di Michele Galoppini (@MikGaloppini)
Parlo per me, ma trovo un’immensa gioia ed una grande passione nel poter andare a seguire dal vivo i piccoli tornei ITF che qui e là in Italia e zone limitrofe portano in campo e vicino ai miei occhi ed alla mia virtuale penna tante giocatrici che si fanno il mazzo per pochi soldi e pochi punti. Potete quindi immaginare quando le possibilità si espandono alla partecipazione a tornei WTA ed all’unico torneo del Grande Slam che ho avuto l’onore di poter vedere dal vivo. Sfruttando la provvisoria residenza londinese per cause di studio di un ottimo amico e collega di Spazio Tennis, la scelta di sedermi sugli spalti del più storico tra i tornei di tennis è nata naturalmente e l’All England Lawn Tennis and Croquet Club, dopo aerei, treni, bus, metro, camminate, attese varie, piogge e sveglie improponibili, è diventato realtà anche per me. Ma quello che forse il tifoso ed appassionato di tennis non sa è che una tranquilla giornata tra i campi del torneo di Wimbledon non è proprio così tranquilla, in quanto nasconde numerose insidie e trabocchetti, fin dal giorno prima! Ecco perché, a distanza di quasi un anno, nasce questo Decalogo Goliardico di Insidie e Trabocchetti del Wimbledoniano Spettatore. Volete raggiungere anche voi SW19? Beh, un consiglio è dare un’occhiata a questa guida semiseria (molto semi e pochissimo seria) che quantomeno renderà le varie sorprese, che si presenteranno nella trasferta, un po’ meno sorprendenti.
1. Date un’occhiata alle previsioni del tempo, ma non a quelle della BBC!
L’Inghilterra, ma il Regno Unito tutto, è tristemente noto non solo per il cibo un po’ particolare (e già son molto gentile) ma anche per le condizioni climatiche particolarmente avverse ed instabili. In generale, il sole non è protagonista assoluto delle giornate londinesi e d’estate le cose non cambiano di certo. Da italiani, visto che le temperature non toccano praticamente mai i 30 gradi, è difficile abituarsi. Di conseguenza, essendo Wimbledon un torneo all’aperto, su una superficie su cui di certo non si può giocare all’umido, è sempre meglio affidarsi alle previsioni del tempo prima di recarsi là e lanciarsi nelle lunghissime trafile pre-entrata. Ma attenzione! Mai affidarsi a quelle della BBC! In pochi giorni che sono stato a Londra, mai una volta sono stati in grado di dare mezza informazione corretta, peraltro obbligandoci a rinviare la nostra visita da un soleggiato sabato ad un piovoso lunedì… nella foto, infatti, le condizioni odierne testimoniate da Dustin Brown.
E attenzione, poiché il rimborso totale non viene concesso a meno che non si giochi meno di un’ora in tutta la giornata (50% entro le due ore), meglio pregare il Dio Apollo. Pregare per il sole e perché la pioggia non arrivi nei momenti meno opportuni (…un rimando al capitolo sul campeggio…). Un bel sole potrebbe anche eliminare la concorrenza dei tifosi del luogo: a malapena 24°C, gli speaker di tutto il circolo ripetevano con solerzia, mentre gente sveniva ovunque sugli spalti per il caldo, di non esporti troppo al sole, di evitare i momenti centrali della giornata e di ricoprirsi di crema. Ok, qualquadra non cosa mi vien da dire…
Insidia: piove sempre e se c’è il sole pioverà fra 5 minuti.
Trabocchetto: la BBC ti dice il meteo opposto…
2. Sveglie improponibili, infinite file, tantissimi controlli e la speranza di avere un biglietto.
Se si vuole raggiungere Wimbledon la mattina del giorno stesso in cui si vuole assistere ai match, bisogna andare là molto molto presto, poiché le 6 sono già un orario limite. Infatti, non so se è noto, sono pochissimi i biglietti che vengono assegnati tempo prima, tramite una lotteria; ogni giorno vengono venduti tutti i biglietti per lo stesso giorno, e così bisogna sempre mettersi in coda con le migliaia di persone che hanno avuto la stessa idea. Ci si può anche accampare con la tenda, ma questo sarà il terzo capitolo del decalogo.
