Intervista di Remo Borgatti
Annalisa Bona, 28 anni il prossimo 15 novembre, ha vinto due tornei consecutivi e raggiunto il suo best-ranking (n.369 Wta). Tutto grazie alle cure di un coach davvero speciale…
A che età si può ricominciare a vivere? Se parliamo di tennis e lo chiediamo ad Annalisa Bona, lei ha la risposta pronta.
“A 27 anni, naturalmente, che sono quelli che lascerò tra poco più di un mese.”
Annalisa infatti è nata a Genova il 15 novembre 1982 e, dopo quasi un decennio di onorata e non sempre fortunata carriera, ha raggiunto quindici giorni fa il suo best-ranking toccando la posizione n.369 in classifica mondiale. Ma non corriamo e facciamoci raccontare dalla diretta interessata quando e perché ha deciso di prendere in mano una racchetta.
“Avevo sei anni quando mamma decise di iscrivermi ai corsi di tennis e questo avvenne perché, in sua compagnia, andavo sempre ai giardini di Valletta Cambiaso, nella mia città. Da lì potevo vedere i campi in terra del centro Coni ed evidentemente mamma riuscì a cogliere il mio desiderio e trasformarlo in realtà.”
Poi cosa successe?
“Ho trascorso al Coni l’intero periodo della mia attività giovanile e sono diventata B1 all’età di 17 anni. Tutto si stava svolgendo al meglio quando, un anno più tardi, la rottura del tendine d’Achille mi costrinse a diciotto mesi di inattività.”
Un infortunio particolarmente serio, dal quale però sei riuscita a riprenderti.
“Si, con tanta pazienza e altrettanti sacrifici. Ho iniziato l’attività internazionale nel 2004 e sono arrivata, in luglio 2006, al numero 420. Poi però ho dovuto farmi operare di nuovo al tendine e a quel punto ho preferito concedermi una pausa di riflessione.”
Sarebbe a dire?
“Sarebbe a dire che non nutrivo più molta fiducia in me stessa come giocatrice, così decisi di terminare gli studi e laurearmi in Scienze Motorie per poi lavorare come insegnate di tennis.”
Quindi, niente più tornei.
“Qualche presenza ma niente di troppo impegnativo.”
La prima carriera di Annalisa si era conclusa con la finale di Roma Canottieri (ottobre 2005) persa con la polacca Korzeniak quale miglior risultato. Un’altra finale, a Vallduxo, nell’intermezzo; poi il 2009 e la svolta.
“Mi sono concessa un’altra opportunità quando ho conosciuto, lo scorso dicembre, Fredrik Fassio Samuelsson, che è diventato il mio fidanzato nonché allenatore. Lui è un “pazzo” svedese maestro di tennis, anticonformista e con ideologie tecniche di lavoro mai riscontrate prima in Italia. Grazie al suo lavoro e alla sua metodologia ho ritrovato la voglia e il piacere di giocare e dare il massimo di me stessa in questo sport. Sicuramente la cosa più importante che è cambiata in me è la mentalità e la costanza, qualità che mi sono state trasmesse da Fred. La sua cura del dettaglio, la cura della tattica, la cura dell’aspetto psicologico, la cura della preparazione atletica, tutti aspetti che gestisce lui personalmente e che mi trasmettono molta fiducia e sicurezza.”
Ma non sarà certamente facile avere come allenatore il proprio compagno e viceversa…
“E’ stata una situazione difficile da gestire, soprattutto all’inizio. Però, nel momento in cui abbiamo trovato il giusto equilibrio sono incominciati i miei migliori risultati. Il mio cambiamento è stato sicuramente influenzato anche da questo aspetto personale; non ho mai giocato con questa tranquillità e serenità e soprattutto non ero mai riuscita a fidarmi cosi di qualcuno.”
E allora elenchiamoli brevemente questi risultati, che hanno fatto guadagnare ad Annalisa ben 333 posizioni dall’inizio dell’anno: semifinali a Vic, Badalona, Davos e Cremona tra la fine di aprile e i primi di luglio, seguite dalle finali di Horb e Rebecq in piena estate. Ottimi risultati che hanno costituito il preludio ai successi nei 10mila dollari di Wanfercee Baulet e Istanbul (venti set vinti a zero, 34 giochi appena concessi alle avversarie!) e la finale nel 25mila di Podgorica, ottenuta pertendo dalle qualificazioni.
A cosa devi questo crescendo di rendimento?
“Ad inizio stagione mi è servito un po’ di tempo per smaltire il lavoro invernale, per me completamente nuovo, non solo di quantità ma soprattutto di qualità. Nell’arco della stagione ho sentito crescere sia il mio tennis che la mia fiducia e sono riuscita cosi ad affrontare parecchi tornei consecutivi con risultati utili, cosa che prima mi era difficile. Penso, o almeno cosi mi dice Fred, che le mie stagioni migliori saranno le prossime in quanto a suo parere ho ancora molti margini di miglioramento.”
La superficie che preferisci?
“La terra rossa, su cui sono nata e cresciuta tennisticamente. A Istanbul ho vinto sul cemento e dovrò cercare di migliorare sui campi veloci, che finora ho frequentato davvero poco.”
Francesca Schiavone ha vinto il Roland Garros alla soglia delle trenta primavere. Ti senti come lei?
“Paragonarmi alla Schiavone è certamente fuori luogo. Lei è una grandissima campionessa e sicuramente un’icona per tutte noi. Io, nel mio piccolo, penso di essere ancora giovane dentro e fuori e sono alla ricerca del mio limite tennistico qualunque esso sia; nel momento in cui nel mio cuore saprò di averlo raggiunto penso che per me stessa sarò anch’io una campionessa!”
Una tua giornata tipo.
“La mia giornata tipo di allenamento è la classica dei tennisti. Sveglia alle 8-9, colazione ricca e alle 10 in campo. A Fred piace curare molto la qualità. Cura moltissimo il riscaldamento, stretching ecc… Solitamente gli piace fare 2 mini sedute di atletica, una prima e una dopo la fase tennistica. Dopo un paio di ore piene di lavoro, per le 12.30 si torna a casa a pranzo; un’oretta di riposo e per le 16 si torna in campo per un paio d’ore. Il pomeriggio è dedicato soprattutto alla preparazione atletica, con doppia seduta tennistica circa 3 volte a settimana. Finito l’allenamento ci dedichiamo spesso all’aspetto psicologico; mi ha insegnato il training autogeno, varie posture e visualizzazione. Finita la giornata di allenamento mi piace rilassarmi: leggere, cucinare e guardare un bel film.”
Per finire, le aspirazioni future.
“Mah, battere il record di Federer non sarebbe male… Scherzi a parte, penso che l’obbiettivo primario sia quello di continuare a divertirmi giocando e di coltivare questa grande passione nel modo più sereno possibile.”
Salutiamo Annalisa, con la certezza che sentiremo ancora parlare di lei.
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