di Alessandro Mastroluca
Non si gioca in Ucraina. Non si gioca in Israele. Gli effetti della rivolta che ha portato alla scissione della Crimea, la tensione salita dopo l’abbattimento del volo MH17, costringono le ragioni dello sport a piegarsi alla ragion di Stato. È la fase più cupa per lo sport ucraino post-indipendenza. Il campionato di calcio, ridotto a 14 squadre per l’abbandono delle due formazioni di Crimea, è iniziato con l’assassinio del 49enne presidente del Vorskla Poltava, Oleg Babaev, anche deputato per il partito di Julija Tymošenko, e la fuga dei sei giocatori non ucraini dello Shakhtar Donetsk, città simbolo del fronte caldo del Donbass. In un Paese sempre sospeso tra un futuro occidentalizzato e un debito con la Russia di Putin, rinforzato dopo alla Russia anche economicamente, dopo l’annessione della Chernomorneftegaz, la società del gas ucraina.
Impossibile pensare, poi, che lo sport potesse restare fuori dal Margine Protettivo, l’operazione dell’esercito israeliano che in 29 giorni ha fatto 1760 vittime palestinesi a fronte di 67 israeliane. La Uefa ha chiesto che le squadre israeliane giochino gli incontri casalinghi nelle coppe europee a Cipro, il torneo di Tel Aviv è stato cancellato e Israele-Argentina di Davis si giocherà in campo neutro. Nei momenti più bui della crisi, la Coppa Davis è diventata positivo strumento di distrazione di massa che ha esaltato la forza tranquilla del piccolo grande Dudi Sela, capace di rimontare Fernando Gonzalez nel 2007 (era stato a due punti dalla sconfitta), diventando il primo giocatore nella storia a vincere due partite durate più di cinque ore nello stesso incontro di Coppa Davis. Il 2009 rimane il suo capolavoro. Nell’anno che inizia con gli ultimi fuochi dell’Operazione Piombo Fuso e le elezioni anticipate che porteranno al governo Netanyahu, batte al quinto Andreas Vinciguerra e Thomas Johansson, e nel primo quarto di finale per la sua nazionale dal 1987 supera in quattro set Mikhail Youzhny e apre al trionfo completato già da Erlich e Ram, infallibili in doppio.
Non sono molte le partite di Coppa Davis che si sono giocate in campo neutro. Ricostruirne l’elenco dal 1970 ad oggi vuol dire disegnare un piccolo atlante delle crisi e dei cambiamenti che hanno segnato la fine del secolo breve e la prima decade dei Noughties.
1973 – Vietnam
Il 23 marzo il Vietnam deve ospitare in Malaysia il tie contro lo Sri Lanka. La guerra è appena finita. Il 27 gennaio è stato ratificato l’accordi do pace di Parigi. Il 29 marzo, quattro giorni dopo l’incontro di Coppa Davis, tutte le truppe Usa, tutti quei ragazzi mandati invano in una terra straniera per uccidere i vietcong, lasciano il Vietnam.
1973 – Argentina
Meno di un mese dopo, il 13 aprile, l’Argentina ospita il Sudafrica a Montevideo. Nel Paese è appena finita una lunga dittatura militare. L’11 marzo si sono tenute le prime elezioni generali in 10 anni, Peron non può presentarsi ma il peronismo trionfa. Vince Hector Campora che però il 13 giugno abbandonerà la carica. Una settimana dopo, mentre all’aeroporto internazionale di Ezeiza l’organizzazione paramilitare Tripla A uccide 13 persone e ne ferisce 365, Juan Domingo Peron, tornato dall’esilio, viene eletto presidente. La Tripla A è guidata dal segretario personale di Perón, José López Rega: al suo interno diversi elementi che porteranno poi al golpe militare del generale Rafael Videla.
1973 – Pakistan
Intanto, dall’altra parte del mondo, si accende un altro focolaio di guerriglia. In Pakistan, dopo la rivolta che ha portato alla scissione del Bangladesh, la tensione esplode nella provincia del Balochistan. Una rivolta che costringe a spostare il match con l’India in campo neutro, in Sri Lanka. In quel 1973 il Pakistan di Bhutto ha chiuso una stagione di instabilità con una nuova costituzione, preludio alla nascita di una democrazia costituzionale. Ma non ha risolto le questioni di fondo che accenderanno le tensioni con l’India, una delle frontiere più “calde” d’Oriente per l’irrisolta questione della provincia del Kashmir. Gli attacchi a Sania Mirza dopo il matrimonio con il giocatore di cricket pachistano Shoaib Malik marcano la distanza ancora da colmare, nonostante il valore del messaggio distensivo dell’Indo-Pak Express, la coppia Bopanna-Qureshi che dimostra come la convivenza sia possibile.
