DALL’INVIATO A SINGAPORE
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Sempre un sorriso, un amore per il tennis che l’ha portata a non dire basta fino alla soglia dei quarant’anni e ora tanta voglia di cominciare una nuova avventura come maestra e allenatrice. Questa è Tamarine Tanasugarn, volto del tennis thailandese, specialista delle superfici veloci e da sempre una delle giocatrici più amate dentro e fuori dal campo per la sua genuinità e simpatia. Presente alle WTA Finals in qualità di ex stella del circuito in rappresentanza dell’Asia, si è concessa ad una lunga intervista.
“Sto bene e da quando mi sono ritirata ufficialmente questo luglio tutto è andato bene: sono a casa e ancora viva! Non ho viaggiato molto perché ho aperto recentemente una scuola di tennis in Thailandia e ne sono davvero felice perché la vedo come una nuova sfida. Specialmente con i più piccolini è proprio un bel daffare!”
Passare da giocatrice a maestra di tennis è certamente un grosso cambiamento, ma non è sorprendente vedere Tamarine intraprendere questa strada. Ricordo personalmente in uno dei primi tornei ITF seguiti come giornalista quanto tempo passava nei campi pieni di buche del torneo di Nottingham su erba: la maggior parte delle giocatrici non faceva che lamentarsi dei rimbalzi, lei sorrideva e rideva anche quando un rimbalzo anomalo la lasciava sulle ginocchia per aver mancato la pallina; e poi dispensava consigli su come adattarsi all’erba alle giocatrici più giovani.
“Certamente è tutto nuovo e diverso, ma mi piacciono le sfide. È stimolante il dover continuamente aggiornarmi su come evolve il tennis ed imparare nuovi aggiustamenti tecnici, perché questo sport continua sempre a cambiare e devo tenermi al passo per il bene dei miei studenti. Anche il metodo di insegnamento cambia, ad esempio con le nuove tecnologie e cose come Youtube si affronta il tutto in modo diverso da come era quando ho imparato io”, ha raccontato.
L’amore per il tennis è forse solo secondo all’amore per il suo paese, come ci racconta parlandoci delle sue speranze di vedere presto un thailandese raggiungere i suoi stessi risultati, per promuovere lo sport nella sua nazione. “Al momento, onestamente, il tennis non sta vivendo un gran momento“, ci ha spiegato. “Il badminton e la pallavolo sono gli sport di punta e anche il golf sta crescendo. Ma io sono ottimista, abbiamo Lukiska Kumkum che ha davvero tanto talento e spero possa riuscire a tornare in alto, perché abbiamo visto in passato di cosa è capace: ha già battuto ottime giocatrici come la Kvitova e spero possa tornare a farlo al più presto”.
Sebbene qui a Singapore come una Star del passato, la Tanasugarn mostra la sua grande umiltà. Piuttosto che parlare di se stessa e del suo ruolo alle Finals, preferisce parlarci della sua felicità nel rivedere vecchi amici: “Wow, innanzitutto mi sono sentita onorata nel tornare qui, perché è una passerella importate e poi ho rivisto tanti vecchi amici. Ha avuto il sapore di una reunion con le giocatrici, ma anche con lo staff della WTA. È una parte della mia vita che torna, perché abbiamo passato 20 assieme e ora tornano in mente molti ricordi che abbiamo passato assieme. Tornare ad un torneo di fa capire quanto fortunata sia la vita di un tennista: ottima transportation, ottimi hotel, possiamo girare il mondo! Vediamo e conosciamo tante persone di ogni tipo e impariamo a conoscerle sotto tanti aspetti”.
E poi ha proseguito: “Sicuramente Yayuk [Basuki], ma poi spesso mi sento con Yaroslava Shvedova e Marina Erakovic… con Li Na ci scriviamo ogni tanto. Qui ho rivisto Martina [Navratilova] e Arantxa [Sanchez-Vicario] e per entrambe ho avuto sempre grande rispetto. Ho incontrato Martina durante il suo secondo comeback e, anche se non ci ho mai giocato contro, ho sempre avuto un grande rispetto per come abbia sempre eccelso in ogni cosa abbia fatto nella sua vita”.