Una volta raggiunto il luogo della “Queue”, un enorme campo (non tennistico) in erba adiacente al club, ancora alle primissime luci del mattino, a temperature per nulla gentili con gli estivi vestiti, si viene accompagnati nell’ordinatissima coda, si viene dotati di una coperta impermeabile per pochissime sterline, in modo da potersi sedere in terra, ed anche di una tavoletta di cioccolato. Alla stabilita ora la coda comincia pian piano a muoversi, mentre gli steward passano di persona in persona a chiedere per quale biglietto si è in coda (va deciso a priori se si vuole un “Ground” od un biglietto per uno show court). Di conseguenza, studiate bene l’ordine di gioco ed i prezzi, non sempre troppo convenienti, e scegliete con cura il piano A ed anche il piano B, perché non è detto che il piano A vada a buon fine, dipendendo dalla posizione in coda. Noi, arrivati alle 5 del primo mercoledì, eravamo già il numero 2mila e qualcosa e praticamente il ground ticket, che volevamo, era unica alternativa.
Una volta messi in coda, che si sposta per due ore abbondanti a passo di formica, si arriva anche di fronte ad una marea di controlli, che manco negli aeroporti post 11 settembre. La strada per il biglietto è davvero lunga! Armatevi di pazienza, parole crociate, divoratevi la cioccolata e sperate non scenda il diluvio nel frattempo. Ah! E armatevi di sterline, perché potete scordarvi di pagare con un bancomat od una carta di credito. Non sono accettate! Va bene la tradizione, ma a momenti si paga col baratto. Se siete avventurosi, provate coi soldi del Monopoli.
Insidia: non sempre il piano A funziona.
Trabocchetto: 10 carte di credito non ti faran comprare un biglietto…
3. Esclusi i primissimi giorni, un biglietto come si deve lo avrete solo campeggiando.
Il sistema della coda è lo stesso, poiché tende e persone si trovano nella stessa ottimamente gestita coda. Ma se volete accamparvi, lo potete fare solo dal giorno prima non oltre le 21 (vado a memoria, ma l’orario non è troppo differente da quello indicato). Ricordo ancora il primissimo pensiero che mi balenava in testa, sull’autobus verso Wimbledon in quella domenica pomeriggio: speriamo almeno non piova mentre montiamo la tenda. Ovviamente, sol pensarlo ha fatto in modo che nell’esatto momento in cui abbiamo appoggiato i bagagli, il cielo si sia messo a perdere secchiate d’acqua: ci siamo ritrovati in quattro, ammassati tra i bagagli, in una tenda per due “automontante”, a ridere come pazzi nell’attesa di poter procedere con la trafila campeggiosa (come immortalato in foto).
Montate le tende, bisogna poi evitare come previsto dal regolamento di abbandonare la postazione, pena la perdita del posto (e non sia mai, visto che è l’unica cosa importante di quel momento!) e soprattutto vedere bene di essere pronti a dormire entro le 22. A quell’ora gli steward passano, obbligano al silenzio ed al rifugiarsi in tenda, e non tarderanno troppo a farsi risentire la mattina, poiché alle 6 c’è la sveglia ed entro mezzora tutto deve essere smontato e consegnato al “deposito tende”, per essere tutti in fila come persone. Peraltro, nella mia esperienza, alla mattina ci siamo alzati con talmente pochi gradi che il mio fiato era chiaramente visibile mentre mi usciva dalla bocca: immaginate le temperature, poco superiori ai 6-7 gradi, a luglio…
Insidia: possibili gelide e bagnate temperature.
Trabocchetto: una tenda che si monta da sola in 3 secondi, si smonta in quattro in mezzora.