1973-74 – Sudafrica
Il 1973 è un anno unico per il tennis. Arthur Ashe, che ha un ruolo chiave nella gestione del boicottaggio a Wimbledon, a settembre diventa il primo nero a giocare a Johannesburg. È una mossa politica della Federazione, esclusa dalla Coppa Davis un anno prima a causa dell’apartheid. Ma il 14 dicembre 1973 il Sudafrica deve ospitare il Brasile a Montevideo. Sono passate solo due settimane dall’approvazione della Convenzione sulla Soppressione e la Punizione del Crimine dell’Apartheid (30 novembre), una dichiarazione con cui l’Onu denuncia la discriminazione razziale in atto in Sudafrica come un «crimine contro l’umanità in violazione delle leggi internazionali». Il razzismo porterà allo spostamento anche di Sudafrica-Cile l’anno successivo nelle finali inter-zona. Dopo la vittoria sull’Italia a Johannesburg, il Sudafrica alzerà la coppa dopo la finale fantasma, l’unica finale non disputata nella storia della Coppa Davis. L’India dei fratelli Amritraj, infatti, si rifiuta di giocare in opposizione al regime. Il Sudafrica di Drysdale, Hewitt, McMillan e Moore, tra i più forti critici dell’apartheid nel mondo del tennis, vince così la sua unica Davis.
1979 – Algeria
Prima delle ribellioni studentesche in Egitto, Libia e Tunisia c’era la Primavera Berbera. Quando l’Algeria si prepara ad affrontare il Marocco (sfida che rientra nel tabellone di prequalificazione europeo) il 14 settembre 1979, l’anziano generale Chadli Bendjedid governa da nove mesi. Ha portato avanti accordi con la Francia per far rientrare 800 mila profughi ma avvia soprattutto una politica di “arabizzazione” dell’area che scatena la protesta dei berberi. Il movimento comincia con uno sciopero all’università di Tizi-Ouzou, e, nonostante l’arresto di centinaia di attivisti, diventa un momento cruciale nella lotta politica della popolazione berbera. In questo clima, l’incontro viene spostato in Francia: sarà il Marocco, per la cronaca, a vincere 4-1 sulla terra rossa di Parigi.
1979 – Thailandia
Un mese dopo, a ottobre del 1979, l’esercito vietnamita lancia un altro pesante raid in Cambogia contro i Khmer rossi. Tanti tra gli ex seguaci di Pol Pot si sono rifugiati in Tailandia. Ma il governo di Bangkok, che non ha sottoscritto la convenzione Onu sui rifugiati del 1951, per mesi insiste a ritenere ogni immigrato cambogiano un “immigrato clandestino”. La pressione internazionale, e sostanziose offerte in denaro, convince Bangkok a permettere all’UNICEF di organizzare campi di accoglienza per i rifugiati. È chiaro che in quel contesto la Thailandia non potesse sfidare in casa Taiwan il 30 ottobre 1979. Il match si gioca a Guam mentre uno dei regimi più sanguinari del secolo breve vive l’ultima pagina della sua storia.
1987 – Paraguay
È una delle stagioni migliori in Davis nella storia del Paraguay, una delle quattro in cui la albirroja arriva ai quarti. Al primo turno, nel 1987, l’eroe per caso Hugo Chapacù, n.290 del mondo, ha portato al quinto Krickstein e a sorpresa ha sconfitto Jimmy Arias in una partita che ha assunto i toni del surreale. Chapacù vince i primi due set e manca un match point in risposta sul 5-4 nel terzo. Sul 5-2 Arias al quinto set, la partita sembra finita. L’americano butta via un match point con un rovescio a rete, poi un dritto fuori di Chapacù viene chiamato buono: il giudice di sedia promette a Gorman di chiamare overrule, e invece annuncia “vantaggio Paraguay”. Da qui succede di tutto. Arias viene disturbato dai tamburi dei tifosi e da un invasore con una maschera di Reagan che gli salta davanti dagli spalti. Sul 5-6, il giudice di linea gli chiama fallo di piede: sarebbero due match point Chapacù (6-5 15-40) ma l’arbitro fa overrule. Si rigioca il punto, che si chiude con un errore dell’americano: la palla è fuori, ma il giudice di sedia fa ripetere ancora. Nel game successivo Chapacù si fa breakare, Arias serve per il match sul 7-6 ma perde il servizio. Sull’8-7 Chapacù, Arias serve per allungare il match. Gli addetti spazzano il campo a ogni punto, ma solo dalla parte del nuovo eroe di casa. Arias fa l’impensabile: doppio fallo e dritto lungo. Al quarto match point, dopo 5 ore e 23, Chapacu firma la più grande vittoria della sua carriera.
