Classe ’92, nativo di Kiev ma trasferitosi dopo pochi mesi di vita negli Stati Uniti e da questo paese accolto come un figlio, Denis Kudla è uno dei numerosi tennisti americani che nelle ultime stagioni hanno iniziato ad affollare, spesso a pieno merito, le posizioni all’interno della top 100 nel ranking ATP. Tuttavia il nome di Kudla, che con l’est Europa ha più che una leggera assonanza, non è mai stato tra i più citati dai media né è riuscito a farsi spazio tra i favori degli appassionati alla ricerca di un futuro talento a stelle e strisce pronto a germogliare. Facile capire il perché: non certo precoce come Donald Young, dotato di un buon servizio ma ben lontano dall’essere un bombardiere del calibro di John Isner o Sam Querrey, mobile e dinamico ma non quanto l’estroso Jack Sock, sempre snobbato rispetto al poco più anziano Steve Johnson.
Eppure Denis Kudla non aveva impiegato molto tempo, poco più che diciassettenne, a mettersi in mostra, prima raggiungendo la sua prima finale in carriera, in doppio al Future di Laguna Niguel, poi trionfando in singolare sul cemento di Austin, sempre all’interno del circuito Future. Una prima consacrazione per il nativo di Kiev si era inoltre avuta, sempre nel 2010, nel torneo junior degli US Open, in cui Denis era stato in grado di sbaragliare la concorrenza prima di arrendersi in finale all’amico e rivale Jack Sock, vedendosi sfuggire di mano un trionfo che con tutta probabilità avrebbe diffuso il suo nome tra le bocche dei tifosi americani più di quanto non sia accaduto raggiungendo la semplice finale dell’ambito torneo.
Più di molti altri coetanei e conterranei, Denis Kudla, destro e in possesso di un preciso e potente rovescio bimane, è stato capace di fare tesoro di ogni esperienza che ha caratterizzato la sua ancora giovane carriera. Da ogni sconfitta è nato un insegnamento, da qualsiasi inciampo si è saputo rialzare con la convinzione che il suo livello poteva essere ben più alto di quello espresso dalla massa omogenea e lodata di piccoli talenti fuoriusciti dai college. Disputando prevalentemente stagioni basate su apparizioni nel circuito Challenger e Future, Kudla si è costruito con pazienza una classifica di tutto rispetto, ottenendo anche numerose affermazioni di livello nei tornei di casa di Lexington, Charlottesville, Tallahassee nel 2013.
L’orgoglio di Arlington, dal nome della cittadina della Virginia in cui risiede da anni, è il soprannome che Denis si è conquistato a suon di prestazioni tutto cuore e sacrificio, romanticamente vagando da un campo all’altro dei 50 stati americani. Proprio nel 2015 Kudla ha affinato le proprie armi su superfici diverse da quell’amato cemento che in gioventù tanto lo aveva esaltato: in particolare, e lo dimostrano il titolo ottenuto a Ilkley e la finale di Surbiton, l’erba è diventata grande amica del giovane americano, che sul manto dei grandi campioni ha dimostrato di potersi adattare con grande estro e semplicità. Ma in tutta sincerità, pochi avrebbero pensato che sarebbe stato proprio questo ragazzino, appena ventiduenne, a rendersi protagonista di una delle più belle favole narrate dai campi erbosi di Wimbledon negli ultimi anni.
Denis giunge nel tempio del tennis in ottima forma ma il sorteggio è per lui piuttosto ostico: se al primo turno Pablo Cuevas non è il mastino temibile che potrebbe essere sulla terra rossa, il talento di Alexander Zverev mette a dura prova i nervi di Kudla al secondo turno. Domato con maestria il piccolo tedesco in quattro set, il connubio di talento e fortuna arride all’ucraino-americano. Il samurai Kei Nishikori, testa di serie numero 5 del tabellone, annuncia il proprio forfait dal torneo, lasciando campo aperto ad un terzo turno piuttosto particolare tra lo stesso Kudla e il colombiano Santiago Giraldo: consci del fatto che la ghiotta occasione mai più si ripeterà, entrambi si affrontano a viso più che aperto. La partita non è delle più belle ma Kudla, seppur con un vistoso calo attorno alla metà del match, è in grado di uscire alla distanza conquistando con un rovescio che si stampa sulla linea la vittoria al quinto set.
L’esultanza di Kudla racchiude tutta la naturalità di un usuale gesto liberatorio mista alla gioia di un sogno che si sta avverando: se Denis fatica a credere nell’impresa di aver raggiunto la seconda settimana di Wimbledon, sono le statistiche a parlare per lui. Kudla è infatti solamente il quinto americano a raggiungere il quarto turno a Wimbledon negli ultimi dieci anni, insieme a nomi del calibro di Baker, Fish, Querrey, Roddick. Per il giovane americano, da troppi fans lodato solamente oggi, il best ranking di numero 90 al mondo è ad un passo e continuare a sognare diventa ben più che un obbligo.
Con tutta certezza Denis la settimana prossima non sarà a Winnetka a difendere i punti conquistati un anno fa con la vittoria nel torneo Challenger, bensì a vivere una settimana indimenticabile sfidando agli ottavi di finale dello Slam inglese il vincitore del match tra Marin Cilic e l’americano John Isner. Nella magica atmosfera di Wimbledon si dice che ogni sogno possa divenire realtà e l’impresa dell’eclettico Dustin Brown sul campo centrale contro Rafa Nadal ne è la brillante, commovente conferma. Ora è il turno di Denis Kudla, e in un attimo il sogno è già realtà.
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