Dopo infinite peripezie, per Martina Trevisan sembra davvero essere arrivato il momento giusto per togliersi le prime, grandi soddisfazioni. Il 2017 è stato un anno molto intenso, pieno di ricordi e forti emozioni. Ce lo ha raccontato ai nostri microfoni.
Ciao, Martina. Per prima cosa, come stai?
“In questo momento sono ancora ferma. Dopo il torneo di Bagnatica ho avuto un problema ad un osso del piede, al sesamoide. Ho provato a giocare ancora un po’ ma ho dovuto arrendermi perché davvero non ce la facevo. Dispiace perché inizialmente era stata fatta una diagnosi sbagliata e siamo riusciti a comprendere meglio l’infortunio più tardi, grazie ad esami più approfonditi. Ora mi sto curando per tornare in forma il prima possibile”.
Questa per te è stata la stagione delle “prime volte”. Fra queste c’è sicuramente l’esordio in Fed Cup, a Barletta. Che sapore hanno le gioie di gruppo e che ricordi hai di questa esperienza?
“La considero la svolta di questo mio 2017. Vincere quella partita (12-10 al terzo set, ai danni di Ya-Hsuan Lee ndr) mi ha dato una spinta in più per continuare a credere in ciò che stavo facendo. Venivo da un periodo in cui non stavo giocando molto bene, uno di qui periodi in cui basta una scintilla per riaccendere la fiamma. Avevo bisogno di sentirmi in fiducia e vincere così, soffrendo tanto, mi ha aiutata tantissimo. Non la ricordo come una delle mie miglior partite dal punto di vista tecnico però contava solamente vincere, lo volevo davvero con tutte le mie forze. L’aria che si respira in Fed Cup è magica. Non si è mai da soli, è sempre pieno di persone che lavorano per te dalla mattina alla sera. Viene meno ogni forma di rivalità fra compagne di squadra e ognuna di noi è sempre pronta a fare un passo in più per l’altra. E’ stupendo”.
Da Barletta a Gstaad, il tuo debutto fra le grandi del circuito.
“Dopo Barletta ho veramente cominciato a crederci, a dirmi “io ce la passo fare”. Tutta questa convinzione ha avuto risvolti positivi sul mio gioco e sui risultati. Avrò sempre un ricordo magnifico di questo esordio in main draw. Peccato aver preso subito Anett Kontaveit che veniva da uno straordinario periodo di forma. Certo, è una giocatrice molto forte e con più esperienza di me, ma me la sono davvero giocata fino in fondo, fino all’ultimo punto. Ho aggiunto un altro tassello alla mia crescita, tecnica ed umana”.
Quanto si nota il salto dai tornei ITF a quelli del circuito maggiore?
“Tantissimo. E’ un altro mondo e lo si nota da moltissime cose. Penso a quando vengono a prenderti all’aeroporto o ai mille servizi che ti mettono a disposizione, dalle cose più futili a quelle importanti. C’è una serietà estrema e un’attenzione ai dettagli, dentro e fuori dal campo, che per chi ha vissuto altro fino a quel momento c’è davvero da restare stupiti”.
Arriviamo alla terza “prima grande volta” di questa stagione. Agli Internazionali BNL d’Italia hai raggiunto i quarti di finale in doppio insieme ad una specialista come Sara Errani. Com’è nata l’idea di giocare insieme e cosa significa avere accanto una campionessa come Sara?
“Credimi, è nato tutto per caso. Il doppio avrei dovuto giocarlo con un’altra ragazza che però si è infortunata proprio in quei giorni. Avevo già conosciuto Sara in Fed Cup, a Forlì, e le ho chiesto se volevamo provare insieme. Le hai ha risposto subito di si e siamo riuscite ad ottenere una wild card. Lei è davvero una ragazza eccezionale, sotto tutti i punti di vista. All’inizio mi sono sentita un po’ in difficoltà, perché sapevo di avere accanto un’atleta che in doppio aveva vinto tantissimo. E’ stata strepitosa nel mettermi immediatamente a mio agio, senza mai farmi sentire il lato negativo della pressione. Ci siamo subito trovate, dandoci supporto l’un l’altra in ogni partita. Un’esperienza indimenticabile, tant’è che dopo quei quindici giorni passati a Roma, dato che eri lì da molto per giocare le qualificazioni, ho impiegato una settimana per riprendermi dalle emozioni”.
Te la senti di trarre un bilancio del tuo 2017?
“E’ stato un anno particolarissimo, pieno di alti e bassi, con molte difficoltà soprattutto all’inizio e alla fine della stagione. So che avrei potuto e voluto finire meglio, ma il problema al piede non me lo ha permesso. Le emozioni, di certo, non sono mancate. Lo considero davvero come un punto di partenza in cui ho conosciuto persone, visto posti nuovi e vissuto contesti diversi. Mi sento decisamente più pronta”.
C’è già qualcosa in programma per la prossima stagione?
“Ora conta solamente guarire bene da questo infortunio, perché altrimenti posso programmare davvero ben poco. Ho visto molti medici negli ultimi mesi per risolvere il tutto e finalmente dovremmo aver imboccato la strada giusta. Per il resto, devo sempre dare il massimo ogni giorno, senza programmi a lungo raggio. Lavorando so di poter arrivare dove desidero”.
Grazie ed in bocca al lupo.
“Crepi, grazie a voi”.
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