Ogni volta che una tennista teutonica riesce ad arrivare nelle posizioni che contano del ranking viene automatico ai fans pensare agli innumerevoli successi di Steffi Graf: la giocatrice nata a Mannheim ha fatto la storia del nostro sport e non solo e di recente viene ricordata soprattutto per i 22 Slam vinti, record che Serena Williams ha dichiarato più volte di voler infrangere (ad oggi è a quota 19). Difficilmente un dominio del genere sarà ripetibile, ma le tenniste tedesche sono riuscite negli ultimi anni a far registrare ottimi risultati in termini di vittorie, pizzamenti di rilievo ed importanti posizioni raggiunte nel ranking; nessuna però tra Kerber, Petkovic e Lisicki è riuscita a far tornare davvero l’appetito ai tifosi teutonici. Sono molte anche le giovani tedesche emergenti che si stanno facendo strada tra le professioniste come Barthel e Beck, ma la più continua e futuribile sembra essere la giocatrice di Amburgo Carina Witthoeft.
Nata ad Amburgo nel 1995, la tennista tedesca è cresciuta tennisticamente soprattutto in America presso l’ accademia di Nick Bolletieri e negli ultimi il suo ranking è cresciuto molto velocemente: numero 180 WTA un anno esatto fa, si è presentata al via al Roland Garros con un ranking che la vede appena fuori dalle prime 50. Non è stato facile per Carina, bella ragazza bionda dal fisico scultoreo e dagli occhioni blu, farsi strada tra le grandi e raggiungere quei livelli che i suoi coach americani e i genitori si aspettavano: negli anni passati è spesso riuscita ad ottenere buone vittorie a livello ITF o nelle qualificazioni dei tornei WTA, ma non appena si trovava a disputare match a livello di main draw il suo tennis e le sue velleità di vittoria si spegnevano quasi sul nascere. Molti ricordano l’edizione di Wimbledon 2013 in cui riuscì di carattere a superare la qualificazioni ma al primo turno fu maltrattata dall’eterna Kimiko Date-Krumm, senza dubbio più esperta di lei, specialmente sui prati, ma i due soli games conquistati parevano essere per lei quasi una condanna. E’ stata proprio quella sconfitta, secondo la stessa tennista, il punto di svolta della sua carriera: non sempre infatti le sconfitte sono così dolorose, ma possono far scattare nella testa dei giocatori la voglia di lavorare ancora più duramente accettando ogni incidente di percorso e trovando da questi nuovi stimoli. Nel 2014 è così riuscita a vincere 4 titoli ITF e raggiungere altri piazzamenti di rilievo che le hanno permesso di iniziare la stagione attuale intorno all 100esima posizione, con la possibilità di disputare il primo Slam direttamente dal main draw: Carina non aspettava altro che un palcoscenico prestiogioso come il cemento di Melbourne per mettere a segno un’impressionante vittoria contro una delle giocatrici più rampanti di questo 2015, Carla Suarez Navarro, alla quale ha lasciato appena 4 games sfruttando al meglio i fastidi al gomito della recente finalista di Roma. Al secondo turno ha superato la prova del nove superando ancor più seccamente l’americana McHale prima di fermarsi di fronte ai top spin della rumena Begu. I mesi successivi l’hanno vista raggiungere i primi quarti WTA a Kuala Lumpur, persi contro una Wozniacki ancora troppo solida per la teutonica, bissati la settimana scorsa a Norimberga e la vittoria nel 100,000$ di Cagnes-sur-mer, torneo di livello ITF ma che vede al via sempre molte top 100 specialiste del rosso: Gibbs, Buyukakcay, Fichman, Bertens e Maria non sono certo dei fenomeni, ma specialmente le ultime tre sono ossi particolarmente duri sulla terra battuta e si tratta di match fondamentali per una tennista emergente al fine di trovare la fiducia necessaria per affrontare incontri più probanti a livello WTA.