4. Se andate da soli o in coppia, sperate di trovare ottima compagnia.
Come potete aver già inteso, i tempi prima di accedere ai campi sono davvero lunghi e di conseguenza è sempre buona cosa avere ottimi vicini di coda ed ancora meglio ottimi vicini di tenda (ad esempio, gli amici Jack e Javi, nella loro tenda, hanno ascoltato l’intero concerto di una coppia che non ha fatto altro che russare dalle 22 alle 5…), con cui condividere almeno una lingua parlata. In generale noi siamo stati molto fortunati: ci siamo ritrovati accanto ad un’allegra combriccola di ragazze scozzesi, con cui abbiamo condiviso “gare” di frisbee, cena, racconti “dell’orrore” ed anche l’intera giornata successiva tra i campi di Wimbledon; in più, abbiamo anche conosciuto il vignettista Bobito, con il quale abbiamo condiviso chiacchiere, risate e buoni caffè.
Nel dubbio di non trovare alcun piacevole soggetto nella coda, armatevi di cruciverba, giochi in scatola e carte da gioco. Mal che vada, vi salvate!
Insidia: i vostri vicini di coda o tenda potrebbero parlare russo, mandarino o greco antico.
Trabocchetto: la cara e simpatica vecchina russerà tutta notte!
5. Attenzione ai mille limiti e divieti, assurdi o meno.
Forse è il momento di maggior “inglesità” di questo pezzo. Loro vogliono essere precisi, eccessivamente precisi, quasi assurdamente precisi, ed ovunque ti giri c’è un cartello che ti ricorda qualcosa che non puoi fare.
Ovviamente tante delle regole sono di buon senso e necessarie al quieto vivere. Ad esempio, partiamo dal fatto che durante “la coda” nessun comportamento molesto o dettato dall’eccessivo alcool viene tollerato (e chi se lo aspetterebbe dalla nazione più astemia d’Europa #colpoditosseimbarazzato) e tali comportamenti causano espulsione immediata. Allo stesso modo, sempre in coda non è ammessa musica ad alto volume, oppure non ti puoi dedicare all’hobby del fuochista e darti ai barbecue, evitando di fare il Nerone incendiario di turno.
Ma accanto alle regole sensate, ecco che si fanno incombenti quelle di dubbia interpretazione. Un tweet di Wimbledon, ad esempio, quest’anno informa i possessori di biglietti di non fotografarli, in quanto questo potrebbe interrompere la loro giornata nel club (mezzo mondo ancora si chiede il perché). Inoltre, i selfie stick non saranno ammessi tra i campi: posso capire che persone di dubbia provenienza che si aggirano con “bastoni” tra i campi possono risultare pericolosi, ma non è certo la prima regola che salta in testa per essere oggetto di ufficiali comunicati. E così arriviamo al NO alle foto con i cellulari durante il gioco, al NO ai video ovviamente, al NO a Periscope, la nuova app che si aggancia a twitter per i livestreaming… e non importa se sei un normale cittadino od un giornalista: no, NO, N-O-! Voglio proprio vederli a controllare e redarguire tutti i poveri possessori di cellulari intenti a fare due foto per vantarsi della propria presenza su un campo erboso di Londra…
Ma la lista può essere ulteriormente allungata e voglio aggiungere altri tre esempi. All’interno del club non sono ammesse borse più grandi di 40x30x30cm (e fin qua, tutto ok), massimo una per persona e niente lati rigidi. L’importante è che non sia un cestino da picnic. Oppure, tornando alla coda, solo tende per massimo due persone sono ammesse: ovviamente, tende per 12 sono un po’ eccessive da gestire, ma se si è in tre, potrebbe essere comodo portarsi una sola casa-mobile… Ed infine, se è vivamente sconsigliato portare bambini con meno di 5 anni a vedersi un po’ di sano tennis di ottima qualità, è assolutamente vietato portare i poveri piccoli di quell’età all’interno degli show courts, Centrale compreso, con campi 12 e 18 in aggiunta. Perché? Giacobbo ci sta basando una puntata di Voyager, per appunto poi dirci che tuttora il mistero non è stato risolto; che Mariello Prapapappo possa fare di meglio?
