di Alessandro Mastroluca (@mastrale)
Due storie di rivincita e riscatto si sono incrociate allo Us Open dell’anno scorso. Due storie che hanno trasformato il torneo e la terra delle opportunità nel nuovo sogno croato. Le tre settimane chiuse con il primo, indimenticabile Slam di Marin Cilic si erano aperte con un delicato primo turno di qualificazione femminile. Mirjana Lucic, a New York avrebbe giocato la partita della sua seconda vita contro Venus Williams, è sotto 4-2 al terzo contro Bernarda Pera, per la prima volta in uno Slam. Gioca per gli Stati Uniti, è seguita dai tecnici della USTA, ha ricevuto per la prima volta in carriera una wild card per il tabellone di qualificazione. Ma il primo torneo da pro, nel 2013, l’ha giocato per la Croazia. È un incrocio curioso di destini. La “rinata” Mirjana, tornata dopo le note storie di maltrattamenti subiti dal padre e dalla fuga negli States, croata nata a Dortmund, rischia ma finirà per vincere contro una giovane croata diventata americana. Pera tenterà la settimana dopo anche le qualificazioni a Quebec City, dove Lucic sarebbe tornata a vincere un torneo a 16 anni dall’ultima volta, a Bol nel 1998, il più lungo intervallo tra due titoli nella storia della WTA.
“Ho cominciato a giocare a cinque anni” ci racconta Bernarda Pera, che ha conquistato l’ITF di Imola in finale sulla francese Sherazad Reix perdendo solo due set: al primo turno contro Marina Shamayko, cui aveva lasciato solo un game una settimana prima a Torino, e nel quarto contro Océane Dodin, uscita dal campo furibonda perché si è fatta breakare a zero quando è andata a servire per il match: probabilmente il successo più importante della sua giovane carriera. “Ho iniziato seguendo mia sorella più grande, che già aveva iniziato col tennis. Ero abbastanza brava, per cui ho continuato ma ho cercato di non affrettare troppo i tempi per diventare professionista”.
Il viaggio di Bernarda inizia vent’anni fa a Zara, o Zadar, per secoli una delle città più importanti della Repubblica di Venezia, exclave italiana circondata dalla Dalmazia jugoslava dopo la Prima guerra mondiale. Città di viaggi e di misteri, sede di un’antica Mansione dei Templari, in possesso della vicina fortezza di Vrana, che hanno contribuito alla sua ricostruzione.
Pera ha iniziato la stagione con nove tornei ITF, tutti negli Stati Uniti, culminati nel suo più prestigioso risultato da professionista, il quarto di finale al $100K di Midland, nel Michigan: batte Sanaz Marand e “l’urlatrice” Jovana Jaksic, numero 130 del mondo, prima di cedere 7-5 al terzo contro Katerina Vankova. È una combattente, Pera: delle 30 sconfitte che ha subito dall’inizio del 2014, solo 12 sono arrivate in due set. Ma ha ancora qualche piccolo problema a chiudere le partite quando il gioco si fa duro. In cinque degli ultimi 13 tornei ha perso al termine di un terzo set tirato, finito 7-5 o 7-6. Anche per questo la vittoria su Dodin, preludio al suo primo titolo in un torneo dal montepremi superiore ai $15K level, è doppiamente rilevante.
“Da piccola non avevo nessun idolo” ci spiega Pera, molto amica sul circuito di Naomi Broady e di Louise Chirico, che l’ha sconfitta 64 75 al secondo turno del $50K di Dothan a metà aprile. Non ha particolari hobby né grandi passioni, ci dice, e non era mai stata prima in Italia prima della settimana a Imola.
Un successo arrivato senza nessuna guida al suo fianco. “Da un mese non ho più un coach” ci spiega. “Ho interrotto il mio rapporto con la USTA perché volevo iniziare a giocare più tornei in Europa”. La prossima settimana, quando le entreranno i punti del suo ottavo titolo ITF in carriera, la giovane americana dal passaporto croato e dal tennis aggressivo entrerà per la prima volta tra le prime 250 giocatrici del mondo. E magari potrà guadagnare quel po’ di convinzione in se stessa che la potrebbe aiutare a vincere qualche terzo set tirato in più.
Così, senza fretta ma senza pause, punta a proseguire il cammino di crescita per la seconda metà di stagione. “Entro fine anno” conclude, “voglio essere in top-200 e vincere un torneo ITF da $50K”.
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