di Franco Marucci (inviato a Firenze)
Ho lasciato il Torneo alle 20.15 per un calo di zuccheri e per un certo languorino allo stomaco (ma non credetemi!), ma sarei rimasto volentierissimo per vedere come andavano a finire alcuni incontri ritardati da una spruzzatina di pioggia (Gariglio soprattutto, ed Evangelisti): ma anche così è stata una giornata, questa di oggi, da segnare con il circoletto rosso, dico alla Tommasi, ricchissima, ubriacante di incontri emozionanti e anche di alto livello.
La cronaca cronologica. Anzitutto valeva secondo me la pena fare una puntatina al campo lontano, il n. 9, per verificare meglio se era Baldi che aveva fatto fare bella figura ieri a Hemery, o meno. Il suo simpatico allenatore, che si chiama Ruddy Maes, mi ha detto di essere effettivamente parente di Monfils, ma che il ragazzo che allena non lo è, pur assomigliandogli. Ho visto solo mezzo set e mi è bastato ahimè per ridimensionare il giocatore. E ho ricordato a me stesso quello che sanno tutti, che per giudicare un giocatore un match solo non basta. Comunque il buon Calvino (Calvin, tale il nome di Hemery) ha finito per vincere in tre set. La prima striscia oraria prevedeva anche gli incontri di ben tre italiani, tutti risultati vittoriosi: Mastrelia, Licciardi (dimagrito, ora mobile, e molto in palla) e Rizzuti. Quatto quatto il guaglione è in serie positiva da quattro incontri comprese le quali, e darà battaglia anche domani, c’è da star sicuri. La temperatura è salita quando è sceso in campo verso le undici Matteo Donati, che ha dato un’autorevole dimostrazione del suo tennis regolando senza difficoltà un avversario ungherese, mancino, che non era dopo tutto un pellegrino. Man mano che gli incontri maschili si vengono disputando ci si rende definitivamente conto, perdonate l’osservazione lapalissiana, che il servizio, la prima di servizio, è il colpo assolutamente primario del repertorio di ogni giocatore. Trovare giocatori con la prima debole è oggi quasi impossibile. Di poco meno importante è la risposta. Ieri c’era un inglese che aveva una primona al fulmicotone, ma se gliela rinviavi diventava praticamente un principiante, e perdeva facilmente lo scambio. Questo per dire che anche Donati, che non ha un fisicone benché sia ora bello alto da piccolino che era, basa molto del suo gioco su questi due fondamentali. Con la prima fa anche svariati aces. Ho apprezzato però due cose nel suo match: la predisposizione a scendere a rete a campo aperto, addirittura qualche volta il serve and volley, e il ricorso alla smorzata. Moltissimi giocatori tirano botte da orbi da fondo, io sono un fan della smorzata, come ovvio ben fintata.
Il match che attendevo, subito dopo e sullo stesso campo, era Massara (nella foto a sinistra) contro Stanek, il torvo Stanek (tds n. 2). Si dice che per farlo sorridere bisogna aprire il portafoglio e sborsare una cifra. Per l’appunto Stanek ha una prima stratosferica e incontrollabile, ma sullo scambio prolungato è battibile, e può sbagliare. Urgeva stanare e… stankare o anche… stronkare Stanek, e Massara ci ha provato, e ha perso pur non potendosi rimproverare nulla, o al massimo imprecare contro la pioggia che è scesa a interrompere il match, quando, perso il primo set, si trovava in vantaggio 3/1 e 40-15 nel secondo. Alla ripresa Massara non ha saputo approfittare dell’occasione, Stanek aveva ricapitolato le idee, e riacciuffato il match lo ha chiuso 7-6 a proprio favore. Massara tira anche forte, per quanto abbia per ora un fisico gracile da grimpeur più che da tennista.
Detto di Mercuri, che si è comunque meritato il passaggio del turno contro uno spagnolo che si è ritirato per crampi, chiudo con due match femminili antitetici, non solo per il risultato. Valeria Prosperi era d’accordo opposta alla tds n. 1, la polacca Maciejewska. A un primo colpo d’occhio sembrava Davide contro Golia: la polacca rasenta il metro e 95 di altezza, e la nostra è piccolina piccolina. Ma in cuor mio credevo che alla fine di riffa o di raffa Valeria Prosperi avrebbe portato a casa il match. Viceversa ho assistito, per ora, al più brutto incontro del torneo: scambi lenti e brevi, ritmo zero, spettacolo inesistente, partita mai decollata. Prosperi non pervenuta, irriconoscibile. Mogia mogia e senza grinta come oggi non l’avevo mai vista. Speriamo ci sia una ragione. Risultato 6/3 6/0.
Sennonché mentre finiva il suo incontro Prosperi si avviava Chiesa-Mekovec (tds n. 2). Confesso che mi sedevo sugli spalti timoroso e scettico, sapendo del valore di una giocatrice che conosco benissimo, la croata, avendola seguita passo passo nel torneo di Prato lo scorso anno, quando fece già uno straordinario exploit prima di ripeterlo al Bonfiglio. Per ora è stato questo il match più esaltante ed emozionante del torneo femminile. Si sarà intuito che ha vinto Chiesa, ma si è tremato, paventato e palpitato fino all’ultimo. La nostra giocatrice ha tenuto magnificamente testa all’avversaria nel primo set, giocando un maiuscolo tiebreak. Sull’abbrivo si è portata nel secondo sino a cinque a zero fallendo prima due matchpoint sul 5 a 3 e chiudendo al decimo gioco con più di un patema. Sembrava che il set non volesse mai finire e che la croata, improvvisamente rinfrancata, potesse rimontare e vincere (magari domani: era già buio). Chiesa ha giocato un partitone e ne uscirà con il morale alle stelle. È un risultato probantissimo, ottenuto contro una giocatrice di assoluto valore, implacabile e infallibile nel gioco palleggiato. Tra le due si è ingaggiata una battaglia di interminabili e accaniti scambi di rovesci incrociati, e per fortuna la croata non ha capito che avrebbe potuto riscuotere molti più punti giocando sul diritto di Chiesa, assai ma assai più debole e insicuro. Se avesse il diritto, e anche il vincente di diritto, Chiesa sarebbe già ora poco meno che una campionessa. Mi permetto perciò di consigliare alla giocatrice un immediato stage da Paul Annacone, per cambiare radicalmente impostazione e impugnatura di questo colpo. Speriamo domani nella prova del nove: l’avversaria non è impossibile.