Il gioco della tedesca apparentemente è quello che un qualsiasi appassionato di tennis si aspetterebbe da una ragazza con un fisico così statuario: grandi botte da fondocampo, palla pesante a muovere l’avversaria e tendenza a prendere il comdando delle operazioni il prima possibile. La tedesca però è protagonista di una vera e propria contraddizione: i suoi vincenti sono spesso pochi: per quanto ami comandare da fondo, spesso è in grado di spostare l’avversaria a destra e sinistra, ma raramente riesce ad “uccidere” lo scambio con colpi definitivi. Un esempio lampante è il match di secondo turno di Stoccarda perso lottando contro la Garcia, ad oggi più completa e ‘più giocatrice’ di lei: nel momento in cui le due tenniste sono approdate al tie break del primo set la transalpina aveva messo a segno quasi 20 vincenti in più della sua avversaria che, tolti gli aces, aveva messo a segno circa 5 vincenti in dodici giochi pur avendo avuto spesso in mano il pallino del gioco. I suoi colpi sono sì potenti e profondi, ma difetta di velocità di braccio tale da permetterle di accelerare quando serve e così rischia di dare troppo ritmo alle sue avversarie che tentano di resistere da fondocampo, ben conscie che difficilmente arriverà il colpo del KO. In questo personalmente ricorda la Azarenka fino al 2008: grandi doti di anticipo, piedi ben saldi sulla linea di fondo e tendenza ad evitare di finire in difesa, ma gioco non così definitivo che costringeva la bielorussa a lunghi e logoranti scambi. Proprio dalla bielorussa, con la quale ha in comune l’esecuzione del diritto (non a caso formatosi nella stessa accademia in Florida), dovrebbe trarre ispirazioni per impostare i propri colpi in maniera ancora più definitiva al fine da diventare una vera giocatrice in grado di dominare gli scambi, proprio come il suo fisico e il tennis moderno richiederebbero. Per quanto riguarda i fondamentali da fondo sembra essere piuttosto equilibrata ma, vista la mole, difetta parecchio in termini di mobilità anche se, soprattutto con il diritto incrociato e il rovescio longolinea, trova spesso interessanti conclusioni in corsa o in allungo. A rete è ancora piuttosto acerba e non sempre esegue schiaffi al volo impeccabili, specialmente dal lato destro. Per quanto riguarda il servizio per la Witthoeft si può fare un discorso simile a quanto si diceva alla connazionale Petkovic fino al 2011: sembra infatti un movimento sì in grado di ottenere la giusta spinta sfruttando al meglio la potenza delle spalle e, in generale, della parte superiore del corpo, ma pare faccia qualche gesto in fase di esecuzione apparentemente poco utile ai fini dell’intero movimento; i servizi vincenti e le seconde cariche e profonde sono parecchie, ma spesso termina l’esecuzione della battuta in ritardo proprio a causa dei difetti sottolineati in precedenza. Viste tutte le osservazioni esposte sul suo gioco emerge spontanea una domanda: com’è possibile allora che in un tennis moderno in cui le giovani faticano ad arrivare ai vertici una tennista con così tante lacune e margini di miglioramento si trovi comunque già praticamente tra le prime 50 del mondo? La risposta può non apparire immediata, ma una frase che Maria Sharapova, idolo dichiarato della tedesca come tennista, donna e simbolo dello sport a livello internazionale, spesso ama citare: “It takes more than just tennis to win in tennis” (“ci vuole molto più che il solo tennis per vincere a tennis”); la velocità di gambe e far registrare un numero davvero significativo di vincenti non sono (per ora) necessari per vincere partite anche a livello Slam se con la forza mentale e la capacità di adattarsi al gioco delle proprie avversarie riuscendone a sfruttare debolezze si riesce a supplire alle lacune precedentemente discusse. Proprio come la russa insegna, rimanere concentrati su ogni punto, indipendentemente dalla situazione di punteggio, e lasciarsi il più velocemente possibile alle spalle i negativi episodi del passato sono basilari nel tennis al fine di portare a casa i match: proprio in questo senso le vittorie a Cagnes-sur-mer contro Maria e a Norimberga contro Van Uytvanck, arrivate dopo altrettante sconfitte contro le stesse giocatrici pochi giorni prima rispettivamente a Marrakech e Katowice, sono significative in quanto dimostrano come la tedesca sappia trarre da match persi i giusti insegnamenti per migliorare negli incontri successivi ed atttuare tattiche diverse a seconda dell’avversaria incontrata. Inoltre sembra avere una naturale predisposizione a leggere le partite e a capire quando arriva il momento di spingere di più o di sfruttare al meglio le debolezze delle rivali: sempre in Polonia al primo turno ha affrontato la ceca Smitkova, giocatrice decisamente più solida dal lato del rovescio, e ne è uscita facilmente vincitrice (solo in termini di punteggio, perché la partita è stata ben più lottata di quanto esso non dica) riuscendo ad insistere sul diritto della tennista dell’est specialmente nelle situazioni di parità o di palle break/game, non disdegnando un saggio impiego del contropiede. Se riuscirà quindi a rendere più fluidi i propri colpi da fondo, al fine di realizzare più colpi vincenti e cercando in maniera più convinta la via della rete, potrà salire ulteriormente nel ranking facendo affidamento alla sua proverbiale forza mentale e alla capacità di non scomporsi nemmeno nelle situazioni per lei più negative.
Nella giornata di domani affronterà al secondo turno del Roland Garros la nostra Sara Errani, ben più esperta nel giocare match di questo livello e, in generale, sulla terra battuta. La romagnola dovrà però stare attenta a non concedere troppo campo alla tedesca che è in grado di tenere sempre profondi i propri colpi e che solitamente non commette così tanti errori come altre picchiatrici; inoltre Carina ha mostrato in passato di non soffrire troppo in colpi in top di diritto delle avversarie, colpo che riesce a neutralizzare grazie al suo diritto colpito nella fase ascendente della pallina attraverso un movimento non così bello da vedere ma solido e che le permette di non indietreggiare. Inoltre col servizio riesce ad ottenere parecchi punti e non è facile da gestire la risposta, ne’ alla prima ne’ alla seconda, poiché si tratta di un colpo parecchio insidioso in termini di potenza, rotazioni e profondità. La sua vittoria contro la ceca Siniakova è stata più agevole del previsto ma non ha così convinto, proprio come la Errani contro la Riske, ma sì sa che i primi turni possono spesso nascondere insidie inaspettate.
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