Dopo una carriera professionistica che lo ha portato a ridosso dei primi 150 giocatori al mondo, Simone Vagnozzi ha intrapreso una nuova avventura nelle vesti di allenatore affiancando Marco Cecchinato, tennista siciliano classe 1993 e già top100 in un recente passato. Cecchinato sta tornando a giocare ad altissimi livelli ed è già a ridosso dei primi 100 giocatori in classifica. Una collaborazione nata lo scorso anno che sembra funzionare molto bene grazie ad una materia prima di ottima qualità come Cecchinato e i consigli e il supporto tecnico del più esperto Vagnozzi. Il giovane siciliano ha vissuto momenti non facili nel 2016, anno che lo ha visto coinvolto nello scandalo delle scommesse, ma ne è uscito più forte di prima ed accanto a Vagnozzi ha l’occasione di dimostrare il proprio valore sul campo. Dopo un inizio 2017 non semplicissimo, con poche vittorie raccolte – ma va detto, sconfitte arrivate per lo più nel circuito ATP, quindi comprensibili – Marco ha cominciato a carburare e sono arrivati i primi risultati stagionali. Tra questi spiccano indubbiamente la vittoria al Challenger di Roma Garden, la finale ad Ostrava, le semifinali a Francavilla e Antipolis, la vittoria nell’ITF di Santa Margherita di Pula e le qualificazioni superate negli ATP di Rio de Janeiro e Sao Paulo. Cecchinato sembra aver trovato serenità e aver ripreso la scalata della classifica accanto a Vagnozzi e al suo preparatore atletico Umberto Ferrara e questa scalata non deve fermarsi.
Abbiamo sentito proprio l’allenatore Simone Vagnozzi per capire più nel dettaglio gli obiettivi di questa collaborazione e le impressioni dell’ex numero 161 al mondo riguardo al presente e al futuro di Cecchinato.
Da quanto tempo stai collaborando con Cecchinato?
Abbiamo cominciato l’anno scorso con un periodo di prova di qualche mese mentre la collaborazione vera è propria è poi partita a novembre, dunque dall’inverno scorso.
Che impressioni hai avuto di Cecchinato nei primi tempi della collaborazione?
Sicuramente di un ragazzo con grandi qualità tennistiche che usciva da un periodo un po’ difficile. Era molto evidente il potenziale, un po’ da rispolverare appunto.
Come hai impostato il lavoro con Cecchinato? Su quali aspetti state lavorando di più?
All’inizio l’obiettivo è stato semplicemente fargli giocare più partite possibile visto che l’anno precedente non aveva giocato molti tornei. Ora stiamo cercando di farlo giocare più aggressivo, più vicino al campo, così che possa entrare quando ne ha la possibilità e sul cercare qualche punto in più col servizio.
Come pensi di poter essere utile a Cecchinato e in generale a qualsiasi altro giocatore del circuito?
È la prima esperienza per me con un ragazzo di questo livello, io cerco di dare il massimo. Da parte mia cerco di trasmettere l’entusiasmo e soprattutto la mia esperienza, ho lavorato molto tempo con Sartori e altri maestri. Provo dunque a mettere in pratica tutto ciò che ho appreso. Il lavoro mio e di Umberto Ferrara, preparatore atletico con cui collabora Cecchinato da 5 anni, si basa fondamentalmente sulla mentalità; cerchiamo di lavorare ogni giorno con una mentalità positiva per migliorare costantemente.
Quest’anno Cecchinato ha vinto il Challenger di Roma Garden e l’ITF di Santa Margherita di Pula, ha raggiunto la finale al Challenger di Ostrava e la semifinale ad Altavilla e Antipolis (con vittoria su un giocatore esperto come Almagro) e ha superato le qualificazioni negli ATP di Sao Paulo e Rio de Janeiro, perdendo poi al primo turno del main draw. Si può dire che dopo i primi tornei dell’anno abbia trovato un’ottima continuità di risultati. In quali di questi tornei lo hai seguito da vicino?
