Giulia Pairone esattamente due stagioni fa raggiungeva, a 17 anni, il suo best ranking al numero 666 delle classifiche WTA. Poco prima giocando Wimbledon Junior aveva completato la partecipazione a tutti e quattro gli Slam a livello Juniores. Era considerata un prospetto molto interessante e su di lei erano puntati gli occhi di molti addetti ai lavori, non solo italiani.
Poi sono cominciati i problemi, qualche acciacco fisico, stanchezza eccessiva a sostenere allenamenti e partite, grande difficoltà a stare in campo, altri piccoli infortuni che capitano ai tennisti, ma nel suo caso hanno probabilmente contribuito a mascherare il vero problema di Giulia, che le è stato diagnosticato drammaticamente e inesorabilmente solo sei mesi dopo.
Quando finalmente i medici hanno capito che la sua spossatezza e difficoltà di stare in campo dipendeva dal malfunzionamento della tiroide, la prognosi è stata molto dura e ce lo racconta proprio Giulia: “A gennaio 2014 hanno finalmente capito che tutti i miei problemi dipendevano dalla tiroide, ho iniziato a fare una terapia molto pesante e faticosa, ed è stato subito chiaro che mi sarei dovuta fermare con gli allenamenti, perché era impossibile riuscire a lavorare con continuità. A volte non riuscivo nemmeno a tenere in mano la racchetta, dormivo tantissimo, a un certo punto ho iniziato anche a tremare spesso, insomma un periodo molto duro. Speravo che si sarebbe risolto prima, ma mi avevano detto che ci sarebbe voluto un anno di terapia per risolvere definitivamente e così è stato. Solo a gennaio 2015 ho potuto riprendere ad allenarmi con continuità, chiaramente iniziando a piccoli passi.”
In una tale situazione, forse la maggior parte di noi avrebbe deciso di mollare, in uno sport che non lascia molte possibilità di rientro, ma Giulia non ha mollato, anzi ora è tornata più determinata di prima a cercare di perseguire il suo obiettivo di diventare una tennista professionista: “Ci sono stati tanti momenti di sconforto, tutti i giorni mi capitava il momento in cui avrei voluto solo piangere e isolarmi dal mondo, è stata davvero durissima, in un periodo in cui, al di là del tennis, mettevo in dubbio anche di riuscire a fare una vita normale, poi però ho capito che i problemi, piccoli o grandi che siano, ci sono per tutti, ed è importante il modo con cui si affrontano. Era inutile cercare di combattere il problema, non ci sarei riuscita in quei giorni, ho capito che dovevo semplicemente aiutare il mio corpo a convivere con la malattia e dovevo avere un atteggiamento positivo e fiducia nei medici che mi dicevano che sarebbe passato. Così è stato per fortuna.”
E finalmente a inizio anno ha visto la luce in fondo al tunnel: “Sì a gennaio finalmente i problemi sono finiti, ho potuto iniziare il programma di allenamento che stavamo studiando da mesi assieme al mio coach Stefano Dolce. All’inizio ovviamente è stata abbastanza dura, abbiamo iniziato gradualmente, ormai sono circa tre mesi che riusciamo a lavorare tutti i giorni come ci siamo prefissati e da questa settimana abbiamo ripreso anche a giocare in tornei. E’ davvero una gioia immensa per me essere tornata in campo, è una vittoria molto importante il solo fatto di potermi iscrivere a un torneo”.
Giulia ci tiene a dire che quanto le è successo è stato comunque un momento di crescita e di cambiamento nella sua vita: “Se si vogliono superare momenti difficili nella vita bisogna crescere e maturare in fretta, ci vuole tanta determinazione, pazienza e costanza. Ora mi sento prima di tutto una persona diversa da prima, vedo tutto con una consapevolezza differente e questo ha avuto ripercussioni anche nella tennista. C’è stato tanto tempo per riflettere con Stefano sul mio modo di giocare e abbiamo deciso di cambiarlo quasi completamente, vedremo se le scelte porteranno i propri frutti”.
Stefano Dolce ha iniziato a lavorare con Giulia due anni fa, giusto il tempo di impostare il lavoro, fare un programma importante, ed è arrivata la botta della malattia. Ma lui è tosto, paziente e determinato, proprio come Giulia, e non si è arreso, ha aspettato e la sua attesa è stata premiata: “Di Giulia ho sempre ammirato tantissimo la sua parte mentale, non avevo dubbi che avrebbe vinto la malattia, ha una volontà e una determinazione straordinaria. Certo è stata davvero dura, perché dopo 3-4 settimane di lavoro, proprio il tempo di decidere assieme il programma, sono iniziati i problemi fisici. Quando i medici ci hanno detto che ci sarebbe voluto più di un anno, le alternative erano o mollare o aspettare e lavorare su altri aspetti, entrambi non abbiamo avuto dubbi e abbiamo deciso di insistere e aspettare.”