Insidia: tutto ciò che fai potrebbe essere vietato! #attentoarespirare
Trabocchetto: se qualcosa il giorno prima era ammessa, ora è vietata #corollarioallaleggediMurphy
6. Controllate bene gli order of play all’entrata e non sottovalutate mai strambi doppi!
Ci è capitato due volte su due entrate, sebbene nel secondo caso la pioggia abbia completamente scombussolato tutto e reso vano lo sforzo degli organizzatori di complicare le cose al tifoso. Ma il primo mercoledì, il problema dell’order of play non troppo ben gestito si è presentato in tutta la sua portata.
All’inizio del programma c’erano praticamente tre o quattro match che entrambi avremmo voluto vedere, ma non disponendo di doppia ubiquità abbiamo scelto di andare sul campo 3, in quella parte dedicata ai ground ticket, a vederci un po’ di Venus Williams contro Kurumi Nara. E se dopo quel match qualcosa siamo ancora riusciti a vedere, ci sono state due buone ore in cui non c’era praticamente alcun match in campo sui campi “liberi”. C’era solo una marea, un’enorme marea di doppi, anche tra giocatori e giocatrici che il doppio sanno a malapena come si gioca. L’attesa per poi rivedere qualche singolare è stata lunga, terminata sul campo 18 con Hercog e Safarova, prima di Pennetta e Davis (non fatemi ripensare a quel match, chiudiamo subito il capitolo). Purtroppo, durante la nostra permanenza sul campo 18, un’altra marea di match, stavolta di singolari interessantissimi, si stava giocando sugli altri campi. In teoria, il tutto dovrebbe essere pensato decisamente meglio.
Eppure, avevamo sottovalutato dei doppi totalmente a caso, decidendo solo alla fine di sederci in uno stretto posto libero per assistere a Koukalova/Niculescu vs Olaru/Klemenschits. Premessa: solo la Niculescu era interessata a realmente giocare, la Koukalova era al solito triste per motivi non ben specificati ed Olaru e Klemenschits si muovevano casualmente per il campo mentre facevano “cose” (tennis è una parola estrema in questo caso); inoltre, il giudice di sedia continuava a chiamare la ceca “Zakopalova”, contribuendo all’apoteosi di felicità targata Klara. Il tutto è difficilmente descrivibile, ma due o tre scene meritano eccome. La Niculescu era talmente esaltata e vogliosa di vincere che faceva pugnetto ed urlava ‘haide’ anche sui punti che otteneva la Koukalova, mentre lei non se ne interessava affatto; in aggiunta, rispondeva alle prime di servizio delle avversarie, fuori dal rettangolo del servizio, a tutta, una volta anche sfiorando di un millimetro il viso della Olaru, praticamente pettinata da un rovescio piattissimo e potentissimo della rumena (ricordiamo, su palla assolutamente fuori). Ed infine il punto del secolo: una sorta di lob dell’austriaca supera la Koukalova, che piuttosto di alzare il braccio ha lasciato scorrere dietro di lei la pallina che avrebbe tranquillamente preso; la Niculescu, dall’altra parte del campo si lancia alla velocità della luce a recuperare la pallina, tanto velocemente da prenderla al volo, tagliando talmente il colpo da fare in modo che la pallina, rimbalzata a 2 centimetri dalla rete ed a 3 dalla Olaru, schizzi via in maniera imprevedibile, portando la rumena ad un liscio clamoroso tale da farla accasciare a terra per la goffaggine. Nella risata generale, è stato il momento migliore della giornata.
Insidia: tutti i match che vi interessano si giocheranno, probabilmente, contemporaneamente.
Trabocchetto: i doppi sembrano essere non interessanti, ma sono il meglio che possiate sperare.