Con il tennis giocato alle spalle e la voglia di vedere un thailandese ancora al top, quali sono i sogni della ex top20 WTA? “Il sogno è quello di aprire un’accademia di tennis. Certamente vorrei poter portare un’altra giocatrice thailandese tra le migliori 50 del mondo. Penso che la mia esperienza possa aiutare una giovane a riuscirsi e chissà, magari tra un po’ mi rivedrete nel circuito questa volta come coach!” E quindi ha continuato: “Penso che il tennis non sia solo gioco e strategia e per questo ci vuole un coach che sia anche un mentore. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che sappia cosa fare in questa o quella situazione e ci spieghi come gestire il nostro gioco, la pressione, lo stress… nel tennis infatti non basta passare tutti i test del gioco come punti importanti o momenti difficili a livello fisico e mentale. Devi essere pronto sempre e con ogni parte del tuo gioco: mentalmente, fisicamente, tecnicamente e tatticamente. È lì che un coach-mentore sa come e dove lavorare per farti migliorare con facilità”.
E proprio a riguardo dell’aver messo alle sue spalle il tennis giocato lo scorso anno, ha ricordato: “Non è facile dire basta. Per me però è stato un processo graduale perché ho dovuto rallentare la mia carriera a causa della malattia di mia madre e dopo un po’ non ho più potuto viaggiare per stare con lei. Ovviamente mi manca la competizione e mi manca viaggiare, il tennis è stata la mia vita per così tanto tempo che fa strano rimanere a casa”. Una lunga carriera quella della Tanasugarn, che ha avuto i suoi picchi spesso sui campi erbosi: “Se dovessi scegliere un paio di momenti sarebbero entrambi a Wimbledon, lì ho sempre giocato il mio miglior tennis. Il mio highlight è stato il quarto giocato contro Venus [Williams], quando per arrivarci ho battuto Jankovic e Zvonareva. Ma non solo, anche in doppio ho vissuto una favola bellissima arrivando alle semifinali con Marina [Erakovic]. Quella volta eravamo addirittura Lucky Loser e guarda dove siamo arrivate! Non guardavo all’età delle giocatrici con cui guardavo, né al loro potenziale futuro. Sapevo però che io adoravo andare a rete e che i miei colpi erano solidi ma non così aggressivi da fondo, per cui cercavo ragazze che colpissero forte e lasciassero a me la copertura della rete. Sarebbe bellissimo se mi chiamassero per giocare un doppio delle leggende, Wimbledon resta un posto speciale nella mia vita”.
Vista l’occasione, è d’obbligo anche un parere importante sulle 8 ragazze che hanno raggiunto il traguardo delle Finals: “Guardando le ragazze che giocano qui, penso che siano una top 8 forte: sono tutte grandi atlete, competitive e determinate. Il tennis è molto più competitivo che in passato, ma lo sport tutto è più serio e gli sportivi sono più attenti. In passato non era raro uscire dopo una partita e andarsi a bere una birra… oggi non succede più, perché sono tutti più professionali. Penso che l’educazione sportiva sia maggiore: sanno che la carriera di un tennista è breve, circa 15 anni, che non è tanto se la si paragona al golf o altre attività, per cui bisogna sfruttare al meglio gli anni al vertice”.
E chi è la sua preferita? “Ammiro tantissimo e adoro il gioco di Angie Kerber, perché contro di lei ho anche giocato e so quanto sia una lavoratrice instancabile, determinata come poche e che non molla mai. Lei dà sempre tutto in campo e fuori ed è per questo che è un’ottima numero 1 e una tennista forte come tennis e come mentalità”.
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