Se chiedo cosa può fare un allenatore che per un anno non riesce ad allenare sul campo la sua allieva, risponde in modo tanto semplice quanto inaspettato: “Normalmente si è sempre super impegnati con allenamenti, trasferte, tornei. Stare fermi un anno, per certi versi, può anche essere considerata una fortuna, si ha tutto il tempo per curare gli altri aspetti, ad esempio quelli tattici, per rivedere video di vecchie partite e capire gli errori fatti. E poi superare un problema del genere con volontà e determinazione aiuta comunque tantissimo a crescere dal punto di vista mentale. Prima o poi i frutti di questa crescita interiore sono certo si vedranno anche sul campo da tennis. ”
Il problema principale di dover stare fermi così a lungo riguarda ovviamente la parte fisica e atletica, continua Stefano: “Nel tennis di oggi la parte fisica è sempre più predominante, una volta lo era soprattutto per i maschi, ora lo è diventato anche per le ragazze. Certamente noi siamo indietro dal quel punto di vista, però abbiamo predisposto un programma di potenziamento fisico anche con la collaborazione di altri preparatori che nel medio e lungo periodo sono certo darà parecchi benefici a Giulia.”
Del resto sembra che stiamo parlando di una tennista veterana, che ha giocato molti anni fa e ora riprende, ma invece, Giulia Pairone, è giovanissima, ha solo 19 anni, ha tanto tempo davanti a sé per dimostrare che potrà diventare una tennista che conta e Stefano Dolce la pensa allo stesso modo: “I tempi di ingresso tra le tenniste importanti si stanno allungando parecchio rispetto ad alcuni anni fa, ora, a parte qualche eccezione, vediamo che la maggior parte delle ragazze ha i risultati più significativi oltre i 25-26 anni e credo che sia anche un bene per il movimento. Farle cresce troppo in fretta si rischia sempre di bruciarle e magari farle smettere poi pochi anni dopo. Non bisogna avere fretta, ci sarà tutto il tempo per capire se Giulia potrà entrare nel tennis che conta veramente.”
Per ricominciare hanno deciso di fare un assaggio dei campi con il torneo di doppio a Beinasco e in questi giorni con la partecipazione in singolo e in doppio al torneo di Nis in Serbia, un 10.000 dollari con una partecipazione abbastanza modesta, chiediamo a Giulia le sensazioni che ha avuto. Ci risponde piena di soddisfazione: “Tornare in campo è stata una sensazione molto strana. Sapevo che ero pronta fisicamente e mentalmente, ma giocare contro un’avversaria vera, per quanto modesta, dopo un anno e mezzo di inattività, è stata davvero un qualcosa che mi ha fatto emozionare tantissimo. Nell’allenamento certe sensazioni non le puoi creare, in partita vera è un’altra cosa. Davvero, l’altro ieri ero la ragazza più felice del mondo, non mi sembrava possibile che finalmente ero tornata a disputare una partita vera contro un’avversaria vera. Mi sono goduta ogni istante del primo match soprattutto, quasi quasi, mi è dispiaciuto che sia finito rapidamente perché ho vinto facilmente, ma davvero solo in quel momento ho capito che ero riuscita a vincere contro la malattia e potevo finalmente fare quello che più mi piace nella vita ovvero giocare a tennis.”
Anche dal punto di vista tecnico e tattico per crescere tennisticamente giocare partite in tornei ufficiali ha un peso nettamente diverso che fare allenamenti, ne è convinto Stefano: “Questi tornei che faremo nei prossimi mesi per me saranno importantissimi, non tanto per il risultato (certo se si rientra in un ranking decente è meglio), ma quanto per il fatto che dobbiamo verificare quello che abbiamo fatto in questi sei mesi di allenamenti e poi lavorarci sopra di conseguenza. Queste partite fanno parte del percorso di ripresa, iniziato a gennaio. Adesso Giulia ha bisogno di mettere nelle gambe e nella testa tante partite, anche per questo motivo abbiamo scelto di fare tornei con un livello piuttosto basso di partecipanti. Io così la posso vedere in partita. E’ assolutamente diverso vederla in allenamento, con tutti gli sparring che vuoi, da quello che vedo quando gioca un match vero. Devo osservare come si comporta nei momenti topici delle partite, come riesce a cambiare la tattica a match in corso. Alcuni aspetti del nostro lavoro li possiamo verificare solo durante le partite, non ci sono alternative.”
