Racconto della seconda giornata di primi turni del torneo ITF di Chiasso, con montepremi $25.000. Viaggi, match, tanto sole, forse troppo, ecatombe di azzurre e teste di serie e tanti match combattutissimi che hanno dato spettacolo.
Sono le 5:35 e la mia giornata deve cominciare. Quando la sveglia suona, il mio primo sentimento tende a quello di un serial killer di sveglie e mi chiedo quell’attimo il tipico “ma chi me lo ha fatto fare?!”. Ma basta mezzo minuto per spostare il mio interesse verso il tennis: il solito controllo ai risultati notturni ed a quello specifico di Angelique Kerber, che a Charleston continua la sua stagione travagliata, pur vincendo il suo primo turno dopo qualche problema di troppo con la russa Rodina, mi introduce alla giornata tennistica.
Basta un po’ di più di mezzo minuto e sono pronto sul treno, pronto alle due ore che mi servono per raggiungere l’ITF di Chiasso, per una giornata di primi turni che completeranno il quadro delle qualificate agli ottavi di finale. L’accoglienza svizzera è subito impeccabile, prima da parte della direttrice del circolo Anna Ceracchini e poi del direttore del torneo Matteo Mangiacavalli, che dopo un caffè mi mostra orgoglioso il circolo che ospita il torneo da $25.000.
L’orgoglio è più che giustificato: ampi spazi incastonati tra le tranquille colline svizzere, campi perfettamente tenuti da un team che sembra collaborare prontamente ed al meglio e servizi alle giocatrici, palestra e players lounge compresi, di ottimo livello.
Uno scorcio all’ordine di gioco, un po’ di sole sulla nuca per scaldarmi le ossa dopo la mattinata limpida ma molto fresca, un’occhiata alle giovani Paolini e Matteucci che si scaldano sotto l’occhio vigile di Tathiana Garbin ed è ora di cominciare a seguire il primo match, con l’azzurra Giulia Gatto-Monticone pronta ad esordire. Match tra due giocatrici davvero differenti: se Giulia è una giocatrice molto pacata, elegante, pulita nei suoi colpi, la Leykina è una furia, che salta, fa monologhi già dal primo game, è a tratti scoordinata e “brutta” da vedere. Ma alla fine è proprio la grinta della russa a lasciare di sasso la torinese, che cederà in due set nonostante un’ottima partenza che l’aveva portata sul 4-0 e sul 5-2. Risultato finale 7-5 6-3, col rimpianto, come scoprirò dopo, di un mal di schiena arrivato per l’azzurra sul più bello.
Neanche il tempo di accordarsi con Alexandra Cadantu per un’intervista, che sul campo centrale arriva un’altra sorpresa: la giocatrice di casa e wild card, Sara Ottomano, scardina il gioco della terraiola DOC ed ex top100 Estrella Cabeza Candela ed in tre set lottatissimi porta a casa la partita per la gioia del pubblico praticamente tutto dalla sua parte. Sara è perfino un po’ sorpresa quando le chiedo di fare quattro chiacchiere sul suo tennis e sul match che ha appena vinto, ed è forse anche per questo che c’è un momento di difficoltà iniziale, in cui è risulta difficile accordarsi sulla lingua da parlare. Scegliamo l’inglese e dopo qualche minuto di conversazione, chiudo laptop e quaderni e mi butto sul pranzo, ripassandomi qualche domanda da poter fare alla rumena ex top100.
Con Alexandra e la sua intervista posso anche testare la players lounge, molto elegante, silenziosa ed accogliente, costruita provvisoriamente in uno dei due campi da squash che il circolo offre. Ma il fresco e la comodità delle morbide poltrone devono essere presto sostituiti: sul campo centrale c’è Maria Elena Camerin, che non nascondo essere da sempre la mia giocatrice preferita, che lotta (lotta è una parola che non può nemmeno far capire cosa sta succedendo in quel campo…) contro l’ungherese Reka Luka Jani. Sotto un sole diventato quasi caldo in maniera fastidiosa, l’azzurra e la Jani non si risparmiano e mostrano scambi ed una velocità di palla che finora non avevo potuto vedere. Il match di MEC sembra scivolare lentamente a suo favore, ma vantaggi di 6-3 5-2 e 6-3 6-5 al servizio non bastano. Un tiebreak allucinante termina a favore dell’ungherese, dopo due match point mancati dall’azzurra e dopo un set di corde rotte, sempre dall’azzurra, in uno scambio a dir poco delicato sull’8-8. Il match va poi al terzo e non c’è più nulla da fare, la Camerin saluta il torneo.
Comincia a sorgermi un dubbio. Da bravo fan dei “drama” targati WTA, mi rendo conto che per ora, sui vari campi, ogni match è stato caratterizzato da un ribaltone, da un risultato inaspettato, da “choke” non proprio pronosticabili. Mi viene in mente ad esempio che sul campo 3, mentre seguivo la Gatto Monticone, Alizé Lim aveva sprecato un vantaggio di 6-1 3-0, prima di finire sconfitta dalla Gamiz 1-6 7-5 7-5, e che anche la Ottomano aveva chiuso vincente una lunga maratona. Spaventato, capisco che il destino vuole farmi assistere ad una giornata infinita. E così succede.
Jasmine Paolini in buon controllo del suo match contro la Ferro, perde 4-6 6-2 6-0 quando era in vantaggio 6-4 2-1; Sakkari e Carreras, sul campo adiacente, non si risparmiano e si trascinano in un match che durerà ben più di due ore, vinto poi dalla britannica per sfinimento della greca, come la Sakkari stessa ammette poi durante la sua intervista; Stephanie Vogt, prima testa di serie e netta favorita contro Nicole Stadler, wild card, deve cedere il primo set 6-2 prima di dominare i successivi 6-1 6-2; ed infine, anche Kennel vs Mekovec, originariamente previste sul centrale ma spostate sul campo 4 quasi per disperazione, danno luogo ad una drammatica lotta nel secondo set, vinta dalla croata e chiusa poi dalla racchetta volante e semidistrutta della Kennel.
Considerati i risultati a sorpresa, non stupisce che la seconda, la terza e l’ottava testa di serie abbiano già salutato il torneo e che anche la prima abbia tremato e non poco.
Riordinate le idee e le mie cose, appurato che la mancanza di capelli e cappello sulla testa mi ha procurato un colorito non certo tipico di aprile, resta da raggiungere la stazione dei treni, conscio che quando tornerò sabato e domenica mi potrò godere altre due ottime giornate, per il tennis giocato e per l’ottima organizzazione del torneo stesso. Un tocco di drama va aggiunto anche alla transportation che mi conduce ai treni. Siamo in 4 sui sedili posteriori, un po’ fuori legge ed un po’ alle strette con tre giocatrici spagnole, che se la ridono con me e l’autista alla frase di quest’ultima: “appena arrivo in stazione, buttati dall’auto che non c’è parcheggio!”. Sono le 22.30 e tocco il suolo di casa, ho giusto la forza di augurarvi la buonanotte (confesso, ho scritto questa frase mentre ero fermo nel nulla su un treno per Brescia, sperando di arrivare ad un orario umano come sto prevedendo, autogufandomi).
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