“Caminante no hay camino, se hace camino al andar”. È questo il mantra di Georgia Brescia, un motto che ormai è diventato la sua filosofia di vita. E che, nella sua semplicità e immediatezza, svela ed esplica tutta la determinazione e la voglia della giovane azzurra, classe ’96, che si è gentilmente raccontata a SpazioTennis in vista delle Prequalificazioni IBI 2017.
Una ragazza tosta, di carattere, dalle idee decise e quadrate. Sia fuori – ama il rock di Vasco, i serpenti e le iguane (e ne ha rispettivamente uno e due, più ben sei bassotti) – che dentro il campo da tennis.
Basti guardarla giocare. Facile capire il perché la sua sia una carriera sempre più in ascesa. A certificarlo una stagione 2017 fino ad oggi straordinaria: tra le tante cose, spiccano la vittoria del $25.000 di Santa Margherita di Pula e la posizione 247 Wta (suo best ranking) agguantata recentemente. Tutti successi ed affermazioni frutto del duro lavoro e della voglia di migliorarsi costantemente: “La mia ascesa non è un caso. Ho lavorato TANTO per questo. Io e il mio allenatore (n.b. Gonzalo Vitale) abbiamo programmato il calendario senza badare alla classifica. Per dire, sono partita per l’Australia con un biglietto di sola andata, senza ritorno. Gonzalo mi aveva detto prima di partire ‘finché non ti vedo salire di livello stai lì, non mi importa se vinci o perdi’. Sono tornata in Europa dopo 8 settimane, sapevo sì di essere migliorata, ma comunque non ero costante nei risultati. La finale del $50.000 a Canberra era un’oasi nel deserto, una settimana buona in mezzo a tanti risultati scarsi. Nelle ultime settimane, invece, sono riuscita a salire di livello e a raggiungere quello che sapevo di aver acquisito e che so di poter migliorare ulteriormente. Ma adesso andrò con calma. Non voglio best ranking, voglio livello e qualità di gioco.”
Importante, in questo processo di crescita e maturazione, l’apporto e la guida del suo coach, Gonzalo Vitale: “Il rapporto col mio allenatore è speciale. Siamo forti insieme, è come se ci completassimo. Il nostro è un bel mix. È da tanto che mi segue, 5 anni, quindi tra noi vi è una complicità veramente forte, difficile da capire dall’esterno. La cosa importante è che ogni giorno cresciamo insieme, ci alimentiamo a vicenda. È un continuo superare limiti. Abbiamo avuto anche tanti litigi, ma questo ci ha portato solamente a rafforzare il nostro rapporto.”
Un duo che ha tracciato una rotta lunga e difficile e si è messo in marcia con idee e consapevolezze chiare. Tutte orientate verso il futuro, rivolte a far crescere Georgia come giocatrice, al farla esprimere al massimo delle sue potenzialità: “Onestamente non so che tipo di giocatrice sono, e oggi non voglio nemmeno saperlo. So solo che sto lavorando per migliorare e poter essere il più competitiva possibile. Cerco di non vedermi limitata, con uno stile già fatto. Devo ancora costruirmi.” Eppure ‘la storia’ tra Georgia e il tennis è un rapporto già lungo e consolidato, iniziato quando lei aveva appena 5 anni: “So come mi sono avvicinata a questo sport, ma non penso che oggi questo conti qualcosa. Devo solo guardare avanti. Lavoro per il futuro. La cosa importante è che volevo giocare a tennis, e a tennis sto giocando. Ma cercherò sempre di superare i miei limiti.”
Anche, perché no, nel magico scenario del Foro Italico, durante le Prequalificazioni degli Internazionali 2017: “Roma è un torneo importante. La Federazione ci dà la chance di partecipare per una wild card, a me e a tante altre ragazze. Quindi ci vado per vincere le prequali e giocare il tabellone principale. Certo, per ora è un torneo con un livello troppo alto per me. Ma, in futuro, mi piacerebbe confrontarmi a livelli più alti, tipo questo. Quest’anno mi è capitato di giocare con 2 top-100. Ho perso con una e vinto con l’altra. Diciamo che vorrei che questo diventasse il mio livello abitudinario di tornei, e non che li giocassi solo grazie a wild card.”
