveit e Kristyna Pliskova ho visto abbastanza quando la giovane estone consegna il servizio con quattro gratuiti a campo aperto, uno dei quali un dritto ad uscire che non sarebbe stato valido nemmeno in doppio. Come si può immaginare, la Pliskova non ha avuto poi problemi a chiudere il match.
L’altro quarto da me “snobbato” è stato quello tra Eleni Daniilidou e Michelle Larcher de Brito, perché purtroppo surclassato dalla qualità degli altri due incontri, oltre che esser stato deciso da un infortunio dell’ellenica, praticamente immobile da metà del secondo set fino alla fine.
Il primo match che ho seguito da molto vicino è stato l’incontro da Oudin e Diyas: un po’ per la mia simpatia verso Mel, un po’ perché dopo veramente pochissimi minuti ho visto che la kazaka si trovava 4-0.
In tutta onestà, fino al 5-0 il match è stato a senso unico, soprattutto perché la Oudin sembrava essersi alzata con il piede sbagliato, ma forse anche tutto il resto, visto che ogni tre colpi, uno finiva o lungo o in rete.
La Diyas ovviamente ci ha messo del suo, con un set praticamente impeccabile, ma ben presto ha dovuto fare i conti con la reazione dell’americana.
La Oudin piano piano ha ritrovato sicurezza e seppure con un gioco estenuante ed elaborato, fatto di slice e variazioni, è riuscita a rientrare in partita e togliere sicurezza alla solidissima kazaka.
Dopo essersi arresa 6-1 nel primo parziale, l’americana ha battagliato su ogni palla e breccato a 0 la Diyas quando questa avuto la prima chance di servire per il match.
Quando ho lasciato il match dopo che la Oudin aveva conquistato il tiebreak, mai mi sarei aspettato di non riuscire a tornare in tempo per il terzo set. Ma così è stato.
La “colpa” di ciò è di Fichman e Konta, la cui lotta a tutto campo mi ha catturato a tal punto che non sono riuscito a non finire di vedere il match, a discapito delle sopra citate.
A mia discolpa posso dire che i tre giochi cruciali del secondo set sul centrale sono durati tanto quanto tutto il terzo set poi vinto dalla Diyas 6-3.
Il match tra le due è stata una vera e propria battaglia con continui capovolgimenti di fronte. Nel primo set la beniamina di casa ha servito per chiudere in parziale ben due volte, subendo altrettanti recuperi della Fichman, la quale a sua volta ha avuto le chance più grandi nel tiebreak.
Un paio di chiamate dubbie hanno fatto perdere l’inerzia alla canadese che ha finito per consegnare il primo set alla Konta.
Anche nel secondo la qualità di gioco è stata la più alta che ho visto in questi tre giorni, soprattutto da parte della canadese, i cui colpi piatti e accurati, l’ottima manualità e l’ottima difesa, la rendono un’avversaria temibile.
La tensione però le ha giocato un brutto scherzo, perché dalla posizione di assoluto controllo sul 5-3, ha subito la reazione della Konta, che ha finito per chiudere 7-6 7-5.
Dopo le ottime impressioni lasciatemi da Marcos Baghdatis durante la sua vittoria su Denis Kudla, decido di prendere un break dai match e andare a spiare i campi di allenamento.
Vi ci trovo un bel numero di giocatori e giocatrici interessanti, a partire da Nastassja Burnett, che si sta allenando sullo stesso campo di Tadeja Majeric. La slovena, tra l’altro, ammette che ha dovuto rinunciare alla partecipazione del $75.000 perché ha perso l’aereo a Venezia, causa traffico.
Su un altro campo invece vedo con grandissimo piacere Tamarine Tanasugarn, che come una ragazzina ride e scherza, ma mostra ancora il meglio del suo repertorio, che sul verde le ha regalato un titolo a Den Bosch e un quarto di finale a Wimbledon.
L’esperta tailandese poi si lascia intervistare in attesa della navetta e dimostra grandissima simpatia e una motivazione e passione per questo sport invidiabili, tanto che si dice pronta a tornare al tennis che conta.
Al ritorno sui campi da gioco ufficiali assisto ad uno spettacolo agghiacciante che mi ha costretto a rivedere quanto di buono ho detto su Ryan Harrison (foto in basso).
L’americano non solo ha perso contro il lucky loser bulgaro Dimitar Kutrovsky, ma nel mentre ha perso le staffe e si è reso insopportabile anche al pubblico inglese.
Nel terzo set, Harrison ha insultato tutti, dall’arbitro ai giudici, dal suo avversario al pubblico. Merito va a Kutrovsky che non ha perso la concentrazione, specie dopo una sceneggiata dell’americano a seguito di un ace dubbio del suo avversario.
Harrison rivolgendosi al rivale ha detto: “Dai, l’hai vista anche tu che era out, perché non dici nulla? Cioè, lo so, perché ti conosco, so come hai imparato a vederla dentro!”
Gli insulti poi non si sono fermati e dopo che il quadrumane bulgaro ha chiuso il match al tiebreak del terzo, Harrison prima a scaraventato la racchetta a terra, poi, quando un ball boy gliel’ha ritornata, lui ha ben pensato di farla volare oltre i cancelli del club. Patetico.
Per la seconda volta in giornata, mi sono concesso un intero match di Baghdatis, questa volta contro il francese Kenny de Schepper.
Un’altra agevole vittoria in due set per il cipriota, che si dimostra in ottima forma e pronto a competere al top nei prossimi tornei sul verde. Come lui stesso mi ha detto a fine partita, il suo livello di tennis si sta alzando di match in match e questo non può che far ben sperare per le prossime settimane.
Prima di scappare a prendere il treno per tornare in quel di Londra, ho avuto una piccola delusione nel guardare la Larcher de Brito contro la Diyas. Il match è stato molto piatto e di qualità non eccezionale, tanto che molti degli spettatori attorno a me erano più interessati ad un tifoso kazako, che non alla partita.
Il suddetto infatti aveva una bandierina del Kazakhstan e per l’intera durata del match ha continuato a sventolarla: una vera prova di dedizione.
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