7. Siate scaltri e non mollate mai buoni posti a sedere al di fuori degli stadi.
Anche qui parliamo di una mancanza da parte degli organizzatori, che a mio parere dovrebbero studiare un qualche escamotage per favorire un po’ i possessori del ground ticket. Abbiamo visto che prima di ottenere un qualsiasi biglietto, la strada da percorrere, fisicamente e soprattutto temporalmente, è molto lunga. Una strada percorsa anche da chi si accontenta, anche solo per spendere un po’ meno, del biglietto che non dà accesso agli show courts. Di conseguenza, la speranza è quantomeno quella di potersi godere in pace, scegliendo il campo che più si preferisce, quali match vedere e quindi dove posizionarsi comodamente (per quanto un seggiolino possa essere comodo). E invece no!
Un passo indietro. Gli show court sono ovviamente il Centrale, seguito da Campo 1, Campo 2 e due terzi del Campo 3, aperto solo in parte ai possessori del biglietto ground. Gli altri 13 campi sono quelli aperti senza posti riservati. Alcuni di questi hanno vere e proprie tribune, come ad esempio il Campo 12 ed il Campo 18, immediatamente invasi all’apertura, ma gli altri? Ebbene, gli altri hanno davvero pochissimi e limitatissimi posti a sedere! L’apoteosi del disastro sono i campi dal 4 all’11: solo quattro di questi hanno una mini tribuna di tre (3!) file da un lato; l’altro lato lungo e tutti i lati lunghi degli altri quattro hanno una (esatto, UNA!) fila di panchine in legno. E contate che sostanzialmente lo staff degli atleti e gli addetti ai lavori hanno posto riservato. In pratica, in media ognuno di questi campi ha a disposizione 40 posti per il pubblico. Poco meglio va ai campi 16, 17 e 19, che con mini tribune riescono ad accogliere circa 150 persone. Se probabilmente i ground ticket al giorno sono circa 4mila, fate voi il conto di quante persone restano in piedi, a vagare come zombie tra i campi nella speranza di vedersi qualcosa.
Cosa fare a riguardo? Beh, ricolleghiamoci al punto precedente. Studiatevi perfettamente l’order of play e catapultatevi alla velocità della luce, correndo come Flash e facendo lo slalom tra il pubblico come se foste Michaela Shiffrin, al campo che vi dà i migliori match ad inizio giornata, non appena gli steward ve ne danno la possibilità. E ricordate che avvoltoi travestiti da tifosi, come anche io lo sono stato, sono lì pronti a rubarvi il posto non appena ne avranno una mezza chance.
Insidia: un tifoso inglese medio potrebbe occupare almeno 1,5 posti.
Trabocchetto: “Corri, c’è un campo con spalti vuoti!” – era un doppio misto.
8. Cibo: meglio affidarsi a fragole con panna e Pimm’s!
L’ho già citato in apertura del pezzo, il cibo come la meteorologia sono due punti deboli (direi evanescenti) delle terre inglesi, che a parte qualche, probabilmente casuale, buon piatto fanno patire e non poco coloro che sono abituati a qualcosa di molto meglio, in primis gli italiani. A Wimbledon come in altri posti le cose non cambiano particolarmente. Essendo un luogo “turistico” ci sono alcune alternative dal mondo, la pizza non manca di certo (e devo dire che nonostante i miei timori giganteschi non era poi così male), la cucina cinese ovviamente è presente (sebbene di diverso tipo rispetto a quella a cui siamo abituati nei ristoranti cinesi in Italia), ma non sperate in grandi banchetti.
Di sicuro, in qualcosa riescono a ben esprimersi, cioè in qualcosa che fornisce la natura e loro non devono cucinare e quindi rovinare: le fragole con panna. Innanzitutto va detto che la panna non è la panna montata, ma è crema di latte, quella sostanzialmente liquida, per intendersi. È difficile riuscire a disintegrare un così semplice ma ben riuscito connubio di sapori, inoltre le fragole sono un alimento leggero, ricco di zuccheri semplici e vitamine e possono farvi solo bene (sorvoliamo sulla panna, un insignificante dettaglio).
