Con la finale raggiunta all’Eurosposting di Treviso Alice Moroni ha ottenuto il pass per le prequalificazioni agli Internazionali BNL d’Italia, e tra pochi giorni partirà per la sua quarta avventura al Foro Italico. Nel 2009, appena diciottenne, Alice ha sfiorato l’entrata nel tabellone principale degli Internazionali: dopo aver superato al primo turno di qualificazione la statunitense Varvara Lepcenko, si arrese all’ucraina Mariya Koryttseva in una partita combattutissima, sfoderando un tennis da prime 100 al mondo. Questa volta però la giovane tennista bergamasca respirerà l’aria di Roma con uno spirito completamente rinnovato, dopo alcuni anni in cui nella sua vita ha anteposto al tennis giocato altre priorità, prima fra tutte la Laurea in Scienze Motorie.
Alice, ti rivedremo a Roma dopo qualche anno in cui sei stata lontana dal professionismo. Ti sei voluta prendere una pausa di riflessione?
“Ho smesso di giocare a livello Itf principalmente perché ho deciso di dedicarmi allo studio. Quando ero ragazzina ho smesso di andare a scuola dopo il primo anno di Liceo e non ci sono andata per 4 anni. Una volta adulta non ero più convinta della strada che stavo percorrendo quindi ho finito il Liceo, mi sono iscritta all’Università e a febbraio scorso mi sono laureata in Scienze Motorie. In questi anni non ho mai smesso di giocare del tutto, mi sono sempre allenata e ho giocato in Serie A, anzi diciamo pure che mi allenavo più che altro per quello. Però negli ultimi 2-3 anni mi è tornata la voglia di competere a livello individuale, quindi con molta calma ho ripreso a giocare qualche torneo”.
In questi anni hai avuto modo anche di insegnare anche ai ragazzini della scuola tennis nel circolo di Pradalunga.
“Sì, quest’anno ho seguito e terminato il percorso di studi anche come maestra nazionale, ho cercato di completarmi un po’ a livello di formazione personale; questo mi ha dato anche la serenità e la tranquillità per poter riprendere a giocare. Al circolo di Pradalunga ho seguito la scuola tennis, mentre da quest’anno lavoro in un circolo più grosso, il Tennis Club di Bergamo, dove faccio la maestra a tempo pieno: il pomeriggio lo dedico ai ragazzi mentre la mattina mi alleno al Tennis Project Osio”.
C’è mai stato un allievo della scuola tennis che ti abbia detto: “Da grande voglio fare il tennista”?
“No, però in tanti mi hanno detto che da grandi avrebbero voluto fare i maestri e per me sentirglielo dire è stata una bella soddisfazione. Io auguro a tutti i miei allievi di intraprendere la carriera di atleti ma mi rendo conto che anche io da bambina quando avevo un maestro bravo, in qualsiasi disciplina, il mio sogno era sempre quello di diventare proprio come lui”.
In finale all’Open di Treviso hai trovato Chiara Mendo, che ha una storia simile alla tua: anche lei si è allontanata dal tennis giocato per qualche anno, trovando nuovi stimoli dopo un lungo percorso. Dopo tutti questi anni sui campi forse eravate arrivate a un livello di saturazione eccessivo?
“Io avevo raggiunto proprio questo livello di saturazione, non sopportavo più l’idea di stare sui campi da tennis. Quando ho ripreso in mano l’idea di giocare, sostanzialmente allenandomi per la Serie A, ho dovuto cambiare completamente circolo. Fortunatamente ho incontrato Andrea Biffi che ha fatto rinascere in me la passione per questo sport e soprattutto è riuscito a farmi ritrovare la voglia di divertirmi. Io attribuisco quasi tutto il merito a questa persona, pensa che quando l’ho conosciuto gli ho detto: “Io non voglio più allenarmi, non voglio più giocare, non voglio più fare niente”. Con molta pazienza e molta calma abbiamo ricominciato dall’inizio con tutto un altro spirito. Io penso che alcune esperienze da bambina ti segnano: in primis i maestri che incontri, poi per carità io ho avuto due genitori che hanno sempre preteso tanto. In breve mi sono resa conto che ho sempre giocato a tennis per gli altri. Adesso che lo faccio solo per me stessa è tutta un’altra cosa. I genitori cercano sempre di fare il bene per i figli ma spesso li ostacolano, dovrebbero lasciare un po’ più libertà ai bambini quando sono piccoli”.
Torni a Roma per la quarta volta, in un misto di ricordi positivi e negativi. Quest’anno forse la vivrai in modo del tutto nuovo, molto più rilassato.
“Non è la prima volta che vado a Roma, ho avuto due wild card per le qualificazioni e la prima volta ho anche avuto la chance di entrare nel tabellone principale. Due anni fa attraverso un open BNL ho partecipato alle prequalificazioni ma ci sono arrivata in una condizione pessima dal punto di vista fisico, mentale e tecnico-tattico. L’anno scorso invece ho deciso di tralasciare perché ero abbastanza impegnata con lo studio. Quest’anno ci vado con tutta un’altra mentalità, un’altra carica, altri stimoli e spero anche con un’altra condizione fisica e mentale! Sono molto determinata e carica!”.
Chissà, magari questa nuova esperienza romana farà riemergere la voglia di tornare al tennis professionistico…
“Diciamo che l’idea c’è e si sta concretizzando sempre di più! Infatti dovrei ricominciare a giugno con i tornei Itf, sono già iscritta a qualche $15.000. Piano piano vorrei riprendere anche quella strada”.
Chi ti accompagnerà a Roma? Hai qualche portafortuna particolare?
“A Roma mi accompagnano il mio fidanzato Matteo e il mio allenatore Andrea, averli entrambi al mio fianco mi dona grandissima sicurezza, perché quando guardo fuori dal campo vedo due persone che mi stimolano e lo fanno ognuno in modo diverso, ma sempre quello giusto. A dir la verità un portafortuna ce l’ho, è l’antivibrazione per la racchetta a forma di cuore che mi ha regalato il mio fidanzato, quello ce l’ho sempre quando gioco quindi verrà a Roma con me!”
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