Intervista di Michele Galoppini (@MikGaloppini) e Giulio Gasparin (@GiulioGasparin)
Foto di Steven Pisano
Dagli spalti, vedi in campo una piccola giocatrice, che saltella come un grillo e sembra si carichi a molla prima di cominciare. È dotata un fisico minuto ma perfettamente preparato ed uno stile di gioco unico che non puoi vedere con nessun altra. Ha tanta grinta e cattiveria agonistica ed è una perfezionista, tanto da vederla lamentarsi con se stessa per un colpo, magari vincente, che non l’aggrada appieno. Lei è Monica Niculescu, giocatrice rumena classe 1987, che dopo un inizio di stagione complicato sta vivendo uno dei migliori momenti della sua carriera e che sta migliorando giorno dopo giorno il suo complicato tennis, che la riporterà presto quantomeno al suo best ranking settato alla 28esima posizione, e che probabilmente aumenterà i due tornei WTA vinti in carriera, sul cemento di Guangzhou e Florianopolis.
Il suo marchio di fabbrica è il dritto il slice, tecnicamente diverso da un qualsiasi dritto in slice che potrete vedere dalle altre massime esponenti del tennis mondiale. E la sua unicità non si perde davanti ai microfoni ed ai giornalisti. Spiega con estremo acume e con lucidità i suoi match, dove ha sbagliato, dove è stata in grado di far male all’avversaria, e non si fa problemi a tacciare di perfezione alcune magie che ha appena mostrato in campo, senza alcuna superbia ma con estrema simpatia. E soprattutto non si nasconde dietro a brevi risposte monosillabiche, ma si esprime con calma, pacatezza e completezza, finché non ha sviscerato l’argomento di cui le si chiede, rispondendo addirittura a domande che non le si ha ancora chiesto, e sempre con il sorriso e con la battuta pronta. Contraddice con forza inoltre chi le dice che è una difensivista, poiché, sue parole che mi trovano d’accordo, non è il tirare forte a fare di una giocatrice una giocatrice d’attacco.
Non incanta solo il pubblico, ma incuriosisce anche noi, pronti con i microfoni alla mano per cogliere ogni piccola sfumatura delle piacevoli chiacchierate a cui abbiamo partecipato. Ed avendo avuto l’occasione di un’intervista faccia a faccia, vogliamo rendervi partecipi delle sue parole.
Iniziamo dal tuo gioco. Certamente unico e per questo interessante. Ma come è successo? Come hai iniziato a giocare così?
Non saprei. Quando ero piccola non avevo un allenatore, per cui ad un certo punto ho cominciato a giocare così e funzionava: ho vinto il titolo europeo e poi ho visto tanto, anche in doppio non ero male, sono stata numero 5 tra i junior. Per cui, vedendo che funzionava, ho continuato così, ma non è stato facile, perché tante persone mi deridevano, dicevano “cos’è questo gioco?” o “giocando così non arriverai da nessuna parte tra i professionisti.” Perché sai, una cosa è vincere tra le junior, ma poi…
È stata dura, soprattutto all’inizio, quando ero 200 al mondo, poi 160 e di nuovo giù alla 230. Ma è stato grazie al mio coach che sono cambiate le cose, sono 10 anni che lavoriamo assieme e lui mi ha reso consapevole delle mie potenzialità, mi ha detto che dovevo fidarmi del mio gioco. Ora sono felice, perché so quello che devo fare e mi sento anche meglio con me stessa, lui ha fatto sì che credessi in me, perché lui ci ha sempre creduto. Mi diceva: “Tu sei forte, non preoccuparti del resto, tu gioca e sii intelligente.” Ho capito che aveva ragione e se ora ci credo è grazie a lui.