Non dimenticatevi di bere (acqua!), poiché, nonostante non faccia eccessivamente caldo come speaker e pubblico inglese vogliono far credere trasformando i primaverili 24°C in torridi 45°C del Sahara, sarete in giro tutto il giorno e tornereste a casa disidratati; ma se proprio volete evitare di bere solo acqua, un secondo prodotto tipico è certamente la Pimm’s. Un cocktail leggero a base, appunto, di Pimm’s, un liquore, e di limonata, guarnito di arance, cetriolo, menta e fragole. Detto così potrebbe non ispirare particolarmente, ma perfino io, da sostanziale astemio, devo dire che non è affatto male. E poi è tipico, e potrete dire di aver assaggiato qualcosa di tipico senza esserne stati avvelenati.
Insidia: procacciare cibo potrebbe farvi perdere il posto tanto difficilmente conquistato.
Trabocchetto: le ottime fragole non hanno un ottimo prezzo. Non bevete Pimm’s per dimenticare!
9. I raccattapalle-robot non conquisteranno il mondo. Almeno spero…
È un capitolo un po’ random di questo decalogo, ma poiché i raccattapalle wimbledoniani mi hanno colto di sorpresa voglio avvisarvi ed evitarvi strane reazioni alla loro vista. Innanzitutto, non mostrano alcuna emozione: sole o pioggia, momento simpatico o drammatico, pathos o noia mortale, Serena o Zhu in campo, nulla cambia per loro. Sono seri, serissimi, e perfino sul vocabolario come sinonimo di serietà. Si muovono con movimenti studiati alla perfezione, che ballerini classici da tutto il mondo studiano per l’assoluta precisione. Loro sanno cosa devono fare e lo fanno sempre, non importa cosa stia succedendo attorno a loro.
L’altra cosa che sorprende, un po’ relativa ai loro movimenti precisi e decisamente robotici (e spesso esasperati anche per passare da una parte all’altra del campo una semplice pallina, che ovviamente non viene passata come un qualsiasi umano dotato di senno farebbe), sono i loro scatti e la loro velocità. Una leggenda (appena inventata) vuole che Usain Bolt sentì la pressione in una gara, quando scoprì che uno degli avversari era un ex ballboy londinese.
In ogni caso, stiate tranquilli, loro stanno bene, ogni sera tornano a casa, i loro genitori li spengono e tutto torna come prima.
Insidia: se volessero conquistare il mondo, con la loro precisione e apatia ci riuscirebbero.
Trabocchetto: chi ti vende la palla per autografi spera sempre possa cadere, loro hanno assoldato raccattapalle super rapidi.
10. Divertirsi è la prima regola (anche se qui è la decima).
È vero, tutta la lista precedente di eventi, situazioni e disastri made in Wimbledon sembra voler far passare un messaggio: è quasi meglio non andarci visto le tante pecche. In realtà, come detto all’inizio, questa guida è molto goliardica e va presa nel suo aspetto divertente ed ironico. Quindi, in conclusione, il messaggio è esattamente l’opposto: andateci e divertitevi, non solo grazie all’ottimo tennis, non solo grazie al luogo storico in cui vi trovate, ma anche grazie a tutte le mini peripezie da affrontare con una risata. Io stesso lo posso confermare: pioggia e diluvi, tende, gelo, code, controlli, pochi posti a sedere, cibo così così, sconfitte per le mie beniamine e così via, ma certamente, grazie al tennis, alla buona compagnia ed all’atmosfera che si vive, posso dire di aver passato due delle migliori giornate del mio 2014.
E dove si trovano l’insidia ed il trabocchetto nel divertirsi, mi chiederete? Beh…
Insidia: la pioggia potrebbe rovinarvi il divertimento; non lasciateglielo fare!
Trabocchetto: sospetto che ovviamente non sia possibile divertirsi troppo (vedi paragrafo 5).
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