(Max Tosello e Flavia Pennetta)
di Paolo Silvestri
Nonostante la sua giovane età, Massimo Tosello, fisioterapista ed osteopata, ha già accumulato una staordinaria esperienza nello sport d’élite. Prima lo sci, poi i motori, e infine l’approdo, un po’ casuale, al tennis. Ci racconta del suo itinerario professionale nel mondo della racchetta, con la FIT, con Francesca Schiavone, con il Vehemetia Tennis Team, con Flavia Pennetta e, da quest’anno, anche con Fabio Fognini. Un’ interessantissima chiacchierata, direttamente dall’Australia, dove si è recato per l’inizio di una stagione che gli auguriamo piena di soddisfazioni.
Vuoi raccontare ai lettori di Spaziotennis il percorso attraverso il quale sei arrivato al tennis?
Il percorso è particolare e pieno di coincidenze. Infatti per uno che vive a Limone Piemonte arrivare sul circuito del grande tennis non è per nulla scontato. Per farla breve era l’inverno 1999 e mi trovavo in Trentino a fare il maestro di sci nordico quando mi sono imbattuto nella BMW Motorsport e nella preparazione all’American LeMans series. Una breve collaborazione agli stage di preparazione svolti sull’Altopiano dei Sette Comuni e le conseguenti vittorie del Team alla 24h di Le Mans e alla 12h di Sebring. Da lì è nata la loro proposta di seguirli in Germania e di lavorare per la Scuola Junior Driver BMW e per il Team Endurance BMW, ma anche di continuare i miei studi e approfondire l’osteopatia. Loro infatti credono che preparazione fisica, prevenzione ed eventuale riabilitazione debbano essere seguiti da un’unica figura professionale molto qualificata.
Interessante. E non hai avuto dubbi ad accettare e affrontare un cambiamento così radicale?
Ho accettato subito senza porre condizioni perchè lavorare nello sport di alto livello era sempre stato un mio sogno, in più mi si offriva la chance di completare la mia formazione e di crescere come professionista. Sono rimasto due anni con loro prima a Munchen poi a Dusseldorf e altri due con Cadillac e Audi a Montecarlo sempre coinvolto nell’American LeMans Series. Ho avuto la fortuna di lavorare con campioni quali Johnny Cecotto, Tom Kristiansen, JJ Letho, Johnny Herbert, Pedro Lami, Emanuele Pirro, Dindo Capello e altri ancora. Da qui l’incontro con un’altro Campione, ma stavolta delle moto Enduro e RallyRaid, di nome Fabio Fasola reduce da un brutto infortunio alla Dakar, la sua riabilatazione e la ripresa delle competizioni. Questo mi ha messo in contatto con il mondo KTM Motorcycle nel quale sono rimasto fino al 2009 e mi ha portato a vivere i successi nella Dakar prima in Africa e poi in Sud America e a lavorare con altri grandi campioni come Cyrill Despres, Marc Coma, Nani Roma, Fabrizio Meoni.
Poi ti ha contattato la FIT, vero?
Sì, in questo periodo, e più precisamente nell’agosto 2007, ricevetti la telefonata del responsabile del servizio sanitario della FIT che mi proponeva di seguire la nazionale Italiana di Fed Cup nella finale poi persa a Mosca contro la Russia; da lì al 2011 ho proseguito con la FIT al seguito di tutti i nostri giocatori nei tornei più importanti e in Davis e Fed Cup, poi come libero professionista ho proseguito con Flavia Pennetta e Francesca Schiavone fino a quest’anno dovo mi occupo di Flavia e Fabio Fognini.
Sci, automobilismo, motociclismo, tennis. Quali sono le differenze, dal punto di vista professionale ed umano, fra questi mondi?
