Di Giulio Gasparin
La terra rossa è certamente la superficie meno gradita a Monica Niculescu, ma questo non le ha tolto il senso dell’umorismo e la gentilezza che la contraddistinguono. Il momento che sta vivendo il tennis rumeno è uno dei più floridi, nonostante la sconfitta per mano della Germania nei play-off per il world group di Fed Cup, e la Niculescu non lascia che un paio di sconfitte difficili da digerire la abbattano. Della sua storia, partita tanti anni addietro quando ancora piccola non poteva permettersi un coach e per poter contrastare la potenza dei colpi delle ragazze molto più grandi di lei con cui doveva giocare ha scoperto lo slice di dritto, abbiamo già parlato nell’intervista fattale la scorsa estate a Bucarest. Ad oggi lei divide il pubblico con il suo stile di gioco, ma certamente non lascia indifferenti e alla fine contribuisce alla varietà che nelle donne è più diffusa di quanto si voglia spesso far credere. Ma il suo essere unica non si limita al campo di gioco, la ragazza di Slatina è sempre una sorpresa anche in sala stampa, come dimostrato da questa chiacchierata di poco tempo fa.
Sembra che nel tuo angolo ci sia seduto Călin Stelian Ciorbagiu da sempre, per quanto avete lavorato assieme?
Ad oggi sono 11 anni, penso sia una delle collaborazioni più lunghe del circuito, solo la Medina Garrigues ce ne ha avuto uno da di più. Però per me è impossibile cambiare, perché come fai a cambiare quando trovi una persona che ti è così vicina nei momenti difficili, perché ho avuto momenti difficili nella mia carriera. Lui mi è sempre stato vicino e uno volta, quando non avevo i soldi per andare ai tornei, lui me li ha prestati. Ci sono persone buone che ti vogliono aiutare quando nessun altro ti è vicino, a parte la tua famiglia. Lui è senza dubbio la mia scelta migliore, perché prima di lui io ero molto insicura del mio dritto, tutti mi guardavano e pensavano fosse strano e io non riuscivo a fidarmi, poi lui un giorno mi ha detto: “Senti, è un’arma, devi credere in te stessa e in questo colpo e allora sarai una grande giocatrice.” Ora penso di esserlo ed è solo perché ha creduto in me. Non so cosa succederebbe se lavorassi con un altro coach, come reagirei alla cosa… no non voglio che succeda!
Tutte voi rumene sembrate amare giocare in Fed Cup, giocare per la vostra nazione. Quest’anno ci saranno le Olimpiadi, ci ha già fatto un pensierino?
A dire il vero, dovevo già andarci quattro anni fa a Londra, ma mi ruppi un dito della mano e non potei andare anche se avevo il ranking. Per questo sono molto eccitata all’idea di giocare e non so cosa mi aspetterà, però io adoro il Brasile, ci ho vinto un torneo e per questo mi emoziona ancora di più andare. Poi mi piace il clima caldo e umido che trovo! Tutte queste sono cose ottime, grandi motivazioni, anche se manca ancora molto tempo e tanto può succedere. Dita incrociate, se sarò in salute sarà bello giocare e forse anche il doppio con Irina Begu, così abbiamo una chance in più di fare medaglia!
Una delle cose che Simona Halep dice spesso è che a casa a lei piace passare del tempo con i tanti bambini che non vedono l’ora di vedere e farsi fare un autografo da voi tenniste rumene. È così anche per te?
Sì, anche se la cosa è cresciuta soprattutto da quando Simona è top 5. ora ci conoscono molto di più e ci riconoscono anche per strada. Ovviamente Simona soprattutto, ma succede anche alla Begu, a Sorana e a me. Ora abbiamo tante ragazze in top 100 ed è un bene per i nostri tifosi e per la Fed Cup. Ok, questa volta non è andata bene, ma sono certa che riusciremo a giocarci una finale.
Quindi, com’ stato giocare a casa, a Cluj, davanti ad un pubblico così presente? C’è stata pressione? Come ti sei sentita?
