di Luca Brancher
Non è stata una stagione facile, quella che sta volgendo al termine, per Corinna Dentoni. Ne avevamo già scritto durante il periodo degli Internazionali d’Italia, quando, al microfono di Alessandro Nizegorodcew, la 25enne toscana aveva manifestato una sorta di scoramento che ne aveva fatto mettere in discussione alcune priorità. E’ quindi con favore che possiamo annotare il suo ritorno al successo, peraltro ad oltre sette anni di distanza dal più recente, avvenuto nel torneo da 10.000$ di Santa Margherita di Pula, in Sardegna. Probabilmente, scrutando il pedigree dell’atleta, che per oltre un lustro è stazionata in posizioni di ranking che lasciavano presagire un suo possibile attacco all’élite del tennis, non si tratta di un successo che possa soddisfare le aspettative e le sue ambizioni, sta di fatto che vincere è sempre importante, a qualsiasi livello. “Certo, per diversi anni ho giocato a livello superiore, per cui chiaramente i tornei da 10.000$ non sono esattamente il mio livello di base, però ne avevo già giocati, non vincendone alcuno, ma cogliendo tre semifinali, e la settimana precedente avevo addirittura perso al primo turno, per cui è stata comunque una vittoria importante, soprattutto a livello personale, per le motivazioni e il morale. Fiducia e morale sono sicuramente fondamentali in questo sport.”
Farlo a Santa Margherita, probabilmente, ha un carattere ancora più particolare, perché, non da oggi, queste manifestazioni non sono esattamente player-friendly, sotto diversi punti di vista, fattori che obbligano i giocatori stessi a vivere delle situazioni piuttosto peculiari “Sono tornei un po’ strani, strani perché la concezione stessa di competizione cambia, dal momento che differentemente dalle altre situazioni, dove una volta completata la giornata sul campo ognuno rientrava nella proprio stanza d’albergo, qui invece condividevamo la casa – dati i costi della struttura – poteva capitare di passare la serata con qualcuna che la mattina dopo ti ritrovavi avversario in campo. Particolare, sicuramente, ma non potrebbe essere differente. La comodità di avere tanti tornei organizzati nello stesso luogo viene contrastata dal fatto che, per esempio, una volta eliminato, se una persona volesse tornare ad allenarsi su quei campi, dovrebbe pagare l’ingresso, che costa 60 euro, ed il costo è chiaramente spropositato rispetto all’esigenza. Per cui, se vieni eliminato al primo turno, conviene tornare a casa, ma se ti sei iscritto a più tornei in serie, diventa comunque oneroso, soprattutto per i tennisti stranieri.” Quella di Corinna non è sicuramente la prima, né sarà l’ultima, voce che cerca di fare chiarezza su questo punto. Giocate infatti le due competizioni, la tennista nativa di Pietrasanta, è rientrata nella città che ormai da diverso tempo l’ha adottata.
“Sono tornata a vivere a Milano, in un certo qual senso è un cerchio che si chiude, dal momento che ero venuta qua, quando avevo 17 anni e, dopo varie altre esperienze, ho capito che questo è il mio posto ed è dove mi trovo meglio. Matteo Cecchetti è il mio allenatore di riferimento, ma c’è una squadra di maestri (Vico, Colangelo, Parini) con cui ho la possibilità di allenarmi al T.C. Milano. Qui sto bene, qui sono tornata a vivere e ho davvero capito che è la dimensione dove posso esprimere il mio tennis migliore”. Probabilmente il lungo peregrinare, che l’ha vista, col tempo, cercare varie locazioni tennistiche che potessero permetterle di crescere come tennista (Spagna, Roma…) le ha invece fatto capire che le antiche abitudini erano quelle che le hanno concesso di sfruttare massimamente il suo potenziale. Esemplificativo il fatto che il suo nome sia legato a doppio filo con quello del Tennis Club Prato, con cui lo scorso anno, dopo tre finali consecutive colte, si è aggiudicata il titolo italiano assoluto. E’ anche grazie a questa particolare fidelizzazione che Corinna domenica si è laureata campionessa
“Con la serie A, da contratto, non avrei dovuto giocare domenica sorsa, però, a causa dell’infortunio di Martina Trevisan, mi avevano chiesto se le avessi potuto raggiungere, ma nel frattempo avevo colto la finale (che si disputa la domenica e non il sabato come per il maschile), per cui mi è stato concesso di giocare la mia partita. Non mi hanno fatto problemi, a Prato, nonostante la situazione d’emergenza fosse piuttosto importante e, anche se non sono socia del circolo e lo frequento soltanto per la coppa a squadre, mi trovo davvero bene, ci gioco da tempo, e quando torno tutti mi ricordano le mie belle prestazioni degli anni precedenti, è veramente un’ambiente positivo.”
A sentirla parlare, in maniera comunque positiva e solare del tennis, si fa a stento a credere lei stessa avesse manifestato, non più di sette mesi fa, l’intenzione di lasciare e abbandonare tutto. Eppure, non si tira indietro quando le chiediamo cosa sia cambiato, e se effettivamente è così “Non voglio usare tanti giri di parole, ti posso tranquillamente dire che mi ero stancata, non volevo più vedere campi da gioco, racchette, palline, volevo staccare, gettarmi tutto alle spalle e cominciare una nuova vita su altre basi. Però poi ho pensato che non aveva senso, giocare a tennis è la cosa che so fare meglio, non mi andava di sprecare tutto quello per cui avevo lavorato per una vita. E’ stato lo sfogo di un momento, una volta superato, ho capito che questa è la mia strada. Il tennis è la mia vita. Sono contenta, allenarmi a Milano è la situazione ideale, ho un ottimo rapporto col mio allenatore, col mio preparatore atletico, tutto procede a meraviglia.” In uno sport in cui è la solitudine a farla da padrone, un momento di smarrimento è anche concepibile, soprattutto quando qualche risultato non è andato esattamente come speravi o immaginavi. Il passato, lo dice la parola stessa, è però passato, guardare avanti è l’unica cosa da fare.
“Adesso mi aspettano due settimane di allenamento intervallate, domenica, dal mio impegno con la Serie A. Avendo il contratto, evito di giocare troppi 10.000 $, visto che, con la finale alla domenica, dovrei comunque sciogliere in semifinale. Poi ad inizio novembre andrò a giocarmi le qualificazioni di un 25.000$ in Gran Bretagna, a Bath, ma chiaramente devo sempre tenere in considerazione gli impegni con la Serie A. Perchè, ormai, se vuoi giocare certi tornei è necessario uscire dai confini, ma sarebbe molto più comodo se ne organizzassero di più da noi, o, se dove li fanno, avessero un montepremi più elevato.”
Si parla, spesso a sproposito, di motivazioni, che, in fondo, tornano ad avere un ruolo di prima importanza. Se non le si ha, le si cerca, in questo caso, però, per trovarle, non bisognava cercarle, bastava semplicemente ricominciare da dove tutto era nato. Per lei stessa, questo 2014, è stata una sorta di “punto zero”, in cui tutto è stato rimesso in discussione, è stato nuovamente vagliato, ed è stata scelta la soluzione che maggiormente facesse al proprio caso. Un ritorno all’ovile che le sta regalando le giuste motivazioni, ed il successo di Santa Margherita di Pula indica la direzione corretta da percorrere per tornare quantomeno a ricoprire quel ruolo che per anni ha occupato nel panorama azzurro. Porre poi limiti alla provvidenza è gioco poco intelligente: il tennis ha ormai mostrato che, a 25 anni, si ha ancora moltissimo da dare. E questa Dentoni ha buone intenzioni di dimostrarlo.
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