Il pubblico però non potrà vedere il quarto di finale con la Spagna, che si giocherà in Venezuela. Asuncion è in stato di assedio, le proteste contro il partito Colorado del presidente Stroessner, che è anche il comandante delle forze armate. Proteste che arrivano anche dall’interno del partito, che vorrebbe ridurre l’autorità del generale che governa la nazione dal 1954. Paraguay Spagna è in programma dal 24 al 26 luglio, a pochi giorni dalla convention del 1° agosto cui si arriva tra intimidazioni e arresti degli oppositori e l’esclusione coatta dei delegati dissidenti dalla votazione da cui sarebbe emersa la nuova leadership del partito. In quel clima, con Stroessner che ha da poco fatto chiudere un settimanale di opposizione, El Pueblo, proprio non si può giocare. Il Paraguay, che grazie alla Davis ha per un po’ dimenticato di essere nel quinto anno consecutivo di recessione, ospita la Spagna in Venezuela. Chapacù riesce anche a battere Casal, ma nel singolare decisivo raccoglie appena 4 game contro Emilio Sanchez: 3-2 Spagna.
1992 – Jugoslavia
L’assedio di Vukovar, in Slavonia, è il simbolo della guerra serbo-croata. Dopo la dichiarazione d’indipendenza croata del 25 giugno 1991 e il nuovo esercito nazionale annunciato da Franjo Tuđman, l’esercito serbo reagisce per impedire che territori abitati da Serbi fossero smembrati dalla Federazione e slegati dalla “madrepatria serba”. Vukovar, dove serbi e croati convivevano, viene bombardata e quasi completamente rasa al suolo. Il 7 ottobre 1991 una forte esplosione colpisce la sede del governo a Zagabria. Il governo croato accusa gli jugoslavi e il giorno dopo scioglie ogni legame con le istituzioni federali. Il 19 settembre gli jugoslavi spostano le truppe a Mostar. Il 19 dicembre 1991, anche i serbi della Krajina si proclamano indipendenti.
Non basta l’entrata in vigore del quarto cessate il fuoco evitare che Jugoslavia-Australia di Coppa Davis si giochi in campo neutro. É una Jugoslavia senza stelle. Già prima della semifinale del 1991 contro la Francia, Ivanisevic e Prpic rifiutano di partecipare. «Non vedo una ragione per giocare per una nazione che non esiste» spiega Prpic, che aggiunge: «È stupido uccidere, combattere qualcuno che sei mesi fa consideravi tuo amico». Così il numero 1 croato diventa l’inesperto 19enne Muskatirovic. Curioso che la sede scelta per il match del primo weekend di febbraio sia Cipro, territorio diviso dal 1959, al centro proprio in quei giorni dei colloqui che porteranno alla risoluzione 716 dell’Onu.
2003 – Hong Kong
Se Hong Kong-Cina si gioca in Libano, dal 20 al 22 giugno, non è per ragioni politiche. Sono i giorni della più grave emergenza umanitaria del decennio. A marzo, infatti, è arrivata a Hong Kong l’epidemia di Sars che in 3 mesi contagia 1750 persone: 286 le vittime accertate. Per gli esperti della Simit, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, la Sars è più pericolosa anche di Ebola.
2013 – Pakistan
Il Pakistan che si prepara alle elezioni di maggio, in cui Sharif sconfiggerà l’ex stella del cricket Imran Khan, non può ospitare la Nuova Zelanda per il secondo turno del Gruppo II di Asia/Oceania di Coppa Davis in programma dal 5 al 7 aprile. La partita si gioca al Pun Hlaing Golf and Country Club di Yangon, a Myanmar. La partita però si chiude fra le polemiche. Nel primo singolare Ageel Khan ha sconfitto Artem Sitak 75 36 62 75. “Arteem faceva fatica a mettere bene i piedi perché c’era una buca vicino la riga di fondo” ha detto il capitano neozelandese Hunt. “Non ho mai visto niente del genere in 25 anni di Coppa Davis”. L’arbitro, però, Asitha Attygalla dello Sri Lanka, ha fatto iniziare anche il secondo singolare tra Qureshi e Dan King-Turner. Il pakistano ha vinto il primo set 6-3, perso il secondo con lo stesso punteggio ed era in vantaggio 3-0 al terzo quando l’arbitro ha annullato la partita per impraticabilità del campo e assegnato il 4-1 alla Nuova Zelanda. Ma se il campo aveva problemi, e a giudicare dalle lamentele dei “kiwi” ne aveva sin dall’inizio, perché iniziare?
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