Quando ero più piccola giocavo in maniera normale, ma ad un certo punto non so come è successo, ma ho cominciato a giocare il dritto così e da lì ho sempre continuato. Non so, potevo avere forse 7 anni, e giocavo in modo tradizionale, anzi, il mio dritto era il colpo migliore (ha aggiunto ridendo). Ma poi, ho cominciato a giocare con ragazze più grandi di me, colpivano molto forte e così ad un certo punto, dal nulla, ho cominciato a giocare così (ancora ridendo). Non è facile quando sei giovane e non fai allenamento fisico, non hai un allenatore e dovevo sempre viaggiare con mia mamma o mia sorella o mio papà. Però da quando ho cominciato a giocare quel colpo, battevo tutti nei junior…forse non tutti, ma ero numero cinque del mondo, che non è così male, quindi quasi tutti! Non lo so, forse ero difficile da giocare per via della palla anormale che rimettevo di là, però le battevo, per cui ho tenuto quello stile e ora sono unica, nessuno gioca come me. (chiude ridendo).
Quest’anno hai giocato contro Serena Williams diverse volte. Sono stati match molto divertenti e spettacolari, ma per te com’è stato?
In tutta sincerità, penso che il mio gioco sia interessante, penso sia bello vedermi giocare. Ci sono sempre tante persone che mi dicono: “Adoro vederti giocare, perché oggigiorno le ragazze colpiscono tutte forte, bum-bum, gran servizio e via. Tu invece cambi le carte in tavola, vai spesso a rete…” Non so se hai visto il mio match con Teliana Pereira (a Bucarest). Andavo spesso a rete, facevo palle corte…penso che sia un bene per il gioco che ci sia chi fa qualcosa di diverso.
Nei due match con Serena mi sono sentita in maniera fantastica, nessuno sapeva cosa aspettarsi, perché erano 14 anni che non giocava ad Indian Wells, quindi tutti si chiedevano che sarebbe successo e come avrebbe reagito il pubblico. Io sono scesa in campo e tutti erano in piedi ad applaudire ed è stata un’emozione fantastica. Poi ho giocato benissimo! Lei è fenomenale, ovviamente, per cui è stata dura, ma sono fiera del mio match. È stata una delusione l’averla trovata di nuovo subito a Miami, perché mi sentivo che stavo giocando bene, per cui sarebbe stato meglio trovarla, non so, al quarto turno. Sapevo che stavo giocando bene, ma solo ora sono arrivati i risultati, ma alla fine sono arrivati! Quindi sono contenta dei due match con Serena, anche quello a Miami l’ho giocato bene, anche se il punteggio è severo, ci sono stati molti game ai vantaggi, ma lei ha servito benissimo. Per cui c’è qualcuno che dice “ti ha battuto agilmente”, ma no no no, è stato un match duro! (ancora una volta ridacchiando).
L’altro giorno abbiamo assistito ad una scena simpatica, mentre autografavi una palla a Sorana Cirstea. Avete un buon rapporto? E con le altre giocatrici rumene? Siete amiche anche fuori dal campo?
A dire il vero mi aveva chiesto un autografo per qualcun altro, anche se ho letto sui giornali che dicevano fosse per lei, ma no era per un amico (ride). Ma siamo ottime amiche, sì. Come anche con Simona (Halep), e con Irina (Begu)… giochiamo tutte la FedCup assieme, stiamo facendo molto bene e siamo una grande squadra, poi ci alleniamo assieme con la federazione, per cui sì, siamo ottime amiche. Poi se devo fare un autografo per qualcuno, sono sempre disponibile (ancora una volta ridacchiando).
Agli Us Open hai il tuo miglior risultato, pareggiato solo quest’anno a Wimbledon…
Si si, è vero! Ma non vedo l’ora di andare in Cina, mi piace un sacco la Cina. Per cui è un periodo che mi si confa, ma soprattutto devo stare in salute e gestirmi bene. Poi ci sono delle cose che devo migliorare, come la seconda di servizio, ma ho la consapevolezza di un mese di ottimi risultati e anche a Bucarest, dove c’era un’atmosfera fenomenale con tutto quel pubblico. Non speravo di giocare a quel livello a casa, perché c’è sempre la variabile pressione: ero la 3a testa di serie e l’anno scorso ha vinto Simona, per cui molti speravano potessi fare lo stesso. Io ho giocato bene anche se non ho vinto, quindi sono molto contenta.