A proposito di wild card, si è parlato tanto (in modo polemico) del fatto che non ne sia stata data una alla Schiavone, mentre la si è data alla Sharapova: “Ovviamente si è parlato tanto della wild card a Francesca, ma non mi sento in grado di giudicare queste decisioni. Non so neanche se lei l’abbia richiesta o meno. In ogni caso, ha dimostrato di avere il livello di tennis per esserci, ma è vero anche che la FIT può fare quello che ritiene meglio per il tennis italiano e per il torneo di Roma.”
Parlando della Schiavone, il pensiero non può non andare anche alla Nazionale. Recentemente l’azzurra ha detto addio alla squadra italiana di Fed Cup, lasciando un team che già da tempo ha avviato un delicato processo di ricambio generazionale. Quanto e cosa significherebbe, per Georgia Brescia, giocare per difendere i colori azzurri? C’è chi addirittura voleva vederla in campo già contro Taipei: “Ho parlato col capitano Tathiana Garbin e sono sempre a disposizione in caso di convocazione. Recentemente (per lo spareggio contro Taipei) ha scelto la Trevisan e la Paolini, e come ho detto a lei personalmente credo abbia fatto la scelta giusta. È vero che io avevo vinto la settimana prima (della Fed Cup) e venivo da un ottimo periodo e da buoni tornei, ma è vero anche che loro fanno questo da più di un anno.” Dalla Nazionale, si fa presto ad allargare la considerazione al tennis femminile in generale e ai rapporti/legami tra colleghe. Del resto è un ambiente notoriamente difficile, nel quale le amicizie vere sono poche e le invidie e rivalità – anche fuori dal campo – tante. “Certo, ho amiche tenniste: spagnole, sudamericane, australiane, e ovviamente anche italiane. Ma parlo con loro più fuori dai tornei che non durante la settimana di competizione, credo sia normale. Quella con cui vado maggiormente d’accordo è Tamara Zidansek. Tuttavia, personalmente durante i tornei amo e preferisco stare da sola.” Un modo utile per ritrovare se stessi: “La mia vita fuori dal campo è uno spettacolo. Ma ultimamente sto imparando a godermi anche le partite e i momenti dentro il campo. E questo grazie allo stare da sola. Mi ha aiutato veramente tanto. Ho trovato un equilibrio che non ho mai avuto. L’anno scorso soffrivo, adesso mi diverto. Giocare sta diventando divertente, anche se perdo gioco bene, quindi ho meno rimpianti e vivo più rilassata.”
Meno rimpianti e maggiore serenità, ingredienti di una ricetta che si completa e diventa vincente grazie a un pizzico di giusta cattiveria, all’insaziabilità e alla voglia di migliorare che la contraddistinguono.
E allora, per il futuro: “Il mio obiettivo è continuare a fare quello che sto facendo: lavorare per migliorare, perdere ad esempio quell’abitudine di giocare per vincere che mi porta spesso a giocare male. Ho fatto dei cambiamenti con il servizio. Prima servivo bene ma fuori. Adesso almeno servo dentro (ride). Piano piano aumenteremo la velocità senza abbassare la percentuale. Per il resto rispondo e difendo bene, e sto migliorando il gioco di attacco ma…mi manca ancora tanto da lavorare.” Dopo Roma: “Giocherò ancora qualche 25K e qualche 60K (sicuramente Brescia), ma non so ancora esattamente quali. Sono iscritta dappertutto ma, come dice la mia frase preferita, ‘caminante no hay camino, se hace camino al andar’.”
E di sicuro, il cammino futuro che Georgia Brescia sta tracciando davanti a sé la condurrà verso successi sempre più numerosi e consistenti. O almeno, questo è quello che le auguriamo. Già a partire da Roma.
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