L’ho seguito praticamente in tutti, tranne che a Santa Margherita di Pula e a Ostrava dove era seguito dal preparatore atletico e ad Antipolis era da solo. Nei primi tornei dell’anno ha giocato quasi solo a livello ATP, i primi sei tornei se non erro. Già in Sudamerica comunque aveva passato delle qualificazioni molto importanti come quelle di Rio, ha battuto Giannessi, Mayer ed altri. Diciamo che gli serviva solo mettere un po’ di partite nelle gambe, poi si comincia a prendere fiducia, si vince qualche partita in più e la situazione si sblocca.
Dicevamo prima che stai seguendo Cecchinato da circa un anno, riusciresti a fare un bilancio sia per quanto riguarda i risultati che per quanto concerne l’evoluzione tennistica?
Per quanto riguarda i risultati siamo partiti da oltre la 180esima posizione mentre ora ci troviamo a ridosso dei primi 100, quindi diciamo che su questo piano è molto soddisfacente l’annata ad ora. L’obiettivo più generale che ci eravamo posti era quello di tornare nei primi 100 al mondo, dunque siamo già molto vicini e possiamo solo esserne contenti. Anche a livello tecnico il bilancio è molto positivo, sta esprimendo un ottimo tennis, in particolare a Roma Garden ha mostrato un grande livello. Speriamo di continuare così, migliorando sempre; sarebbe bello ottenere qualche risultato anche nei tornei più importanti.
Senza entrare nei dettagli delle questioni che hanno coinvolto Cecchinato lo scorso anno, pensi che ora Marco stia giocando in modo sereno in campo o che ancora vi siano degli strascichi che influenzino il suo gioco e la sua tranquillità in campo?
No, assolutamente, la questione ormai è chiusa, lui è tranquillissimo in campo ed è concentrato esclusivamente sul suo tennis.
Quali obiettivi vi siete posti per questa stagione?
Non vi era un obiettivo specifico, non ci siamo posti un traguardo. È normale che si punti a rientrare nei primi 100 entra la fine della stagione, ma non vogliamo porci un limite. Adesso vediamo come si evolverà la stagione e speriamo l’anno prossimo di essere in una situazione che permetta di giocare tornei più grandi.
Per quanto riguardo il vostro rapporto personale, condividete solo l’esperienza del circuito o avete modo di frequentarvi anche al di fuori del campo?
Guarda, è una bella domanda perché in questo momento ho mia moglie accanto ma passo più tempo con Marco che con lei (ride, ndr). È normale, quando si ha un rapporto di questo genere si passa moltissimo tempo insieme, si è spesso sul campo ad allenarsi o in giro per tornei, dunque si condivide un po’ tutto al punto che non si distingue più il lavoro dal resto.
Come valuteresti in poche parole la collaborazione con Cecchinato?
La cosa che più mi preme fare è ringraziare innanzitutto lui per essersi fidato di me; come già dicevo prima è la mia prima esperienza. Non è facile per un ragazzo così forte che è stato già nei primi cento del mondo lanciarsi in una sfida del genere, si è indubbiamente preso un bel rischio, speriamo continui ad andare bene. Voglio ringraziare ancora Umberto Ferrara, perché senza di lui sarebbe stato molto dura. Avere accanto una persona che lo conosceva già così bene ha indubbiamente facilitato il lavoro. Comunque riassumendo definirei questa collaborazione molto positiva.
Concluderei con una domanda su di te e su questa tua seconda carriera. Hai sempre pensato di fare il coach a carriera conclusa? Altrimenti, quando ci hai pensato?
L’idea di fare il coach mi è sempre piaciuta, anche quando giocavo stavo sempre attento agli accorgimenti tecnici e ai suggerimenti che gli allenatori davano ai loro giocatori. Sono stato fortunato a trovare fin da subito un ragazzo di un certo spessore come Cecchinato.
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Dalle parole di Vagnozzi emerge la soddisfazione per questa prima metà di stagione ma anche la voglia di lavorare per arrivare ben più in alto, poiché con i mezzi tecnici di Cecchinato è giusto puntare a ben altri livelli. Ringraziamo Simone per la grande disponibilità e gentilezza e facciamo un grande in bocca al lupo sia a lui in questa nuova esperienza che lo sta coinvolgendo da un anno a questa parte, sia a Cecchinato per il proseguimento della stagione e della carriera, che sia piena di soddisfazioni per lui e per il tricolore italiano.