È stato spettacolare, delle emozioni bellissime. È vero, ho perso il match, ma mi sono sentita benissimo, ho dato un 6-0 alla Petkovic ed il pubblico è stato eccezionale. In febbraio ho battuto Petra Kvitova e poi giocato bene con la Pliskova. Mi piace giocare con così tanta gente, se fosse per me, la Fed Cup la farei sempre a Cluj, perché le persone sono stupende, molto gentili e ci sostengono fino alla fine. Anche se ho perso con due match point, la gente mi ha trattato benissimo e mi hanno fatto il tifo fino alla fine. Sono belle emozioni. Si vede che a loro piace il tennis e anche il mio gioco, perché è unico dopotutto, con le palle corte, gli slice…potevi vedere che erano emozionati anche loro!
Le ragazze italiane hanno detto che dopo la Fed Cup si è più stanchi di testa che di gambe, è così anche per te?
Verissimo, a febbraio per esempio ero stanchissima sia mentalmente che fisicamente, perché ho giocato due giorni di fila contro ragazze molto forti come Kvitova e Pliskova, mentre a Cluj ho giocato solo con la Pektovic, ma mi ha stancato tanto mentalmente, perché poi perdendo con due match point, pensi che se avessi vinto forse non avremmo perso dalla Germania. Però c’è da dire che fisicamente queste partite mi stancano sempre, perché alla fine è il mio gioco che mi fa correre tanto. Anche quando ho vinto quel set per 6-0, ho corso tantissimo, ributtato tante palle in gioco. Io non faccio vincenti, o meglio, ne faccio, ma non sono i vincenti di Serena, niente ace o botte vincenti. Io ho un altro gioco e devo correre tanto, per cui faticare molto in ogni match, questo è sicuro.
Invece, visto che ultimamente ne sono successe di ogni tipo con le valigie, tu hai mai avuto problemi con i bagagli?
Sì, ricordo una volta a Katowice che non mi era arrivata e dovevo andare al Players’ Party, ma non avevo nulla da mettere, quindi Shahar Peer mi dette un paio di jeans. Ma a parte questo, no per fortuna niente di che dai. Però se vuoi essere sorpreso, io non ho mai preso la patente!
Tu invece, rispetto ad altre colleghe, non hai account su i social media, come mai?
Preferisco così, vedo fin troppe ragazze con la testa sempre sui loro cellulari, ma non sono mai attente a quello che le circonda e io non voglio che sia così anche per me. Preferisco passare tempo con i miei amici, quelli veri, in giro per i tornei o a casa… certo se poi voglio sentirli c’è anche whatsapp!
Ne avevamo già parlato del tuo amore per l’Asia, però che cosa rende così speciale giocare lì per te?
Ho tantissimi fan in Asia e non voglio sembrare arrogante, ma alla gente piace il mio dritto in slice e ogni volta mi fanno sentire la benvenuta. Ricordo che quando ho vinto il torneo di Guangzhou, hanno suonato una canzone per me. Ovviamente non capivo una parola di quello che dicevano, perché era cinese, ma continuavo a sentire “Monica, Monica!” Mi ci sento bene, poi penso che amino il mio slice perché qualche anno fai giocai contro Na Li all’inaugurazione dello stadio enorme che c’è a Pechino. Venivo dalle qualificazioni e c’erano 4 slot e quindi pregavo: “per favore, non Na Li in Cina, non lei!” ovviamente ho pescato lei. Poi il giorno dopo alle 12 in punto sono entrata in campo ed è stato fantastico. La gente era tutta per Na Li, ma lo stesso mi sono sentita benissimo e l’ho battuta 6-4, 6-0. Arrivai fino alle semifinali. Non so perché ma ogni volta in Cina mi sento benissimo, poi le infrastrutture sono perfette, con tantissimi campi… poi faccio fatica con i cibo, ma ovunque facciamo fatica con qualcosa, è così per chiunque.
La stagione sul rosso è quasi alla fine, cosa ti aspetti ora?
Onestamente non lo so, sull’erba tutti dicevano che sarebbe stata una buona superficie per me, ma fino all’anno scorso ho sempre fatto male. Poi finale a Notthingham e 4o turno a Wimbledon, per poco non facevo i quarti perché stavo per battere la Bacsinszky. Onestamente ho sempre preferito il cemento, ma magari anche la terra non sarà così male per me, però io continuo a preferire il cemento! Ma si vedrà!
P.s. ci sembra giusto chiudere con la canzone suonata a Canton per la Niculescu, che siamo riusciti a reperire.
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