di Luca Fiorino (@LucaFiorino24)
Match di prequali al Foro Italico: Gioia Barbieri vs Cristiana Ferrando. Conosco la prima ma non la seconda. Rimango piuttosto impressionato dal gioco di quella giovane tennista di Santa Margherita Ligure, una vera e propria scoperta. Ottimi colpi da fondo, un tennis propositivo e mai banale. Nipote dell’ex pro Linda Ferrando e figlia del maestro Paolo, Cristiana si è raccontata ai “microfoni” di Spazio Tennis tra bilanci di fine anno, obiettivi futuri e aneddoti passati. In questa stagione ha messo in luce buona parte del suo talento ma non ancora tutto il potenziale a disposizione, perché siamo sicuri che il meglio deve ancora venire.
Nell’ultimo torneo Itf in Sardegna ti sei ritirata. Cosa è successo?
Ho preferito ritirarmi perché magari se avessi proseguito avrei peggiorato il fastidio che accusavo alla schiena. Ci tengo particolarmente a far bene nei prossimi tornei di livello più alto in Inghilterra (indoor), per cui ho preservato le energie che mi sono rimaste per questo finale di stagione. Non essendo inoltre abituata a giocare così tante partite come quest’anno, ero molto stanca, di testa in special modo.
Recentemente hai affrontato la tua prima trasferta oltre i confini europei. Che esperienza è stata in Messico?
È stata la mia prima trasferta fuori dall’Europa. Il viaggio è stato lunghissimo, sono stata lontana da casa per quattro settimane ma devo ammettere che ho vissuto una fantastica esperienza. A parte questo sono molto contenta per come è andata, penso di aver espresso il mio miglior tennis dell’anno, perlomeno nelle prime due settimane. L’ultima settimana ero un po’ stanca dopo aver comunque disputato 13 partite in 14 giorni avendo giocato anche le qualificazioni. In uno di questi tornei sono dovuta partire col pullman alle 6 di mattina con Tathiana (Garbin), ho affrontato un viaggio di 5 ore e sono scesa poi in campo alle 5 di pomeriggio. Tutto sommato mi ritengo soddisfatta.
Per chi ti conoscesse meno bene, descriveresti il tuo tipo di gioco?
Gioco un tennis piuttosto aggressivo e cerco di esserlo sin dalla risposta. Mi piace tenere in mano il pallino del gioco, far male all’avversaria spostandomi sul diritto anche se a dire il vero i miei fondamentali sono piuttosto equilibrati fra di loro. Il mio gioco piatto mi permette di esprimermi meglio sul cemento riuscendo a prendere maggiormente il tempo sulle avversarie, detto questo cerco di adattarmi un po’ su tutte le superfici, anche sulla terra dove bisogna giocare più arrotato.
Non praticavi solamente il tennis da piccolina. Accade delle volte che quando in famiglia ci siano stati atleti di una determinata disciplina si tenda a cambiare sport per evitare eventuali paragoni o accostamenti. Tu perché hai preso questa scelta?
Ho iniziato a praticare questo sport all’età di 5 anni per via di mio padre (Paolo, maestro di tennis). Mi allenavo vicino casa e mi seguiva in tutto e per tutto lui. A 13 anni non volevo più giocare a tennis, lo vedevo più come un obbligo che non una mia scelta. Per questo mi sono dedicata ad altri sport come la danza o la pallavolo, ma a puro scopo di divertimento. Nonostante ciò ho continuato a giocare a tennis e, col senno di poi, ringrazio mio padre per avermi indicato la via giusta perché oggi non ne posso fare davvero a meno.
Immagino che questa domanda te l’abbiano fatta più e più volte. Sei nipote d’arte, in quanto parente di Linda Ferrando, quarto turno agli US Open e terzo turno in tutte le altre prove dello Slam. Questo ti crea pressioni o rappresenta più uno stimolo?
Sinceramente non ho mai sentito la pressione di mia zia, anzi rappresenta più uno stimolo nel provare a far meglio di lei e superarla. Ci sentiamo spesso, quando vinco mi manda un messaggio per congratularsi con me mentre quando perdo mi chiama perché io mi possa sfogare, d’altronde chi meglio di lei mi può capire?
Sei numero 388 del ranking WTA ed hai vinto quest’anno due titoli Itf ($10,000 Solarino (H); $10,000 Cantanhede (OC)). Mi tracci un bilancio della stagione? Quanta importanza dai a questi due successi? Hai qualche rimpianto?
