di Michele Galoppini
E siamo arrivati all’ultimo giorno del torneo. Dopo tutti i lunghi racconti delle giornate precedenti oggi è tempo per la finale di singolare e quindi per un racconto più breve. Da ieri, vi devo ancora il risultato del doppio, la cui finale si è giocata dopo le due semifinali di singolare. Sono state infine Voracova e Siegemund a sconfiggere facilmente le proprie avversarie ed a festeggiare la vittoria su Vogt e Piter.
Oggi, che strano, fa ancora caldo, anche se qualche rara nuvola in cielo permette di sopravvivere un poco meglio, nonostante l’umidità tendente al 100%. Se piovesse, ce ne sarebbe meno. Essendo sabato, il parcheggio si è trovato facilmente, sebbene degli strani cartelli di “Divieto di sosta” comparsi oggi mi mettono il dubbio sul fatto di aver parcheggiato in maniera legale… beh poco male, o ne multano 200 o non ne multano nessuno (spero).
Mentre finisce un’esibizione tra atleti su sedia a rotelle, peraltro di rango abbastanza importante nel panorama internazionale, mi prendo il solito gelato e poi mi cerco un posto sugli spalti, che sembra essere discretamente ombreggiato. Oggi evito di posizionarmi dietro il giudice di sedia: con tutte le premiazioni, la frenesia della finale ed il via vai di addetti rischio di vedere poco o nulla. Il pubblico ha anche oggi risposto come si deve: mancano pochi minuti alla finale ed è già tutto pieno, con gente già in piedi.
Il campo viene tirato e bagnato, il giudice di sedia prende tutte le dovute misure alla rete e le giocatrici sono ora pronte a scendere in campo. Prima è però tempo per le presentazioni ufficiali, con tanto di parata di ball boys, bandiere ed inni nazionali. La prima sorpresa arriva proprio dall’inno del Liechtenstein, per Stephanie Vogt: infatti, suona “God Save The Queen”, che ho scoperto essere stato scelto dal Liechtenstein come inno al posto dell’esistente “Uber Am Jungen Rhein”. Tutto normale sui restanti due inni, con quello italiano anche timidamente cantato da qualche spettatore.
La prima nota “tecnica” può arrivare dal riscaldamento del match. Andrea Gamiz, alla prima finale così importante in carriera e già sicura del best ranking alla 245esima posizione, è talmente agitata da non riuscire a far giocare due volée consecutive alla povera Vogt a rete, che comunque la prende sul ridere, rompendo il ghiaccio anche per la Gamiz, che dopo una risata continua più tranquilla i rituali pre-match.
Il match comincia e sviluppa sulla falsa riga dei turni di servizio e come se in campo ci fosse la stessa giocatrice contro uno specchio: grandi dritti a chiudere i punti od in risposta, rovesci molto più in contenimento e che hanno portato a vari errori, poche capacità a rete. Eppure, sembra essere sempre la Vogt ad avere quel piccolo vantaggio sulla sua avversaria, ed infatti dopo molte occasioni sprecate ed annullate è lei la prima a brekkare per il 4-3 e servizio, prima però di subire malamente un contro break a zero per i troppi errori.
L’andamento lineare e senza colpi di scena abbandona il circolo di Brescia ed arriva il caos. La Gamiz tiene facilmente il servizio e forza la Vogt a servire per restare nel set. Arrivano due set point consecutivi, ma un errore venezuelano ed un ottimo vincente lungo linea della giocatrice del Liechtenstein rimettono tutto in discussione e portano al 5-5. Nuovo servizio tenuto facilmente dalla Gamiz e pausa di un paio di minuti prima del rientro in campo: ebbene, è la prima volta che lo vedo su un campo da tennis, ma c’è un toilet break sul 6-5, per il giudice di linea! La Vogt, sotto pressione, non è certo estasiata dall’attesa, ma quando tutto è stato pronto non ha avuto remore. Servizio tenuto e tiebreak dominato: primo set vinto 7-6(3).
Nella pausa, vedendomi con mille aggeggi tecnologici tra le mani (computer, macchina fotografica, cellulare con twitter e facebook aperti…), il pubblico nuovamente si fa domande sulla mia presenza al circolo e simpaticamente un paio di giocatrici del circolo mi chiedono spazio per un’intervista. Ok, il sito si chiama SpazioTennis, ma non così tanto spazio! Ma due risate hanno fatto piacere.
Il secondo parziale ricomincia seguendo i servizi, ma questa volta gli equilibri si rompono molto prima. La Gamiz brekka nel terzo game la Vogt, che però si riprende il break per il 2-2 prima di dover salvare nuovamente due palle break consecutive, salvate grazie ad errori della venezuelana che in eccesso di frustrazione tenta anche di distruggere la racchetta. La terra rossa è gentile con la sua Babolat, ma l’arbitro lo è un po’ meno: warning per racquet abuse e poi anche game perso. La Vogt torna a comandare e sale sul 3-2. Il vantaggio diventa anche più rassicurante, quando un nuovo break da parte della giocatrice del Liechtenstein, in una fase di ottimi scambi, sul 5-3 e servizio, ad un passo dal secondo titolo più importante della carriera. Un po’ pressione e come si suol dire braccino, oltre ad una Gamiz intenta a giocarsi al meglio tutte le sue ultime carte, portano però al contro break, per la gioia del pubblico, quasi in toto schierato per la venezuelana (mi sentivo una sorta di mosca bianca… io tifavo Stephanie, ma eravamo davvero pochi!).
Un altro game intenso porta però ai primi match point per la Vogt. Come ieri, curiosamente, il primo è stato annullato da un nastro che ha ucciso la traiettoria della pallina, facendola morire al di là della rete. Sguardo al coach, sorriso ironico, braccia spalancate e si torna in parità, ma la Vogt non demorde ed è l’occasione successiva a consegnarle in titolo su un errore di dritto della Gamiz.
Finisce così il torneo di Brescia, arricchito dai tanti complimenti per l’organizzazione, per la transportation, per la preparazione dei campi, da parte di tantissime giocatrici e del supervisor. E nel discorso di chiusura arrivano anche delle promesse importanti per questo ITF che pochissimi anni fa era solo un 10k. Già dall’anno prossimo è molto probabile il passaggio alla categoria 75k, perché già sempre che ci sia terreno molto fertile per la conquista di nuovi sponsor, già contattati ed utili per il passaggio di categoria.
Premi, foto di rito e dovuti saluti concludono la mia giornata. L’ultimo saluto è al direttore del torneo, Alberto Paris, onnipresente nel circolo durante tutta la settimana. Il penultimo saluto è però quello più piacevole: ho dato la mano al coach della Vogt (in foto), complimentandomi anche con lui. Non dico certo fosse commosso, ma quantomeno molto compiaciuto del fatto che qualcuno avesse considerato anche lui.
Arrivederci Brescia, è stata una settimana fantastica! Tanto buon tennis ed un’altra importantissima esperienza per me (certo, proprio da martedì doveva esserci sto ca…volo di caldo?! Doccia-time!).
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