Come è stato giocare un torneo in Romania, ora che il tennis, soprattutto quello femminile, sta vivendo un momento di grande popolarità?
Giocare in casa è stato stupendo, anche l’anno passato ero arrivata alle semi ed era stato stupendo. Ma è sempre così in Romania, anche in Fed Cup quest’inverno, a Galati, abbiamo affrontato la Spagna ed era incredibile quanta gente ci fosse, ed eravamo a Galati, mica a Bucarest! Pure qui, nonostante il gran caldo c’erano sempre tante persone che tifavano per me, urlando ‘Moni, c’mon!’, un’emozione indescrivibile. Forse per questo ho giocato così bene, e per questo sono un po’ triste per aver perso, perché avrei voluto ripagarli vincendo il titolo.
Una delle chiavi dei risultati di questo ultimo periodo è probabilmente stato il servizio. Hai servito davvero bene, procurandoti punti con la prima di servizio e ponendoti in posizione di vantaggio rispetto all’avversaria. Ci hai lavorato molto?
Sì, anche a Wimbledon ho servito molto bene e questo mi ha aiutato in tanti match, tanto che come all’improvviso ero al quarto turno. Ma ho cominciato a servire bene già prima, a Roma e a Madrid, dove ho perso due match molto combattuti con Bojana Jovanovski 6-4 al terzo set e poi con Marina Erakovic, contro cui ho avuto due match point a Madrid. Ho perso queste partite, ma sapevo che sarebbe arrivato il momento in cui sarebbe andato a mio favore, ma certo non me lo aspettavo sull’erba! Sono contenta di aver dimostrato di saper servire, è molto importante, perché alla fine bisogna servire sempre in un match (ha detto sorridendo vistosamente) e sono contenta sia un colpo che mi sta aiutando molto a chiudere i miei match. Grazie per averlo notato! (ha aggiunto con un occhiolino)
Il ritorno sulla terra è stato difficile, non capivo perché gli scambi fossero così lunghi e non finissero prima. Sull’erba mi sono trovata bene ed ero triste nel lasciare Wimbledon, perché mi sentivo a mio agio sull’erba, qui invece servivo e mi stupivo di come la palla tornasse sempre indietro!
Sky is the limit, dicono gli inglesi, stai giocando il tuo miglior tennis, quindi quali sono i risultati che ti aspetti da questa seconda metà dell’anno.
A dir il vero, ora ho bisogno di riposarmi. Ho giocato al meglio a Bucarest, sono contenta di quando ho fatto, ma non ho avuto tempo libero per nulla ultimamente. Ho vinto Marsiglia, poi sono subito andata a Nottingham, dove ho fatto finale. Poi Birmingham e da lì via alle quali di Eastbourne, poi ottavi a Wimbledon ed infine Bucarest. Ho bisogno di un po’ di relax, anche per capire quando di buono ho fatto e gioirmene. Poi andrò a Washington, credo, ma voglio giocare come in queste settimane: fare il mi gioco, rimanere calma e giocare d’astuzia, come andare a rete spesso. In passato giocavo comunque bene, ma mi stressavo molto e non mi piaceva stare in campo, ero nervosa e non riuscivo a mostrare tutto il mio talento e quello che so fare. Ma ora, dopo questa serie di ottime vittorie, mi fido di me e delle mie capacità, sento la palla molto bene e so che posso mostrare quello che so fare, come in questi giorni, poi sta arrivando la stagione sul cemento, che è quella che preferisco, per cui…forza!
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