Il primo torneo di marzo non pensavo francamente di poterlo vincere. Ero andata lì per giocare, vincere il più possibile e fare del mio meglio. Erano in tabellone ragazze di ottimo livello che tuttora fanno tornei di ben altra caratura. Mi sentivo piuttosto acerba tennisticamente, avevo iniziato da pochi mesi a giocare seriamente, per cui non me l’aspettavo decisamente. Da quel momento lì ho acquisito più consapevolezza dei miei mezzi e maggiore fiducia. La maggior parte dei tornei si possono vincere, non solo da $10,000, basta concentrarsi e pensare partita per partita e non troppo a chi hai di fronte. In Portogallo è stata più una conferma, sono andata per giocare due $10,000 e vincerli oltre che migliorare il mio tennis. Ho provato a variare qualcosa nel mio gioco e sono stata anche premiata col risultato vincendo il primo e arrivando in finale in quello dopo. Sono molto contenta di questa stagione non soltanto per il ranking quanto per i miglioramenti sotto il piano tennistico e della tenuta mentale. Ad inizio anno con alcune colleghe meglio posizionate in classifica di me pensavo di potermela giocare ma non di vincere, mentre ora so che lottando posso portarle anche a casa. Rimpianto forse giusto la partita di prequali al Foro Italico contro Gioia, mi sono rilassata un attimo dopo il primo set e mi sono lasciata sfuggir via la partita. Ogni tanto mi capita di ripensarci…
Come hai vissuto il rapporto figlia – papà – maestro? Affidarsi al team Ceraudo, Garbin, Zanetti pensi sia stata la scelta migliore?
Penso che per qualsiasi ragazza o ragazzo allenata dal proprio genitore non sia propriamente semplice. Da piccola vedevo mio padre come colui che mi imponeva in un certo senso di giocare a tennis quando in realtà mi invogliava e mi spronava a farlo solamente per il mio bene. Non volevo diventare professionista ma divertirmi e basta fino a qualche anno fa. Solo maturando capisco quanti sacrifici abbia fatto per me, non lo ringrazierò mai abbastanza. Ancora oggi, dentro e fuori dal campo, ci confrontiamo spesso perché capita che a volte ci siano vedute differenti ma è giusto che sia così. Riguardo la scelta sì, mio padre si fida molto di me e del team. Era piuttosto contento e tranquillo, e se lo è lui poi lo sono anche io di conseguenza. Questa decisione è stata ponderata attentamente, sotto ogni punto di vista, specialmente per quanto riguardo la preparazione atletica.
Dove pensi di dover migliorare tecnicamente, tatticamente e mentalmente? Come pensi ti dividerai tra Tirrenia ed Anzio visto che ti trasferirai alla corte dei Piccari sempre seguita però da Daniele Ceraudo? Come mai hai preso questa decisione?
Siccome ho un gioco aggressivo dovrò scendere più spesso a rete, mentre ora continuo a giocare da fondo fino a quando non trovo il vincente. Dovrei giocare più semplice mentre tante volte ancora, seppur in misura minore rispetto al passato, sono troppo istintiva. Dal punto di vista mentale devo essere più sicura di me e non credere che ci siano partite impossibili da vincere. La mia base sarà ad Anzio, lì svolgerò la preparazione e mi allenerò quando tornerò dai tornei con Daniele, mio padre e i Piccari. Con Tirrenia siamo rimasti comunque in buonissimi rapporti, credo molto in Tathiana ed Antonella, così magari delle settimane potrò fermarmi lì o se accade una trasferta simile a quella fatta in Messico posso tranquillamente andare con loro. Cercheremo di venirci incontro il più possibile. Il motivo di questo piccolo cambiamento è dovuto al fatto che con Daniele mi sia trovata molto bene, ci ho pensato mesi e mesi e credo che abbia fatto la scelta più giusta per il mio futuro. Ho ritenuto opportuno continuare con lui perché sia io che lui che mio padre crediamo fortemente in questo progetto tecnico. Sono fermamente convinta e non posso che ringraziare Daniele così come i fratelli Piccari senza dimenticare tutti quelli di Tirrenia, si sono dimostrati realmente disponibili e gentilissimi.
Obiettivi immediati con la Serie A? Mentre quelli futuri per il 2016? Obiettivi di classifica o pensi più ad un miglioramento tecnico e tattico?
L’obiettivo quest’anno è vincere il titolo, siamo una squadra forte. Alice, Gioia, Anna e Valentina sono ottime giocatrici, penso che possiamo davvero farcela. Oltre a questo siamo un gruppo molto unito nonostante io sia arrivata da poco. Penso più a migliorarmi giorno dopo giorno perché credo che se questo avvenga i risultati e la classifica arrivino poi di conseguenza.
Qual è il tuo torneo preferito che un domani ti piacerebbe giocare? C’è una tennista particolare a cui ti ispiri?
Mi piacerebbe molto giocare gli Us Open, sul veloce ed in America, sarebbe un connubio perfetto. In passato ti avrei detto Maria Sharapova, ora non c’è nessuna in particolare a cui mi ispiro. Se ti devo fare due-tre nomi ti direi Serena Williams per l’aggressività del suo gioco, Flavia Pennetta e Garbine Muguruza.
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