Nel tennis, come in tutti gli sport, ci sono annate più fortunate, periodi in cui nascono a pochi mesi di distanza, tanti campioni e poi magari per anni non se ne vedono più. Un anno decisamente fortunato è il 1987. Gli attuali numero uno d’Italia, sia in campo maschile che femminile, Fabio Fognini e Sara Errani, sono entrambi del 1987, ma non sono i soli. Karin Knapp è del 1987, così come Gianluca Naso, Matteo Viola, Andrea Arnaboldi, giusto per citare i più noti.
Tutti questi ragazzi hanno iniziato assieme a girare i tornei in Europa da ragazzini e allora quasi tutti gli addetti ai lavori avrebbero scommesso che la tennista che avrebbe avuto più possibilità di successo sarebbe stata un’altra: Verdiana Verardi.
Verdiana era la più brava di tutte, talento naturale completo, rovescio a una mano di pura poesia, da manuale del tennis, timing perfetto negli attacchi da fondo, insomma tante doti naturali unite a costanza e serietà facevano di lei la vera potenziale campionessa.
E i primi risultati a livello junior sembravano andare assolutamente in questa direzione, tanti tornei anche importanti vinti, quarti di finale al Roland Garros, quarti di finale nel doppio di Wimbledon, best ranking a livello junior al numero 23 al mondo nel 2004 e dominatrice dei campionati nazionali a livello di under 12, under 14 e under 16.
Insomma quando mancava solo l’ultimo step per fare il definitivo salto di qualità nel mondo del professionismo qualcosa è invece andato per il verso sbagliato e nella vita di uno sportivo basta poco per passare da poter essere un campione affermato a non riuscire a diventare professionista. Dopo le prime prestazioni positive con tre vittorie in tornei da 10000 dollari di montepremi, sono iniziate le sconfitte e Verdiana non è più riuscita a riprendersi e a superare il suo best ranking di 358 ottenuto nel 2009.
Intervistiamo Verdiana Verardi per cercare di capire i motivi di questo mancato esplodere e soprattutto per scoprire se è ancora legata al mondo del tennis.
Verdiana, raccontami come ti sei avvicinata al mondo del tennis
Avevo 6 anni, nessuno in famiglia aveva mai praticato tennis, facendo zapping in televisione ho trovato la diretta di Muster-Chang al Roland Garros e sono rimasta estasiata da questo sport, è stato proprio amore a prima vista nel vero senso della parola. Ho cercato delle racchettine di plastica che avevamo preso per la spiaggia e ho iniziato tutti i giorni a giocare contro il muro, finchè mia mamma non ha deciso di buon grado di portarmi a un circolo di tennis, anche perché l’alternativa che chiedevo di fare da mesi era il calcio. Sono sempre stata una bambina un po’ maschiaccio dentro.
E sono subito arrivati i primi successi…
Sì appena sono passata all’agonistica ho vinto subito i campionati nazionali under 12, poi mi sono riconfermata a livello di under 14 e ho anche vinto gli under 16 con un anno di anticipo su molte altre perché io avevo solo 15 anni.
Da Junior poi hai vinto tanto…
Ho vinto Prato e tanti tornei internazionali importanti in tutto il mondo, sono arrivata ai quarti di finale al Roland Garros e ai quarti di Wimbledon in doppio.
In tanti ti dicevano che avevi un grande talento, che sicuramente saresti diventata una top player. Questo ti ha in qualche modo frenata per avere troppe aspettative su di te o ti faceva piacere?
Mi faceva piacere senza dubbio, certo un po’ di pressione c’era sempre. Alle mie partite assisteva sempre tantissima gente, era comunque bello sentirsi dire che ero brava e che giocavo bene.
Poi è arrivato il momento del passaggio al professionismo. Un momento difficile nella carriera di tutti, ma per te lo è stato ancora di più?
Le prime partite tra i Pro sono andate bene, per quello che poteva essere il mio livello di allora, nel primi 10000 che ho disputato, ho fatto belle figure, ma poi sono subentrati problemi gestionali, ho dovuto cambiare allenatore. Prima mi seguiva Renato Vavassori, poi ho cambiato tanti tecnici nel giro di pochi mesi senza trovare quello giusto, alla fine mi sono stabilizzata con Barbara Rossi ma ormai avevo perso forse il treno giusto.