Chiaramente tra questi sport esistono differenze enormi e chi li pratica, essendo attirato da uno piuttosto che dall’altro, ha delle peculiarità molto distinte, ma sono tutti sport individuali e quindi si tratta sempre di uno contro tutti: la responsabilità, le sofferenze e le gioie sono sempre dell’unico protagonista quindi si è costantemente messi in discussione…
Ma c’è qualcosa di peculiare nel tennis?
Quello che mi colpisce di più dei tennisti è il loro rapporto morboso con le sensazioni, questa è una caratteristica che li logora molto perchè sono sempre alla ricerca solo di quelle buone mentre negli altri tre sport si è più abituati a lottare con ciò che si ha.
Ti interessa di più la tua attività di “meccanico”, che deve sapere risolvere i problemi fisici che può avere un giocatore ed essere in grado di rimetterlo in carreggiata nel minor tempo possibile, oppure il lavoro preliminare, di preparazione e prevenzione delle lesioni?
Il lavoro del meccanico è quello più appariscente e che da più l’idea delle tue capacità. Infatti i problemi o si risolvono o non si risolvono, c’è poco da dissertare, ma la mia formazione, che devo alla BMW, mi porta ad essere convinto che la parte più importante sia la preparazione fisica con un’ottica maniacale alla prevenzione infortuni e nel tennis, con undici mesi di agonismo all’anno, a maggior ragione.
(Max Tosello e Salvador Navarro)
A proposito dell’attività di meccanico… ci racconti come sei riuscito a rimettere in sesto Francesca Schiavone dopo la maratona di quasi cinque ore degli ottavi contro la Kuznetsova nell’Australian Open 2011?
Dopo quel match infinito il lavoro è stato delicato, dal forarle le unghie degli alluci piene di sangue e liberarle a tutto il resto, che comprende la terapia di ripristino e recupero. L’osteopatia nella sua complessità però fornisce molte armi per rigenerare corpo, mente e spirito ed inoltre un’atleta determinato e ben allenato ha una capacità di tollerare il dolore e ripartire enorme.
Ricordi qualche altro momento significativo per te dal puntro di vista professionale?
Direi che anche che le finali di Fed 2009 e 2010 con la nazionale, e in quest’ultimo novembre a Sofia con Flavia, sono state occasioni in cui il lavoro mi ha dato parecchia soddisfazione, perché ottenere grandi risultati nel finale dell’anno dopo stagioni lunghissime e sfinenti presuppone un atteggiamento oserei dire stoico.
Senti… mi dicono di averti visto correre in mutande lungo gli Champs Elysées nel 2010… Una leggenda metropolitana?
Eheheh… no, non è una leggenda… pagavo semplicemente pegno! Infatti dopo il primo turno di Roland Garros giocato particolarmente male e con match point contro, per sdrammatizzare avevo promesso a Francesca Schiavone che avrei corso nudo per Parigi se avesse vinto il torneo; lei mi rispose “no, nudo ti arrestano, in mutande!” … e così è stato…
Hai lavorato quasi sempre con ragazze, ma da quest’anno ti occupi anche, oltre che di Flavia, di Fabio Fognini. Come sta andando l’esperienza? Ci sono differenze nel lavoro e nel rapporto con una giocatrice o con un giocatore?
Diciamo che il tennis l’ho visto molto più al femminile, però in precedenza erano quasi sempre uomini gli atleti con i quali avevo a che fare. Chiaramente ci sono enormi differenze nei temi emozionali, motivazionli e relazionali, ma proprio questo mi motiva, è una nuova avventura.
E come ti organizzerai adesso per seguire due circuiti che solo in poche occasioni coincidono? Il ciruito femminile continua comunque ad essere prioritario per te?
L’organizzazione sarà molto semplice, per Flavia non cambierà nulla e con Fabio farò dei periodi in più, non avrò un circuito prioritario. In poche parole passerò più tempo per tornei e meno a casa.
Continui la tua collaborazione con Tennis Stadium e il Vehementia Tennis Team o non è più compatibile con i tuoi impegni internazionali?