Cerchiamo ora assieme a Stefano di far capire ai nostri lettori come gioca Giulia, quali sono i suoi punti di forza e quali invece i colpi su cui dovete ancora lavorare tanto. Ci risponde molto sicuro: “Questa è una fase di grande cambiamento del suo gioco. Prima ancora di allenarla avevo avuto modo di vederla negli Slam Junior e ho notato subito alcune qualità del suo gioco che non erano sfruttate a pieno, ad esempio Giulia ha un timing sul rovescio straordinario che diventa un colpo quasi sempre definitivo e quindi l’obiettivo che mi sono posto è stato quello di arrivare a riuscire a giocare in modo sicuro col rovescio, quindi abbiamo modificato l’impugnatura del dritto per permetterle di avere una posizione migliore in campo, di restare più dentro al campo ed essere pronta a chiudere col rovescio appena si presenta l’occasione. Per Giulia, al contrario di altre, il dritto è un colpo di approccio e il rovescio è il colpo definitivo che può e deve far male.”
Con Stefano continuiamo a commentare il fatto che il tennis femminile stia cambiando, la maggior parte delle ragazze non pensa più solo a difendersi, ma prova anche a costruirsi il punto, a tutto vantaggio dello spettacolo. Stefano Dolce è d’accordo: “E’ vero, credo anche io che il tennis femminile stia cambiando, si stia spostando verso il tennis maschile. Adesso c’è una maggiore fisicità, è più importante il servizio e la potenza, ma rispetto ad alcuni anni fa, le ragazze stanno anche imparando a cambiare il ritmo durante le partite, ci sono più varianti nel gioco, si utilizza meglio lo slice, c’è una maggiore intelligenza tattica durante gli incontri. Credo sia un bene per il movimento, le ragazze con maggiore qualità e intelligenza possono emergere di più rispetto alle altre e questo credo che sia giusto e positivo.”
Per concludere l’intervista proviamo a strappare ad entrambi una dichiarazione sugli obiettivi da raggiungere nel breve e nel medio periodo, magari pensando di raggiungere di nuovo quel best ranking di due anni fa, ma entrambi restano giustamente cauti. Inizia Stefano: “Sicuramente quel numero raggiunto due anni fa, il 666 del ranking, è un punto di partenza, sappiamo che, pur nella situazione complicata che stava vivendo, è stata capace di arrivare a quella posizione in classifica, però gli obiettivi per quest’anno non riguardano la classifica ma il percorso che abbiamo intrapreso di continua crescita. Del resto quando ho iniziato la lavorare con lei, due anni fa, ho subito parlato di un percorso di 4-5 per arrivare ad essere una tennista completa. Ora siamo chiaramente indietro sulla tabella di marcia, ma ci sarà tutto il tempo per recuperare, anzi in questo periodo mi sembra davvero che stiamo facendo passi da giganti, io sono molto soddisfatto del risultato degli ultimi mesi, da quando abbiamo ripreso la preparazione. La classifica poi sarà una conseguenza del percorso fatto.”
Giulia è ancora più tranquilla e serena senza avere assilli di classifica da raggiungere: “Il mio obiettivo principale in questo periodo è stare bene e tornare a giocare partite in tornei ufficiali, ci sto riuscendo e ne sono felicissima e orgogliosa. Ti assicuro che la classifica in questo momento non mi interessa, mi servirebbe solo per entrare in alcuni tornei col taglio più alto, ma davvero almeno fino all’anno prossimo non voglio nemmeno guardarlo in ranking.”
Abbiamo trovato una grande determinazione e una grande volontà di fare bene in entrambi e soprattutto una grande sintonia tra allenatore e giocatrice, che traspare in ogni parola che si scambiano. Del resto Stefano è stato vicino a Giulia in tutti i momenti difficili, ha deciso di aspettarla anche se non si poteva nemmeno essere certi che tornasse a giocare, sicuramente il loro rapporto professionale ha superato gli scogli più duri ed ora non può che essere tutto in discesa e in assoluta sintonia. Proviamo a chiedere a Giulia se trova invece qualche difetto in Stefano. Scoppia a ridere: “Sì sì ha il difetto che è sempre perennemente in ritardo !!!” Lui ribatte: “No no, è lei che è sempre in anticipo, ha troppa voglia di lavorare e recuperare il tempo perso forzatamente.”
Li lasciamo con un sorriso, devono preparare la terza partita del torneo di Nis, che poi Giulia vincerà facilmente in due set, esattamente come ha fatto nelle prime due partite che le avevano consentito di superare le qualificazioni. Un piccolo passo, verso, il ritorno nel tennis che conta di una tennista che può dare molto a tutto il movimento italiano.
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