Hai avuto anche problemi fisici importanti
Sì ho avuto un gravissimo infortunio alla spalla che mi ha fermata praticamente per 8 mesi. E’ stato un periodo durissimo, speravo di esserne uscita ma non c’è l’ho fatta.
Solo problemi fisici o anche altro?
C’è stato anche dell’altro, ad esempio in quel periodo c’è stata la separazione dei miei genitori che ho vissuto molto male e poi sono subentrati problemi economici. Vivevo sola, dove pagarmi le trasferte, ormai ero grande e la FIT non mi aiutava più, quindi ad ogni torneo dovevo fare i conti con le avversarie ma anche con i costi che dovevo sostenere in alberghi e trasporti. Alla fine, dopo due anni durissimi, mi sono arresa e ho deciso che non si poteva andare avanti in quel modo e quindi ho dovuto prendere la decisione di lasciare il tennis.
Quindi hai mollato completamente il tennis?
Sì per due anni non ne ho più voluto sapere, ho abbandonato tutto, però poi ho capito che il tennis è la mia vita, mi piace troppo e non riesco a resistere senza la racchetta e la terra sotto le scarpe, quindi ho pensato di rimettermi in gioco in qualche modo ripartendo da zero e proponendomi ai vari circoli come allenatrice e anche come giocatrice per la serie A.
Per fortuna qualcuno ha risposto al tuo appello
Sì ho ripreso a giocare prima con Albinea e poi con il Park Genova con cui gioco ancora a fine anno la serie A. Poi sto facendo la maestra per il Circolo Tennis di Monza. Ho un contratto fino a giugno, poi si vedrà se arriveranno nuove proposte, me lo auguro, perché il tennis è la mia vita e vorrei continuare a dare il mio contributo a questo sport.
Lavori con le ragazzine che si avvicinano a questo sport, ti piace o vorresti fare qualcosa di diverso?
Mi piace vedere crescere tecnicamente e umanamente giovani tenniste, l’allenatore di circolo è un ruolo molto importante per tutto il movimento però è chiaro che mi manca il girare per tornei nel mondo, mi piacerebbe poter seguire un giovane talento come coach personale o perlomeno essere nello staff che lo segue in tutto il mondo.
E le partite giocate immagino che ti manchino parecchio
Sì, non c’è giorno che non pensi che potrei essere anche io con le mie coetanee Sara e Karin a giocarmi tornei in tutto il mondo, a vincere e perdere sui campi più importanti, è davvero un pensiero che non mi abbandonerà mai per tutta la vita.
Guardando nel panorama nazionale, vedi qualcuno emergere nei prossime mesi oppure i tuoi coetanei del 1987 continueranno a essere i più bravi?
In campo femminile credo che Sara Errani continuerà ad essere la numero uno italiana ancora per un po’ a meno che non esploda definitivamente Camila Giorgi. Nel maschile invece sia Bolelli che Seppi potrebbero diventare il primo giocatore in Italia.
Vedi in calo Fognini quindi?
Conosco Fabio da quando eravamo bambini, ci allenavamo assieme visto che siamo coetanei, devo dire tra l’altro che allora era molto più tranquillo e faceva molte meno polemiche rispetto ad adesso. Credo che potrà diventare un top 10 mondiale solo se riuscirà a tenere a bada questo lato polemico del suo carattere che è uscito negli ultimi anni.
Infine volevo chiedere la tua opinione sulle disfatte in Fed Cup e in Davis. Tutti stanno accusando Barazzutti di aver avuto poco coraggio per non aver cambiato i singolaristi, che ne pensi?
In campo vanno i giocatori, sono loro ad aver perso, certo soprattutto in Fed Cup ci rsono imasta malissimo e non mi sarei mai aspettata la sconfitta ma può succedere, del resto ci sono anche gli avversari che in entrambe le occasioni hanno fatto partite straordinarie, forse al di sopra delle proprie capacità. Barazzutti ha dato tantissimo al tennis italiano, ha vinto più di chiunque altro come capitano, non credo sia giusto criticarlo, anche se è chiaro che prima o poi servirà un ricambio generazionale anche per quel ruolo.
Leggi anche:
- None Found