No, in agosto ho interroto la mia collaborazione con loro. Infatti reclamavano più attenzioni ed io non potevo garantirle con i miei impegni. È subentrata una ragazza al mio posto, mentre Denis Fino e Duccio Castellano sono rimasti al timone della struttura. Poi alcuni ragazzi che giocavano da noi hanno iniziato il percorso per diventare maestri, iniziando così a collaborare con lo staff. È un ambiente sano ed il team farà molta strada, io li seguo come fan.
E che cosa ne pensi del potenziale di Camilla Rosatello?
Secondo me a Camilla non manca nulla per diventare giocatrice, ha tutte le qualità e le possibilità, bisogna darle tempo e modo di tirarle fuori, se davvero lo vorrà. Ora si trova in un momento delicato che è la transizione dalla condizione di Junior di belle speranze e nessun obbligo a donna che affronta la vita e le responsabilità che l’essere adulto impone
Che tra l’altro è un passaggio che bene o male devono fare tutti i ragazzi, ognuno nel suo ambito
Sì, ed è un passaggio che la società del benessere e del consumo non aiuta i giovani ad affrontare. Ci preferisce deboli e poco inclini a prendere decisioni perchè migliori potenziali consumatori. Quest’epoca che stiamo vivendo non ci aiuta a sviluppare molta “resilienza”, anzi la ostacola, siamo sempre troppo protetti, limitati da mille paure imposte e il merito e l’impegno non vengono valorizzati all’insegna di una falsa uguaglianza che è un appiattimento verso il basso.
Sono d’accordissimo con te
È un discorso ampio e complicato ma certo è che per un giovane occidentale del giorno d’oggi è molto più complicato pensare di poter affrontare qualsiasi difficoltà e comunque venirne, fuori perché non è allenato a far fronte sempre ed in prima persona alle difficoltà. Così come nella vita, nello sport questa caratteristica di saper resistere, adattarsi, impegnarsi e perseverare determina le possibilità di successo dell’individuo e, come dicevo, ai giorni nostri pochi sono strutturati per ottenerlo.
In questo momento sei in Australia, nei tornei di preparazione per il primo Slam stagionale. Quali sono le difficoltà di giocare lì per chi ha fatto la preparazione in Europa? Quanto e come ne risente il fisico, e che precauzioni bisogna seguire per prevenire le lesioni?
Qui in Australia sono le condizioni climatiche la principale differenza con l’Europa, infatti è estate ed è caldissimo. Bisogna idratarsi molto e reintegrare i sali, proteggersi con schermi solari, non esagerare con l’esposizione al sole ed alimentarsi con molta cura. Altro problema, ma quello è una costante di tutta la stagione, sono i fusi orari contro i quali è più difficile difendersi se si eccettua l’utilizzo di un po’ di melatonina e il cercare di raggiungere il sito dove si compete il prima possibile. Comunque un atleta ben allenato reagisce molto in fretta a queste variabili, meglio si prepara durante le settimane di stop e meglio si saprà adattare a queste varibili.
Una curiosità: giochi a tennis?
No, non ho mai giocato a tennis…. e nemmeno mi piace.
E allora che sport pratichi?
Scio su qualsiasi attrezzo e sono allenatore di sci di fondo e biathlon. Poi amo il rugby e giocavo nella squadra di Cuneo… anzi quando posso lo pratico ancora… e quando ho tempo gioco anche a golf.
Come pianificherai la tua stagione 2015?
Il 2015 mi vedrà in Australia nel mese di gennaio, Brasile e Argentina a Febbraio, Marzo tra Indian Wells e Miami, poi Montecarlo, Madrid, Roma, Parigi e Londra, e in Agosto Canada e i tornei Statunitensi. Il finale di stagione dipenderà dai risultati di Flavia e Fabio… non poniamo limiti alla provvidenza!
Allora in bocca al lupo Max. E mille grazie per il tuo tempo e la tua disponibilità!
Crepi! Un saluto e grazie a te dell’attenzione
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